< PreviousL'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 50 Creare il cambiamento Change.org è la più grande piattaforma di petizioni online al mondo, nata per promuovere dal basso il cambiamento sociale. Ecco come funziona CAMPAGNE / di Stephanie Brancaforte* O gni grande campagna inizia come il sogno di qualcuno, la grande idea, la ferita da guarire, la visione di qualcuno per un mondo migliore. Durante l’attuale crisi sanitaria, persone di ogni estra- zione sociale si sono riunite per sollevare problemi e proporre soluzioni che toccano ogni aspetto della crisi. Governo, scuole e aziende hanno risposto, intensificando il dialogo tra le persone e le istituzioni. Stiamo vedendo che questo strumento di solidarietà funziona veramente, sollevando questioni che difficilmente sarebbero arrivate all’attenzione dei decisori in altri modi. L’ultimo anno ha portato tante vittorie e tanti progressi per i promotori di campagne su Change.org (https://bit.ly/2AdCsEb). A febbraio i promotori di Ecofuturo - sostenuti da 35 mila firmatari - hanno vinto una battaglia impor- tante per la democratizzazione dell’energia rinnovabile e le comunità energe- tiche. Le petizioni su Change.org hanno contribuito alla dichiarazione dell’e- mergenza climatica in Italia, a Roma e in altre città italiane. Durante l’estate, la 51 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 Camera dei Deputati ha approvato il testo sul Codice Rosso contenente anche l'emendamento che riconosce il reato di "revenge porn" e il prolungamento dei tempi di denuncia per le violenze di genere. Allo stesso tempo il Consiglio dei Ministri ha approvato il ddl Salva Mare per facilitare la raccolta della plasti- ca in mare da parte dei pescatori. In ognuno di questi casi in Italia decine, se non centinaia di migliaia, di perso- ne hanno attirato l'interesse politico e mediatico su questioni che, se non fosse stato per la potenza delle tante firme che vi stavano dietro, non sarebbero state percepite come prioritarie. Soprattutto durante i periodi di Covid-19, stiamo vedendo quanto sia cruciale questa piazza online per sollevare problemi e di- scutere di idee, quando le persone non possono farlo vis a vis. Diventa un modo per responsabilizzare la leadership politica e far sentire chiaramente le voci dei cittadini. Naturalmente, dietro queste petizioni c'è spesso un lavoro complesso e appas- sionato di chi lancia la petizione per costruire movimenti e sostenere il cam- biamento. Ritengo sia molto importante avere in mente una strategia precisa su come utilizzare le firme che si raccolgono online per creare un cambiamen- to significativo nel mondo. Gli utenti di Change.org hanno espresso la loro voce per supportare i princìpi di un Green New Deal in Italia e hanno ripetutamente sollevato le questioni ambientali e del lavoro come aree tematiche prioritarie. In un sondaggio, tre quarti hanno indicato come prioritari ingenti investimenti in un programma per una transizione ecologica che creerebbe molti nuovi posti di lavoro e han- no appoggiato la creazione di una rete - Rinascimento Green - per raggiungere questi obiettivi. Rinascimento Green sta ora spingendo affinché i principi di un nuovo accordo verde siano al centro della ripresa economica. Le persone si sono unite per chiedere una ripartenza plastic-free e garantire che l'innovazione e i princìpi ambientali siano al centro della ricostruzione economica. Un'altra petizione importante prevede la ridistribuzione di venti miliardi di euro di sussidi ai combustibili fossili per rafforzare il nostro sistema sanitario e finanziare una ripresa economica sostenibile. Questo è un momento cruciale per attuare il cambiamento nel nostro paese e per inserire idee per la società più giusta, equa e sostenibile - gli unici limiti sono la nostra creatività e il nostro impegno nel realizzare questi cambiamenti. Cos’è Change.org? Change.org è la più grande piattaforma mondiale online per il cambiamento sociale, con quasi 300 milioni di utenti, di cui quasi 10 milioni solo in Italia. La piattaforma è indipendente, aperta, gratuita, svolge un servizio pubblico per le persone ed è sostenuta economicamente esclusivamente da piccoli contri- buti di sostenitori su base mensile, oltre a coloro che danno il contributo per aumentare la visibilità sulla piattaforma delle petizioni che stanno loro a cuore. La nostra missione è di dare a chiunque, ovunque, gli strumenti per creare il cambiamento. La nostra visione è di un mondo in cui tutti abbiano questa possibilità e dove partecipare al cambiamento fa parte della vita quotidiana. ▲ Change.org viene fondata negli Stati Uniti, da due studenti di Stanford 2 1 3 4 5 una donna sudafricana lancia una petizione virale contro gli “stupri correttivi” nei confron- ti delle donne omosessuali nel paese. Il Governo la ascolta e mette in piedi una squadra per contrastare il fenomeno. Da quel momento il sito diventa una piattaforma di petizioni online la piattaforma si allarga e di- venta globale, arrivando anche in Italia. Da quel giorno, oltre 1000 campagne sono state vinte nel nostro Paese in un solo anno, in Italia, una campagna ogni 3 giorni ha rag- giunto i risultati desiderati Tra le più importanti degli ulti- mi anni, quella per l’abolizione dei vitalizi, che ha raccolto più di 500mila firme (change.org/ stopvitalizi); quella di Debora Fabietti, insegnante, per dire ba- sta alla plastica monouso (chan- ge.org/p/bastaplasticamonou- so), che con 750mila firme ha dato un contributo importante all’emanazione della direttiva dell’Unione Europea sul divieto dell’uso della plastica usa e getta entro il 2021. LA STORIA DI CHANGE.ORG * Direttrice in Italia di Change.orgL'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 52 L'AMBIENTE IN NUMERI / di Sergio Ferraris Bivio energetico Nell'analisi e nelle prospettive del cambiamento climatico i dati sono il cuore degli scenari Irena, l'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, ha pubblicato il primo Rapporto sugli scenari energetici che ci troveremo ad affrontare nei prossimi mesi, durante la Fase 3 post Covid-19. Lo ha fatto, non a caso, usando come confronto ciò che è successo dal 2015 - anno dell'Accordo di Parigi - al 2019. Prima di tutto le emissioni climalteranti negli ultimi quattro anni sono aumentate da 32 Gt a 34 Gt, mentre con le politiche attuali stiamo andando verso le 35 Gt del 2030 e le 33 del 2050. In realtà dovremmo puntare a 25 Gt nel 2030 e a 9,5 Gt nel 2050. Peggio è sull'efficienza energetica poiché la domanda d'energia è aumentata, tra il 2015 e il 2018 da 571 EJ a 599 EJ, con una crescita a 647 EJ al 2030 e di 710 EJ. Servirebbe in realtà scendere a 556 EJ nel 2030 e a 538 EJ al 2050. La vera sorpresa arriva dall'utilizzo dei combustibili fossili che è aumentato e rischia di non diminuire nella maniera necessaria. Dal 2015 al 2018 siamo passati da 468 EJ a 485; se proseguiamo così saremo a 450 EJ nel 2030 e a 440 EJ nel 2050. Una diminuzione significativa? No. Nel 2030 dovremmo essere a 313 EJ per arrivare a 130 EJ nel 2050. Tradotto: 1. Nello scenario business as usual il carbone diminuirà del 10% (2030) e del 28% (2050), il gas aumenterà del 41% (2030) e del 53% (2050), il petrolio dello 0% (2030) e del 2% (2050). 2. Nello scenario di cui abbiamo bisogno il carbone dovrebbe diminuire del 41% (2030) e del 87% (2050), il gas dovrebbe aumentare solo del 3% (2030), diminuendo del 41% (2050), il petrolio dovrebbe diminuire del 31% (2030) e del 70% (2050). E si tratta di decisioni che dobbiamo prendere oggi. Emissioni CO 2 Domanda Energetica (EJ TPES) Combustibili Fossili (EJ TPES) Progressi Storicia che punto siamo dove dovremmo essere 2015 - 2018/2019( PES/2030 - 2050)( TES/2030 - 2050) 20152019 20152018 20152018 20302050 20302050 20302050 203020502030205020302050203020502030205020302050 32 Gt 34 Gt 571 EJ 599 EJ 568 EJ 485 EJ 35 Gt 33 Gt 25 Gt 9,5 Gt 647 EJ 710 EJ 556 EJ 538 EJ 450 EJ 440 EJ 313 EJ 130 EJ 20302050 20302050 20302050 -10% -28% +41% +53% 0% +2% -41% -87% +3% -41% -31% -70% CarboneGasPetrolioCarboneGasPetrolio53 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 IL PUNTO / di G.B. Zorzoli * Energia, sono cambiate le carte in tavola Il calo della domanda energetica e del prezzo delle materie prime hanno mutato gli scenari di sviluppo delle rinnovabili S e queste righe fossero state scritte quattro mesi fa, avrei ribadito che non consideravo colli di bottiglia per gli inve- stimenti previsti dal Piano Naziona- le Integrato Energia e Clima (Pniec) né la disponibilità di capitali, né le condizioni di finanziamento, bensì le incognite e i tempi lunghi degli iter autorizzativi. Delle due tecnologie destinate a for- nire il maggiore contributo in ter- mini di capacità alla realizzazione del Piano, il fotovoltaico aveva rag- giunto la market parity (il cosiddet- to “punto di pareggio” che indica la convenienza nella vendita di energia sulla borsa elettrica) e l’eolico era prossimo a realizzarla. Non a caso l’attenzione e la maggior parte delle proposte avanzate dagli stakeholder erano concentrate sulla semplificazione del permitting (le autorizzazioni). Aspetto che, natu- ralmente, rimane cruciale per impri- mere una spinta alla ripresa dell’eco- nomia e, nello specifico, per l’attua- zione del Pniec. Gli effetti del Covid-19 - calo della domanda energetica e del prezzo delle materie prime - hanno cam- biato le carte in tavola. Nel 2019 il prezzo medio dell’energia elettrica in Italia, per quanto tendenzialmen- te calante, era ancora di 52,32 €/ MWh. A febbraio 2020 era sceso a 39,30 a marzo a 32,00 ad aprile a 24,80. Quasi certamente il prezzo medio per il 2020 si collocherà sotto 40 €/MWh, mentre le previsioni per il 2021 indicano una forchetta tra 37 e 50 €/MWh, per il 2022 tra 42 e 53 €/MWh. Nella migliore delle ipotesi, tenendo conto di un possibile calo dei costi, il fotovoltaico raggiungerà di nuovo il market parity soltanto nel corso del 2022. Inoltre, l’estrema volatilità dei prezzi del kWh sta già rendendo molto più difficile la stipula di Ppa (un con- tratto tra un utente e un produtto- re di energia elettrica per la vendi- ta di elettricità per un prezzo e un periodo di tempo prestabiliti), cioè la formula contrattuale che facilita l’accesso al credito bancario. L’effetto congiunto del calo e dell’in- solita volatilità dei prezzi dell’elettri- cità rischia quindi di portare l’anno prossimo a un decollo del Pniec, ca- ratterizzato da incrementi della ca- pacità installata inferiori agli obiet- tivi previsti. Obiettivi che oltre a tutto dovranno essere adeguati alla maggiore ridu- zione delle emissioni di CO 2 (come minimo –50%) proposta dalla Com- missione europea: di conseguenza, la quota coperta dalle rinnovabili elettriche salirà dal 55% a circa il 65% dei consumi elettrici. Urge quindi il varo di bandi annuali competitivi, programmati per alme- no un triennio, che mettano all’asta capacità adeguate, consentendo alle tecnologie rinnovabili più competi- tive di contribuire al rilancio dell’e- conomia italiana, condizione che permetterà loro di misurarsi succes- sivamente con andamenti nei livelli del prezzo dell’energia ritornati alla normalità. In tal modo gli incentivi potranno essere interamente destinati a fa- vorire lo sviluppo delle tecnologie innovative, garantendo loro la con- tinuità del sostegno necessario a cre- are una domanda sufficiente a ridur- ne i costi, fino al raggiungimento del market parity.▲ * Presidente Coordinamento FREEL'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 54 Sardegna non risente di particolari rischi sismici. Eppure l’Italia, nonostante negli ultimi vent’anni abbia subito al- meno cinque gravi terremoti, è an- cora sprovvista di un testo unico per la ricostruzione. Motivo che costringe il Governo, o il Commis- sario di turno, a stilare ogni volta nuovi protocolli d’intervento, fa- cendo lievitare così i tempi dell’a- zione. Inoltre, il rallentamento del processo di ricostruzione spesso si lega a una mancanza di personale e competenze negli uffici tecnici. Esempio lampante è dato dal caso dell’Aquila dove, a più di dieci anni dal sisma, molte persone attendo- no il rientro nella propria abitazio- L ’Italia è messa alle strette da una serie di shock che, come ricorda la comu- nità scientifica, saranno sempre più frequenti se non cam- biamo in primis il nostro modo di produrre beni e servizi. Oltre alle crisi economiche, alla diffusione di nuovi virus capaci di generare pan- demie e ai cambiamenti climatici, il nostro Paese si trova periodica- mente costretto anche a fronteg- giare le emergenze da eventi sismi- ci. Ma per imboccare la strada che porta alla resilienza, bisogna fare i conti con un sistema vittima di se stesso. Troppo spesso, infatti, la messa in sicurezza del Paese affo- ga nel mare della burocrazia. Ricostruzione: legno protagonista Promuovere sicurezza antisismica attraverso la resilienza, risparmiando e al contempo riducendo le emissioni climalteranti è possibile con il legno ANTISISMICA / di Ivan Manzo Ricostruzione difficile Una delle grandi opere incompiute italiane resta la ricostruzione del- le aree terremotate. L’Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico dell’intera culla del Mediterraneo per via della sua particolare po- sizione geografica, che la colloca su una zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica. Secondo le mappe fornite dalla Protezione civile la sismicità più elevata si concentra nella parte centro-meridionale, lungo la dor- sale appenninica, in Calabria, in Sicilia e in alcune aree settentrio- nali come il Friuli Venezia Giulia, buona parte del Veneto e la Ligu- ria occidentale. In pratica, solo la 55 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 ne, con i bambini ancora costretti ad andare a scuola nei “Musp”, i moduli a uso scolastico provvisori. C’è poi la questione delle diretti- ve urbanistiche in contrasto con le esigenze dettate dalla ricostru- zione, come quelle sul rispetto di determinati vincoli paesaggistici e igienico sanitari. La parola d’ordine è quindi “velo- cizzare” il processo. Per sventare il pericolo dello spopolamento dei territori colpiti, un aiuto può arri- vare dall’uso di materiali in grado di offrire tempi di consegna molto più brevi, come il legno. Tuttavia sul legno persistono pregiudi- zi culturali, come ci confermano Marco Toni della “Cooperativa Fratelli è Possibile”, e Claudio Co- stantini di “L.A. COST”. «Siamo indietro nella formazione univer- sitaria sui molteplici benefici che scaturiscono dall’uso del legno in fase costruttiva» e serve «uno sfor- zo maggiore da parte dei tecnici». Ricostruzione sicura e green Il legno ha delle caratteristiche uniche nel panorama delle costru- zioni. È più leggero e manovra- bile degli altri materiali e mentre i tempi di consegna di una casa in muratura variano tra i dodici e ventiquattro mesi, quelli di una casa in legno rientrano nei cinque mesi. Inoltre, dato che può essere rivestito con qualsiasi materiale, è adatto a ristabilire l’estetica pre- sisma, di particolare importanza soprattutto per i centri storici. «Di per sé può essere visto come un materiale fragile – ci dice Marco Toni -, la differenza la fa sempre la fase di progettazione, è quel- la che rende il legno un elemento antisismico, flessibile e al tempo stesso resistente. Con la Coope- rativa Fratelli è Possibile abbiamo brevettato il ‘Seismic Brake Panel’, un pannello capace di ammortiz- zare le onde sismiche». Il pannello dissipativo può essere applicato sia come tamponamento esterno sia interno. Capace di integrarsi anche alle costruzioni in cemento arma- to, acciaio e muratura, è proget- tato in modo tale da convertire la forza sismica in calore: in pratica trasforma i movimenti orizzontali del sisma in un movimento circo- lare riducendo gli spostamenti del piano e dei solai. «È una sorta di freno che arresta la casa prima che entri in risonanza», conclude Toni. Altro punto a favore è dato dal- la certezza dei costi «a differenza di una casa in muratura – ricorda Claudio Costantini - i costi non variano sistematicamente in corso d’opera. Inoltre stiamo parlando di un prodotto a basso impatto am- bientale, nella fase di produzione e durante la sua vita emette molta meno CO 2 rispetto al cemento o all’acciaio. Tutto il legno che noi utilizziamo è certificato dalle or- ganizzazioni PEFC e FSC Italia». Parliamo dunque di un materiale rinnovabile proveniente da foreste a taglio controllato gestite in ma- niera sostenibile, e con cui è più semplice ottenere per la propria abitazione migliori performan- ce energetiche e acustiche. «Studi sperimentali hanno dimostrato che con una casa di legno si ha un ri- sparmio dei costi di riscaldamento anche del 40-50% rispetto a una costruzione in cemento», sostiene infine Costantini. Ogni metro cubo di legno utilizza- to riduce la quantità di CO 2 emes- sa in atmosfera di oltre una tonnel- lata rispetto agli altri materiali cui ne va aggiunta quasi un’altra che rimane intrappolata al suo interno. Pregi che rendono dunque questo materiale una valida soluzione non solo per velocizzare il processo di ricostruzione ma utile alla lotta ai cambiamenti climatici.▲L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 56 L a transizione a modelli di business sostenibili è solo questione di tempo. I territori e le imprese che scelgono già da ora l’approccio sostenibile potranno avere nel breve, medio e lungo termi- ne un consolidamento e una migliore performance della loro attività e del loro posizionamento. Questo perché adottare una visione ecosistemica inte- grata di lungo periodo rende consapevoli della propria attività e dei propri impatti e stimola a rivedere e miglio- rare i propri sistemi di gestione con ricadute positive sul territorio. Territorio è comunità, è ambiente, è identità. Valorizzare le risorse tangibili e intangibili presenti in un territorio significa prendere coscienza delle interazioni tra tutti i fattori che entrano in gioco nella creazione di valore (https://bit.ly/2XPxPcr) e al contempo contribuire a cre- are e raccontare quel valore, anche attraverso nuovi stru- menti di rendicontazione non finanziaria del beneficio comune (https://bit.ly/37kzycL). Strumenti per la transizione green Uno degli strumenti che possono aiutare questi soggetti ad avviarsi verso il sentiero della sostenibilità è l’approccio inte- grato di tutti i capitali nella gestione di impresa. L’Integrated Reporting (https://bit.ly/3e34AIR) è uno strumento mana- geriale di rendicontazione non finanziaria che può essere re- alizzato nell’ente, impresa o pubblica amministrazione e per- mette un’ampia riflessione, apportando un reale beneficio sia nei confronti dell’organizzazione interna che nei confronti dei soggetti esterni che ruotano attorno ad essa. Questo strumento, infatti, consente di mettere in luce in maniera molto chiara l’utilizzo dei capitali finanziari e non finanziari nella gestione d’impresa. È uno strumento che permette non solo di definire la missione, le strategie, la governance e le performance aziendali attuali, ma anche di identificare le prospettive future dell’organizzazione, dei suoi stakeholder e dei rischi connessi all’attività. Proprio per questo, diventa un ottimo strumento per accompagnare le organizzazioni nella transizione green. Rivoluzione ed evoluzione Ecco le chiavi per creare valore, descrivendolo con lo strumento dell'Integrated Reporting ESPERIENZE / di Sara Cirone *La convenienza della sostenibilità L’investimento in sostenibilità aumenta l’efficienza energetica, eliminando sprechi e rifiuti superflui, migliora la redditività, il posizionamento sul mer- cato, porta ad un migliore utilizzo delle risorse, riducendo i costi. Attrae inoltre persone motivate e nuovi talenti poiché le nuove generazioni deside- rano sentirsi parte di progetti che creano valore e au- mentano gli impatti positivi su società e ambiente. La svolta green, inoltre, apre nuove opportunità di business con aziende sensibili a questi temi e, di riflesso, aumen- ta la reputazione del brand, poiché lo stesso consumatore finale è spesso interessato non solo al prodotto ma anche all’azienda da cui acquista, che deve rispondere a criteri di sostenibilità: i consumatori sono disposti a pagare di più per prodotti o servizi che abbiano alle spalle imprese che mettono in campo progetti di miglioramento della società. L’adeguamento al Green New Deal Alla luce poi del Green New Deal che si sta affacciando sul panorama europeo e che sarà il piano di ripartenza anche dopo l’epidemia del Covid-19, sarà assolutamente necessario implementare processi legati agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) sia per ricevere finanzia- menti da investitori pubblici e istituzionali, sia per evitare le sanzioni che accompagneranno l’apparato normativo legato a questo piano green. Rivoluzione Vincere la resistenza culturale per vincere la sfida del fu- turo: tutto questo rappresenterà un vero e proprio van- taggio competitivo sul mercato ed è un vero peccato che moltissime imprese di medie-piccole dimensioni, che costituiscono il 95% del tessuto economico del nostro Paese, ancora non si siano avviate verso questa strada. Prendere in considerazione tutti quegli elementi tangibili e intangibili che sono la base per il passo evolutivo verso una visione sostenibile e più a misura d’uomo è la vera rivoluzione che il mondo attende. Tutto ciò è alla portata anche delle piccole e medie im- prese, oltre che degli enti pubblici e delle organizzazioni non profit. La fase di realizzazione di un Integrated Re- porting può essere infatti ben gestita dalle risorse interne e rappresenta uno degli investimenti più rilevanti che le organizzazioni realizzeranno nel 21° secolo. Evoluzione responsabile La sostenibilità, dunque, conviene ed è la grande oppor- tunità per tutti coloro che desiderano affrontare la sfida del futuro. Lavorare insieme al territorio, alle istituzioni e al mondo dell’impresa per portare avanti questa nuova visione della vita economica e sociale è ciò che possia- mo fare tutti insieme ed è questo che farà la differenza. È in atto una rivoluzione culturale e manageriale che ci porterà in tempi brevi ad una evoluzione del nostro sistema socio-economico. ▲ * Fondatrice di Sara Cirone Group Srl (https://bit.ly/3fc1JgO) Evoluzione Responsabile d’impresa - Società Benefit Photo by Victor Garcia on Unsplash Sara Cirone L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 58 AMBIENTE E SALUTE / di Giorgia Marino Ricorderemo il 2020 come l'anno in cui abbiamo riscoperto l'importanza del respiro S i torna sempre alle basi, quando si passa attraverso una crisi. E questa è la base di tutte: l’aria che inaliamo, quella che emettiamo e tutto ciò che, nella doppia meccanica del respiro, raccoglie e porta con sé. Virus compresi. Da questo, oggi, dipende la nostra libertà di muoverci, di lavorare e di incontrare chi vogliamo. Soprattutto se queste attività avvengono in spazi chiusi, come accade ormai per circa il 90% del nostro tempo. Fondamentale è quindi, ora più che mai, la qualità dell’aria indoor. Una generazione indoor Oggi più della metà della popolazione mondiale vive in città, e si stima che entro il 2050 le aree urbane conteranno oltre 6 miliardi di abitanti, che sempre di più trascorreranno l’intero arco della giornata in ambienti Nell'aria59 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 chiusi: appartamenti, scuole, uffici, centri commerciali, cinema, mense, ristoranti, sale d’attesa di ferrovie e aeroporti, ospedali. Siamo, insomma, quella che è stata ribattezzata la generazione indoor. «È convinzione comune che, stando in un ambiente chiuso, si sia meno esposti a inquinanti e agenti patogeni. Ma purtroppo non è così», spiega Gaetano Settimo, responsabile del Gruppo di Studio Nazionale Inquinamento Indoor dell’Iss (Istituto Superiore Sanità). È un ragionamento contro intuitivo, dato che la mente umana identifica come “rifugio” qualsiasi luogo che fornisca riparo dai pericoli esterni. Eppure gli ambienti indoor sono diventati fonte di pericoli subdoli proprio perché invisibili. A cominciare dalle tante categorie di inquinanti: quelli derivati dalle quotidiane attività umane, come il fumo, i prodotti chimici per la pulizia, i toner delle stampanti, e quelli della famiglia dei VOC, i composti organici volatili, come idrocarburi e formaldeide rilasciati ad esempio da materiali edili e arredamento. Infine, funghi, batteri e virus. «Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità – precisa Settimo - oggi al primo posto fra i determinanti della salute c’è proprio la qualità dell’aria indoor». Problema di salute pubblica Purtroppo a peggiorare la situazione, negli ultimi anni, ci hanno pensato anche le buone intenzioni in materia di efficientamento energetico. «Gli interventi fatti sugli edifici per isolarli termicamente – spiega il professor Settimo - hanno trasformato le nostre abitazioni e gli ambienti che frequentiamo in serbatoi, facendo aumentare così la concentrazione degli inquinanti. L’aria indoor è diventata un problema di salute pubblica». Per le abitazioni private la questione è rimessa alla discrezione e al buon senso di ognuno e spesso la situazione migliora sensibilmente affidandosi ad antiche ma ben collaudate soluzioni: pulire (con acqua e sapone, alcol o ipoclorito di sodio) e aprire spesso le finestre per ventilare. La faccenda si fa decisamente più complicata per gli edifici pubblici, soprattutto quelli in cui le persone passano gran parte della loro giornata, cioè i luoghi di lavoro e le scuole. Il gruppo di studio diretto dal professor Settimo si occupa proprio di questo. «In Italia non abbiamo ancora una legislazione specifica. - spiega – stiamo lavorando per aggiornare il DL 81, cioè il testo unico sulla salute e sicurezza nel mondo del lavoro. Anche per le scuole abbiamo lo stesso problema. Gli interventi di ammodernamento degli ultimi anni si sono concentrati sull’efficienza energetica, lasciando da parte la qualità dell’aria e dell’ambiente indoor». Come fare a conciliare due esigenze parimenti importanti? «Serve una visione organica della progettazione e della riqualificazione degli edifici. - risponde Settimo - Del resto, lo dice anche l’Europa. Nelle direttive 31/2010 e Photo by Christian Wiediger on UnsplashNext >