< PreviousL'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2020 50 TRASPORTI / di Giuliano Gabbani* Dal ferro all'asfalto Realizzare strade più sicure, meno costose e più sostenibili è possibile con l'economia circolare N ell’ottica dello sviluppo dell'economia circolare non potevamo non prendere in considerazione il problema della costruzione di nuove strade, soprattutto quello della loro manutenzione. Anche le future auto che circoleranno, siano esse ibride, plug-in, elettriche, dual fuel con biometano ecc., poggeranno le ruote su strade e percorsi che avranno necessità di una copertura più consona all’esigenza di mitigare l’impatto ambientale, utilizzando bitume, asfalti o materiali alternativi più drenanti. La transizione verso l’abbandono del petrolio, fossile per eccellenza, sia per produzione energetica sia per trazione, porterà allo sviluppo sempre più necessario di materiali alternativi, nel caso delle coperture stradali, meno inquinanti, più performanti ma soprattutto permeabili. Grazie all’asfalto drenante l’acqua è respinta in virtù di uno strato impermeabile posto sotto la superficie del manto stradale. Esso inoltre contribuisce a migliorare la visibilità in marcia incrementando in questo modo anche la sicurezza. La sicurezza del traffico stradale, necessario ancora a lungo per la movimentazione delle merci, richiede un manto stradale duraturo e drenante per limitarne la manutenzione e il pericolosissimo aquaplaning. Quali sono dunque le caratteristiche dell’asfalto drenante? È un materiale costituito da un’elevata porosità poiché la sua composizione vanta una particolare miscela di ghiaia e sabbia che, pur unendosi, determinano piccoli spazi vuoti detti pori. L’elevata porosità tende tuttavia a diminuire le superfici di contatto tra i due elementi rendendo necessaria anche la presenza di polimeri in grado di incrementare e promuovere la resistenza del bitume, presente nella miscela circa al 6/7%. Foto di Ioannis Ioannidis La pavimentazione è quindi di colore scuro, porosa e “aperta”: significa che in caso di pioggia battente, consente facilmente il ruscellamento dell’acqua fino al sottostante strato impermeabile. Sarà poi la leggera pendenza prevista durante la fase di realizzazione del manto stradale, a permettere all’acqua di scivolare, defluendo facilmente a bordo strada. Gli inerti impiegati nella realizzazione dell’asfalto drenante, sono tutti privi di sostanze organiche, minerali argillosi, ossidi e idrossidi di ferro. Questione di colore Un altro fattore importante è la temperatura, che assume valori elevati in alcuni casi pericolosi dovuti all’assorbimento della radiazione solare. Per mitigare l'azione aggressiva della temperatura basta scegliere una pavimentazione che possa rinfrescare la propria superficie, come per esempio calcestruzzi drenanti colorati di colore chiaro, calcestruzzi che, con le prestazioni applicative consolidate, combinano superfici a elevato potere riflettente, “più fresche”, che possano contrastare le isole di calore. I laboratori di ricerca dell’Enea, hanno pubblicato alcune tabelle con valori su molteplici tipologie di coperture stradali, misurando la riflettanza solare (SR) con la quale si esplicita la radiazione solare che colpisce un corpo e la sua parte riflessa. Si esprime con valori che vanno dall’assorbimento totale uguale a 0, a valori più elevati di riflettanza superiori a 50/60. Quindi si passa dall’asfalto nuovo nero appena posato con valore 0 all’asfalto vecchio che ha assorbito polveri ed è schiarito con valori uguali a 6. Mentre le nuove coperture drenanti colorate hanno valori superiori a 60. Queste coperture stradali, anche drenanti, possono abbattere fino a 20/30 °C e mediamente 10/15 °C, riducendo verosimilmente le bolle di calore delle città che aggiunta a quella degli impianti di condizionamento aumenta la temperatura cittadina di 3/4 °C rendendo le metropoli invivibili senza pensare al micidiale riscaldamento globale provocato. Innovazione necessaria Una nuova tecnologia si è affacciata sul palcoscenico delle innovazioni ecologiche geniali. Sempre nell’ottica dello sviluppo dell’economia circolare il riutilizzo degli scarti della siderurgia per produrre coperture stradali e altro di altissima durevolezza ma soprattutto di grande permeabilità è stata implementata da una primaria azienda italiana la Zerocento S.r.l. nata nel 2006 che si occupa del recupero di un rifiuto proveniente dall’industria siderurgica. Attraverso il controllo del processo di raffreddamento e una lavorazione chimico-meccanica si ottiene una Materia Prima Seconda (MPS). Questo nuovo prodotto è un aggregato granulare durissimo, impiegato in sostituzione di porfido e basalto nelle infrastrutture stradali e ferroviarie. Un problema che deve essere risolto prima possibile riguarda la normativa che limita a valori risibili la percentuale di scorie che può essere utilizzata nel ricircolo limitando fortemente la possibilità di utilizzo, che potrebbe essere totale, di questa tecnologia. Il materiale di puro scarto a nuova vita, invece di incrementare la volumetria delle discariche potrebbe limitare lo scavo di cave di prestito per costruire manufatti stradali più longevi e sicuramente drenanti nonché rilevati ferroviari di lunga durata e stabilità. ▲ * Professore Scienze della Terra, Università di Firenze, Presidente Comitato Scientifico di Ecofuturo Alcuni impieghi del basalto artificialeL'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2020 52 Ecofuturo in rete Dopo gli streaming il Festival Ecofuturo si ibrida ancora di più diventando anche virtuale, con una visibilità mondiale PROGETTI / di Elena Pagliai D al 16 al 18 novembre Ecofuturo sarà a Roma per presen- tare il nuovo progetto in cantiere dalla prossima primavera, una Fiera virtuale. Dopo la pandemia è indispensabile creare nuove opportunità d’incontro. Il Festival, che dal 2014 cresce ogni anno di più in termini di visitatori e sostenitori, è da sempre occasione di scambio tra le aziende e imprese del territorio che si occupano di eco tecnologie nonché importante vetrina per i propri prodotti. Exco, questo il nome della nuova Fiera di Ecofuturo, si svilupperà completamente online diventando luogo d’incontro all’avanguardia. Una fiera reale, ma più so- stenibile ed economica, aperta e relazionale, un hub per le aziende de- dicato al business e alla formazione, con l’obiettivo di poter diffondere il più possibile nuove conoscenze e tecnologie per salvare il Pianeta. “Ne abbiamo parlato con Mattia Roggiolani, Digital Project Manager della Fiera Virtuale.”53 L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2020 “Alcune immagini dei padiglioni della Fiera Virtuale ExCO, am- bientati in uno scenario suggestivo e surreale fra montagne e spiagge caraibiche.” “Le strutture dei padiglioni -proba- bilmente impossibile da realizzare nella realtà- sono in vetro sorretto da arcate di legno con soffitti alti per spazio e luce e garantire un’e- sperienza piacevole.”L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2020 54 Com’è nata l’idea della Fiera Virtuale? «L’idea è nata da una serie di coincidenze e necessità che si sono unite durante il periodo del Covid-19. Volevamo creare uno spazio che riunisse persone da ogni parte del mondo e che diventasse una risposta al problema logisti- co degli spostamenti. Il mondo virtuale era la risposta e grazie a delle partnership strette da Ecofuturo ci siamo trovati davanti a una bozza tecnologica interessante che abbiamo voluto far evolvere in Ecofuturo VR. Un conte- nitore futuristico, il know-how, le tecnologie, gli sponsor, i partner è lo spirito che contraddistingue il Festival». Quali sono stati i primi passi per la sua re- alizzazione? «Il primo passaggio per realizzare la Fiera è stato quello di organizzare un meeting con l’azienda proprietaria del software per comprendere meglio questa nuova tecnolo- gia. Il virtuale si sviluppa in un ambiente digitale con re- gole completamente diverse da quelle che caratterizzano la navigazione e fruizione di un sito, di una App o di altri supporti tecnologici. Una volta compreso l’ambiente e le regole, abbiamo sviluppato un concept di fiera che unisse idee e necessità tecniche per rendere funzionale l’aspetto visivo e quello commerciale. Come per la realizzazione di ogni progetto creativo ab- biamo elaborato un flusso progettuale partendo proprio dalla parola creatività, perché i primi passi per sviluppare qualsiasi progetto si basano sulle idee, sull’immaginazione. Dopo una prima analisi e raccolta informazioni, è inizia- to il processo di creazione con lo scopo di racchiudere l’anima in funzione stilistica e filosofica in un progetto architettonico potenzialmente infinito, il cui limite reale fosse soltanto l’immaginazione. La rivoluzione del mondo virtuale è proprio questa, ideare nuove forme e spazi con l’unica regola di canalizzare l’immaginazione all’interno di una forma progetto. Definito il progetto c’è stato un confronto con gli sviluppatori per capire le criticità e i punti di forza. Siamo passati alla realizzazione in 3D dello spazio fieristico in tutti i suoi dettagli. La trasposizione dal progetto cartaceo allo sviluppo di modelli tridimensiona- li è stata realizzata con il supporto dell’architetto Enrico Eliodori. Successivamente, siamo passati al fitting, una sorta di “prova vestito”, momento utile perché porta a galla le criticità. Tutti i modelli sono stati messi in mano ai progettisti che realizzando un test di compatibilità con l’ambiente virtuale hanno reso possibile la finalizzazione del progetto. Realizzare una Fiera virtuale mette in moto molti aspetti complessi, non è solo una questione di spazi, si lavora con volumi e metrature, materiali diversi. Bisogna considerare il posizionamento degli oggetti, l’intensità del- le luci e delle ombre, la responsività degli scenari. Modello e ambiente: tutto deve essere credibile. Le panoramiche, gli sfondi, le dimensioni e la percezione che ne segue. Poi c’è lo stile, come in tutti i progetti di design e architettura, unito alle caratteristiche del mondo virtuale». Come si può visitare la Fiera? «L’utente potrà navigare la fiera dal proprio Pc, con una semplice connessione Internet. Una volta entrato, avrà a disposizione tre padiglioni principali, dove saranno ubi- cati gli stand e un’area centrale dove inizia l’esperienza. Ci troviamo all’interno della testa pensante di Ecofuturo, con tanto di orto-bioattivo e alberi, è una vera e propria esperienza in prima persona, l’utente può spostarsi utiliz- zando mouse e tastiera. Il primo step consigliato è quello di accedere all’infopoint, dove sarà possibile consultare una mappa e avere risposte di navigazione, dietro un desk si troverà una hostess cui sarà possibile fare qualsiasi do- manda in tempo reale. Clicca sull'immagine o inquadra il QR code per visualizzare il video della fiera virtuale EXCO55 L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2020 Il progetto prevede che ci siano varie tipologie di stand in cui sarà possibile interagire come in una normale fie- ra. «Ci si potrà avvicinare al desk di qualsiasi azienda, dove sarà presente un avatar, steward o hostess, con cui si potrà interagire per reperire dettagli sui prodotti, sca- ricare documenti, pdf, video e poter parlare live con un referente dell’azienda sia in videochiamata che in chat». Il software permette anche di comunicare con gli altri utenti e avatar che visitano la fiera in modo da creare op- portunità di business all’interno dell’ambiente virtuale. Si possono fare affari come nella realtà, chiudere rap- porti commerciali e mostrare i propri prodotti potenzial- mente in tutto il mondo. La fiera sarà multilingue, tutti i contenuti saranno tradotti in inglese e francese; una vera e propria vetrina che darà la possibilità alle aziende di affacciarsi sul mercato internazionale. La fiera è sta- ta pensata anche come una struttura ludica: a metà tra un’esperienza di business e di godimento estetico. I pa- diglioni sono progettati per ridurre il più possibile la dif- ferenza tra interno ed esterno. Tutti i capannoni sono in vetro sorretti da arcate di legno con soffitti alti per dare spazio e luce e garantire un’esperienza piacevole - una struttura architettonicamente impossibile da realizzare nella realtà o che richiederebbe infrastrutture pesanti e ingombranti. Fuori dal padiglione gli utenti potranno vedere uno scenario impossibile: le Alpi da una parte e le spiagge caraibiche dall’altra. Nel panorama saranno inserite le energie rinnovabili che saranno utilizzate per dare energia alla Fiera e per rendere il paesaggio ancora più bello. Nell’ottica di poter visualizzare ciò che può essere sviluppato anche nella realtà, un ambiente 100% sostenibile, Exco sarà la massima espressione di bioar- chitettura e innovazione. La visione dell’ecofuturo, fon- damento del festival e di tutta la realtà ideata da Jacopo Fo, Fabio Roggiolani, Michele Dotti e da tutto il team, sarà concretamente visibile all’esterno dei padiglioni. La fiera racchiuderà la filosofia e l’etica che Ecofuturo porta avanti da anni, il connubio tra tecnologia e ambiente, il lato positivo dell’innovazione, le concrete opportunità di salvare il Pianeta con le nuove tecnologie». Quali sono le prospettive economiche le- gate alla fruizione di questa fiera 3D? «Oltre a essere un’opportunità economica, Exco è una vera e propria evoluzione degli ultimi trend digitali. Nel settore b2b (business to business) mi occupo anche di consulenza digitale e m’imbatto sempre più frequente- mente nel limite delle aziende nella rincorsa a fare grandi numeri sul web con investimenti ingenti. Il mondo digitale è pieno di competitor e si arrivano a ot- tenere numeri non credibili. Per un’azienda è importante comprendere che non ci sono miliardi di persone che pos- sono comprare il prodotto ma migliaia, forse centinaia. Si punta da sempre a fare grandi numeri ma le nuove logiche dicono che è molto meglio puntare sui giusti contatti. E la nostra fiera può sviluppare un network credibile e affidabile». Credi che il ritardo nello sviluppo digitale del nostro Paese possa influire negativa- mente sulla fiera? «Ovviamente, come tutti i progetti innovativi, sviluppa- re una fiera online è una sfida. È un progetto avveniri- stico e in Italia non sono presenti alternative. Ecofuturo è da sempre avanti in questo. Questa fiera è fruibile in più modalità, tramite un normale sito web e anche attra- verso visori virtuali per aumentare la possibilità di vivere una esperienza completa di realtà aumentata che richiede tecnologie e hardware più avanzati. Ci sono ancora mol- ti problemi di digitalizzazione ma per via della pandemia questa è diventata ora per tanti imprenditori una necessità. Molti business sarebbero fermi adesso se non avessero puntato sul digitale». La fiera sarà presentata ufficialmen- te durante i giorni di Ecofuturo a Roma. È già possibile visualizzare una demo d’ingresso nella fiera in prima per- sona: codice QR «Vorremmo sapere dagli utenti cosa ne pensano. – con- clude Mattia Roggiolani - Possiamo spiegare Exco con mille parole, ma questa fiera va vista e vissuta. Sarebbe bello poter avere il parere di tutti sulla visione di un eco- futuro, che sia davvero quello in cui vogliamo vivere». ▲ L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2020 56 CROWDFUNDING E RINNOVABILI / di Redazione* Aiutiamo a illuminare il mondo OffgridSun, azienda veneta specializzata in soluzioni fotovoltaiche per zone non connesse alla rete elettrica, ha lanciato una campagna di equity crowdfunding O ffgridSun vuole crescere e svolgere un ruolo importante nel “dar luce” ai Paesi in via di Sviluppo oggi privi di rete elettrica. Per questo l’azienda italiana specializzata nello sviluppo, progettazione, produzione e commercializzazione di tec- nologie solari fotovoltaiche ha lanciato una campagna di equity crowdfunding. Nata nel 2016 da un team con un’esperienza ventennale nel fotovoltaico, OffgridSun è oggi leader in Italia nella distribuzione di moduli fotovoltaici a 12 V, ideali per la pubblica illuminazione, la segnaletica stradale e nei mercati della camperistica e della nautica.57 L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2020 OffgridSun è inoltre l’unica azien- da italiana del programma Lighting Global, la piattaforma del Grup- po Banca Mondiale (BM-IFC) che promuove la crescita sostenibile del mercato solare off-grid come mezzo per incrementare rapidamente l’ac- cesso all’energia. La sua finalità è portare l’energia a una parte di quel miliardo di persone che oggi vivono in zone rurali non raggiunte dalla rete: questo partendo dai bisogni basilari di illuminazione fino a impianti complessi realizzati con mini-grid. Tramite i suoi prodotti certificati della gamma Energy Station ha già migliorato la vita di più di 361.000 persone, contribuendo a eliminare quei sistemi di illuminazione alta- mente inquinanti e pericolosi a che- rosene, candele, torce e altri sistemi di ricarica e illuminazione che im- piegano combustibili fossili e che sono ancora largamente usate, specie nell’Africa Sub-Sahariana. L’azienda lancia la sua prima campa- gna di equity crowdfunding per am- pliare la propria presenza in partico- lare in Africa, da un lato in Etiopia e dall’altro in Africa Orientale (Eco- was), e per sviluppare l’innovativo sistema Pay-as-you-go che permette di ridurre le barriere d’ingresso per l’acquisto di prodotti solari da parte dei più poveri. “Da molti anni lavoriamo in Africa e in altri contesti non elettrificati, e oggi siamo pronti per crescere ulte- riormente – afferma Nicola Baggio, fondatore e amministratore delegato di Offgridsun – Oggi, un modulo fotovoltaico costa venti volte meno di 15 anni fa e ha un’efficienza quasi doppia. Grazie allo sviluppo delle tecnologie di accumulo è pos- sibile soddisfare non solo le esigenze di base ma anche il fabbisogno di scuole, ospedali, aziende agricole o interi villaggi grazie alle mini-grid. L’indipendenza energetica potrebbe essere un elemento sempre più d’interesse anche in Europa: quello che vediamo oggi nei paesi cosiddetti poveri paradossalmente anticipa uno scenario che presto toccheremo con mano anche in Europa e in Italia ovvero abitazioni completamente autonome, non connesse alla rete elettrica. Per questo, da anni realizziamo impianti su baite e case isolate dalla Norvegia alla Spagna.” La campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma BacktoWork24 è lo strumento che OffgridSun ha scel- to per aumentare il proprio capitale. Sostenerla significa contribuire alla diffusione delle energie rinnovabili nel mondo e di tutto ciò che questo comporta. ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2020 58 LA RIVOLUZIONE DELL’ORTO / di Andrea Battiata* Terra che vive È necessario rivalutare le pratiche di coltivazione produttive allontanandosi da quelle distruttive. Il suolo è un sistema vivente e non un mezzo inerte I l piacere di mangiare è estensivo, ininterrotto e non si esaurisce nell'es- sere meri buongustai. Abbiamo sostituito il la- voro e l'osservazione dei meccanismi della natura con capita- li, macchine e sostanze chimiche al posto degli uomini che lavorano in mezzo alla fertilità della terra. I prodotti della natura sono stati resi all'apparenza, prodotti dell'industria, tutti uguali, asettici e anonimi cosic- ché mangiandoli si vive esiliati dalla realtà biologica naturale. Molti agricoltori, travolti dalla logica industriale del cibo in cui l'interesse principale sono i volumi prodotti e il prezzo, non badano più alla qualità. Foto di Rebekka D da Pixabay59 L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2020 Che cosa possiamo fare? • partecipare alla produzione dei no- stri alimenti sia che si abbiano ampi spazi su cui coltivare sia in un vaso sul davanzale di una finestra soleg- giata; si scoprirà così il meraviglioso ciclo energetico biologico che parte dal seme, passa dal fiore al frutto e poi al cibo, fino alla decomposi- zione del compost per ricominciare ogni volta; • prepararsi il cibo e condivi- dere l'esperienza con i propri familiari; • conoscerne le origini e acqui- stare solo i prodotti più vicini alla propria residenza. Esiste un modo per monito- rare lo stato della vita biologi- ca del suolo, incredibilmente semplice. Il sistema col quale riportiamo il carbonio nel terreno consi- ste nel reimmettere i residui delle piante per trasformarli in microrganismi, ma per far- li crescere bisogna nutrirli. Si nutriranno di qualunque resi- duo colturale (carbonio), che da solo, non costituisce una dieta equilibrata. È come dare alle persone nient'altro da mangiare se non una montagna di zucchero (carbonio). Ci sono sei elementi di cui tutti gli organismi sulla terra hanno bisogno per riprodursi e crescere: carbo- nio, azoto, fosforo, zolfo, ossigeno e idrogeno, componenti base degli organismi viventi. Lasciando solo residui sui campi forniamo carbonio e ossigeno e idrogeno provenienti dall'aria, ma mancano azoto, zolfo e fosforo; se somministriamo in forma organica questi elementi mancanti, sono finalmente in grado di consu- mare il residuo vegetale. Ci abbiamo provato e funziona esattamente così. Il cambio di paradigma sta nel pen- sare che si deve agire sull'intero siste- ma: suolo, microbi, minerali e aria. Attraverso ciò otteniamo i raccolti che ci nutrono in modo salutare. Se cerchiamo di identificare ogni mi- crobo del suolo per capirne il com- portamento, trattiamo l'intero (dis) ordine come un super organismo che risponde in modo prevedibile. In re- altà, non conosciamo (o quasi) i mi- crobi che cerchiamo di far riprodur- re; sappiamo che quando stabiliamo le giuste proporzioni degli elementi minerali semplici, aumentano consi- derevolmente di numero. La maggior parte dei terreni coltivati in modo convenzionale presenta li- velli ragionevoli di batteri, ma livelli molto bassi di funghi benefici, proto- zoi e lombrichi. L'esperienza dell'agricoltura chimi- ca è finalmente al tramonto perché l'evidenza dimostra che non è più sopportabile. Ogni anno si registra un aumento complessivo della pres- sione di parassiti e malattie, evidenza di un’insostenibilità cui non si può più dar seguito. Abbiamo bisogno di un modo intelligente per coltivare la terra che implica la capacità di la- vorare con e a favore della terra. Ciò che abbiamo fatto con l'agricoltura chimica negli ultimi dieci decenni è evidentemente contro la natura, nell'idea tragica dell'onnipoten- za dell'uomo. L'intero obiettivo dell'approc- cio organico-rigenerativo è ri- durre gli input. Il risultato fina- le è raggiungere un punto in cui non sono richiesti input ester- ni. Obiettivo raggiunto quando possiamo contare 25 lombrichi in una singola pala di terra, cre- ature meravigliose, piccole fab- briche di fertilizzanti. I loro re- sidui digeriti hanno 7 volte più fosforo, 10 volte più potassio, 5 volte più azoto, 3 volte più magnesio e 1,5 volte più calcio rispetto al terreno circostante. Sono un fertilizzante gratuito di grande efficacia. Questo modo di coltivare è meno stressante e più diverten- te, se siamo in grado di prati- care strategie che migliorano la vita biologica dei nostri terreni. Molto di quello che ho eviden- ziato è la scienza del buon senso, ma gran parte di ciò che facciamo in nome della moderna macchina agricola è contro-intuitivo; abbiamo maltrattato i nostri terreni troppo e troppo a lungo. È giunto il momento di riorganizzar- si, rivalutare le pratiche produttive e allontanarsi da quelle distruttive alla luce della comprensione del suolo come sistema vivente e non come mezzo inerte. È costituto da una for- za vitale reattiva che sostiene la vita sulla terra ma soltanto riconoscendo- ne il valore siamo in grado di unirci alla rivoluzione rigenerativa. ▲ * Agronomo e contadino urbano a FirenzeNext >