< PreviousL'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 60 si fa in termini di interventi organici, che comprendano anche la qualità indoor. Non si può solo pensare a ridurre i consumi a discapito di altri parametri quali il ricambio d’aria, la concentrazione di CO 2 o il tasso di umidità, e bisogna considerare di più anche elementi come i materiali edili, le vernici, i detergenti usati per la pulizia, la presenza di verde». Insomma, è il caso di prendersi cura davvero degli ambienti interni, anche perché, come fa notare Settimo, «se i lavoratori si ammalano, i costi ricadono sul servizio sanitario, cioè sulla collettività. Il piano sanitario Ue 2014-2020 evidenzia come la popolazione che lavora sarà sempre più anziana. Questo è il tallone d’Achille dell’Europa e perciò la salubrità dell’ambiente di lavoro è cruciale», conclude. Il Coronavirus viaggia nell’aria? Se è vero che la salubrità di un ambiente chiuso è data da molti fattori, oggi, nella fase post lock down, la preoccupazione principale è una sola: il rischio di contagio del nuovo Coronavirus. Purtroppo, sulle modalità di trasmissione del Sars-Cov-2 le certezze, al momento in cui scriviamo, non sono molte. Di sicuro, come conferma l’Oms, si diffonde al pari degli altri Coronavirus attraverso la saliva e il muco, per mezzo dei cosiddetti “droplets”, le goccioline emesse con un colpo di tosse, uno starnuto o semplicemente parlando. Il virus, inoltre, rimane attivo sulle superfici per diverse ore, ma non si sa precisamente quante. Più controversa è la questione dell’aerosol. Se le goccioline di saliva sono pesanti e cadono in terra nell’arco di un metro circa (ecco il motivo della distanza di sicurezza), gli aerosol sono particelle di dimensioni microscopiche in sospensione nell’aria e possono viaggiare anche per lunghe distanze. La presenza di materiale genetico del virus (Rna) sotto forma di aerosol è stata misurata da ricercatori dell’Università di Wuhan, per uno studio pubblicato su Nature (https://go.nature.com/2MRIJYx). Questo non implica necessariamente che l'Rna trovato Photo by XVIIIZZ on Unsplash61 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 sia attivo e quindi potenzialmente infettivo, «ma la trasmissione via aerosol potrebbe essere una via di contagio non trascurabile», spiega uno degli autori della ricerca, il professor Ke Lan. Ventilazione, sanificazione e depurazione Sulla capacità del virus di viaggiare nell'aria e infettare si basa, ovviamente, la sicurezza di un ambiente indoor, soprattutto se chi lo frequenta ci deve trascorrerre diverse ore della giornata. Il sistema di ventilazione, a questo proposito, diventa fondamentale ed è bene prendere alcune precauzioni. Innanzitutto, è meglio eliminare la funzione di ricircolo dell'aria tipica dei condizionatori centralizzati, mentre gli impianti a doppia mandata (con una pompa per l'afflusso e una per il deflusso) sono i più indicati perchè favoriscono il ricambio dell'aria interna con quella "pulita" dall'esterno. Bisogna poi fare attenzione ai flussi di ventilazione, perchè il "vento" generato dal condizionatore potrebbe trasportare i famosi droplets per distanze maggiori di quelle usuali. Infine, sono più che mai cruciali la pulizia e manutenzione degli impianti: motori, canalizzazioni e filtri vanno sanificati e controllati frequentemente. Meglio ancora se si utilizza un sistema di purificazione dell'aria di ultima generazione, che elimina il problema dell'accumulo di sostanze inquinanti e agenti patogeni nei filtri. Fra le tecnologie all'avanguardia in questo settore ci sono la depurazione elettronica al plasma freddo e la fotocatalisi. Quest'ultima è in realtà una tecnologia nota da tempo, che sfrutta il naturale processo di ossido-riduzione indotto dalla luce solare. In pratica, «genera composti dell’ossigeno capaci di degradare agenti batterici, chimici, biologici e odori presenti nell’ambiente», come spiega Paolo Zanoni di Medicalcare, la società che distribuisce in Italia i purificatori che adottano la tecnologia AIRsteril. L'ossidazione fotocatalitica può anche essere abbinata, come nei purificatori Varya, a un filtro elettrostatico, che attraverso un sistema di elettrodi riesce a separare le particelle contaminanti dal gas vettore. La depurazione al plasma freddo, o ionizzazione dell'aria, è invece un sistema brevettato in Finlandia e importato in Italia da Genano Technology. Il principio fisico è quello della scarica di un fulmine, che scinde le molecole dei gas atmosferici in ioni di polarità opposta. Negli ambienti chiusi, gli agenti inquinanti generano di solito un'eccessiva quantità di particelle caricate positivamente; con l'intervento di uno ionizzatore, l'aria viene quindi caricata di ioni negativi, che unendosi con quelli positivi fanno precipitare gli inquinanti, ripulendo l'ambiente. Rispetto ad altri sistemi di filtraggio dell'aria, il vantaggio della ionizzazione è che «non utilizzando alcun tipo di filtro, gli apparecchi non offrono alcun substrato per la proliferazione dei microbi - spiegano da Genano – e sono inoltre in grado di eliminare tutti i tipi di impurità volatili, fino alle dimensioni nanometriche». Quale che sia la tecnologia scelta, è certo è che uno dei lasciti dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo sarà la maggiore attenzione all’aria che respiriamo. Anche, e forse soprattutto, al chiuso.▲ Link • Varya https://www.varya.it/ • Genano Tecnology https://www.genano.com/it/genano • AIRsteril https://airsteril.it/ • Medicalcare Italia https://medicalcareitalia.it/ • Istituto Superiore Sanità https://www.iss.it/ • Studio dell’Università di Wuhan su Nature https://www.nature.com/articles/s41586-020-2271-3L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 62 LA RIVOLUZIONE DELL’ORTO / di Andrea Battiata* F acciamo subito un'istanta- nea di quello che sta avve- nendo riguardo alle produ- zioni agricole e al consumo di prodotti freschi: 1. le aziende agricole durante il Co- vid-19 non si sono fermate e gli agricoltori hanno continuato a lavorare al pari dei medici, far- macisti e infermieri, delle forze dell'ordine e dei negozi di alimen- tari; 2. le piccole aziende agricole, legate al territorio, nel periodo Covid-19 hanno aumentato le vendite di prodotti locali e sono state veloci ad adattarsi alle nuove richieste di distribuzione, portando i pro- dotti agricoli direttamente nelle case dei consumatori e attivando canali digitali di vendita; 3. è esplosa da parte dei cittadini la voglia di coltivare direttamente il loro cibo in piccoli orti; 4. i consumatori che si approvvigio- nano direttamente dagli agricol- tori locali si sentono rassicurati rispetto al valore del cibo che consumano; 5. le aziende meno legate al terri- torio e più legate a esportazioni internazionali stanno subendo grossi rischi finanziari; 6. nelle aree ad agricoltura meno intensiva il rischio contagio è mi- nore (ricerca Scuola di Agraria dell'Università di Firenze); Il vero pericolo di ogni nuova pan- demia è il rifiuto di comprendere che ogni nuovo Covid-19 non è un inci- dente isolato! L'aumentata presenza di virus è stret- tamente legata, oltre che alla globa- lizzazione, anche alla produzione ali- mentare e allo sfruttamento di nuovi areali di coltivazioni, sottraendo su- perficie a boschi e foreste primarie. Coloro che studiano le malattie in- fettive hanno a lungo affermato che non si tratta di se, ma quando ci col- pirà un nuovo virus. Dall'influenza suina alla SARS, ogni cinque anni circa ci chiediamo quante saranno le prossime vittime. Chiunque abbia l'obiettivo di capire perché i virus stanno diventando più Riconnessione naturale Dopo il Covid-19 dobbiamo essere capaci di riparare le relazioni interrotte tra noi e gli ecosistemi 63 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 pericolosi deve studiare il modello in- dustriale dell'agricoltura e, più specifi- camente, la produzione di bestiame. Al momento pochi governi e pochi scienziati sono pronti a farlo. Ho detto agricoltura industriale, ma c'è un campo di applicazione più am- pio: l'accaparramento di terreni agri- coli deforestando le ultime foreste primarie e i terreni agricoli di piccoli agricoltori in tutto il mondo. La diversità funzionale e la comples- sità rappresentate da questi enormi tratti di terra sono state semplifica- te in modo tale che agenti patogeni, precedentemente inscatolati in serba- toi ecologici in equilibrio, si riversano nel bestiame locale e nelle comunità umane. Di conseguenza, molti di questi, precedentemente controllati da ecologie forestali a lunga evolu- zione, vengono liberati, minacciando tutto il mondo. In breve, i centri degli investimenti globali che mirano soltanto al valore economico e finanziario delle derrate alimentari, luoghi come Londra, New York e Hong Kong, dovrebbero esse- re considerati i nostri principali punti iniziali delle epidemie. Il Covid-19, come i cambiamenti cli- matici, è in parte un problema della nostra struttura economica. Sebbene entrambi sembrino problemi "am- bientali" o "naturali", sono guidati da dinamiche economiche. Come esseri umani e come sostenito- ri dell'agricoltura organico-rigenerati- va e produttori del cibo locale, questo è il momento di intensificare le atti- vità e metterci a servizio delle nostre comunità. Ogni periodo di avversità nella storia ci racconta di persone che rendendosi conto dei bisogni delle comunità e si sono messe in moto per soddisfarle. Il movimento alimentare locale e so- stenibile ha sviluppato sistemi resi- stenti per generazioni. Ora è il nostro momento! Oggi anche gli agricoltori devono avere la capacità di rispondere rapida- mente ai cambiamenti. Il cibo biologico, distribuito local- mente, risponde a queste necessità! Abbiamo un'incredibile opportunità, quella di soddisfare un bisogno quoti- diano (cibo buono e nutriente) richie- sto in questo momento dalla maggio- ranza delle persone. Coltiviamo sostentamento. Sostenia- mo la vita umana. Le avversità sono il momento per noi di mettere in luce collettivamente la forza delle econo- mie locali, piccole e basate sul luogo in cui abbiamo lavorato per costruire il nostro modello di agroecologia. Il lavoro di coltivazione del cibo è essenziale per la vita umana e conti- nuerà attraverso questa crisi. Dobbia- mo capire la catena della trasmissione del virus e come spezzarla se voglia- mo essere coerenti e avere integrità nella nostra missione di aumentare la salute. Ciò richiederà innanzitutto il reinserimento nell'agenda politica delle produzioni e della sicurezza ali- mentare fra i bisogni delle comunità. Ciò richiederà pratiche agroecolo- giche che proteggano l'ambiente e gli agricoltori mentre coltivano il nostro cibo. Dobbiamo infine curare le fratture metaboliche che separano le nostre ecologie dalle nostre econo- mie. In breve, abbiamo un Pianeta da riconvertire all'agroecologia.▲ 20mq Foresta 15.500 litri d’acqua 15 Kg di cereali 15,8 Kg di CO 2 1 Kg di manzo * Agronomo e Contadino Urbano a FirenzeL'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 64 IL MONDO CAMMINA / di Raffaella Bullo Plastica: risorsa insospettabile L'Africa sarà uno scenario interessante non solo per la plastica ma anche per altre questioni ambientali I n epoca di Covid-19 i concetti che più si sono sentiti per un auspica- bile futuro sono “ripresa econo- mica,” seguita da “nuove misu- re”, “ambiente”, “rinascita”. In Europa non siamo più abituati a “rinascere” da eventi sconvolgenti, e ci siamo persi nello sfrenato consumismo che ormai ci caratterizzata da almeno 50 anni, in una pigrizia attuativa che colpisce deci- samente le idee creative e la volontà di attuare sforzi e affrontare sacrifici. È probabile che dovremo lasciare per un momento la concentrazione dai confi- ni europei e andare a guardare lì dove malattie, carestie e altro infliggono nel quotidiano la gente. Sembrerà strano, ma offrono tanti spunti e donano co- raggio e determinazione. E, quanto meno, una netta volontà. Le righe che seguono parlano di Afri- ca, che detto così sembra limitato poi- ché l’Africa è una moltitudine di spazi, culture, problematiche sociali, demo- crazie giovani e spesso mai iniziate, differenze nette tra un Paese e l’altro che la nostra generalizzazione porta a un falso e fuorviante ideologico. Ha, Foto: RWANDA ENVIRONMENT MANAGEMENT AUTHORITY REMA (https://bit.ly/3hfBAzq) Creative Commons65 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 sui fronti ambientali, problematiche si- mili, talvolta più gravi rispetto ai Paesi, come li intendiamo noi, sviluppati. La plastica è uno di questi. L’impatto da rifiuti di plastica, la raccolta inefficien- te e le capacità di riciclaggio limitate, sono gravità che non mancano in Afri- ca. E che raggiungono punti di estre- ma gravità in alcuni Stati. In parallelo sta crescendo, grazie alla gioventù, una voglia di miglioramento della qualità della vita, voglia di nuove tecnologie e idee per affrontare questo problema globale. E la gioventù fa il mercato fu- turo, trainando le imprese a rispondere a richieste, come per esempio investi- menti sull’economia circolare. Pertan- to, non solo per la plastica, ma anche per altre questioni ambientali, l’Africa sarà uno scenario da tenere presente per noi europei. Se è vero che da una parte l’uso della plastica in Africa è au- mentato tantissimo nelle ultime deca- di, portandosi dietro il suo pacchetto associato di problemi, come sistemi fognari occlusi, strade e fiumi colmi, è anche vero che il continente ha il maggior numero di nazioni, il 46%, ri- spetto ad altri continenti, con espliciti divieti dedicati alla plastica. Il Ruanda che ancora associamo al ter- ribile, mostruoso e terrificante geno- cidio del 1994, ha puntato per la sua rinascita allo sviluppo unendo sosteni- bilità ambientale e sviluppo sociale e al contempo anche lavoro e formazione femminile. Per quanto riguarda la pla- stica, è dal 2008 che la lotta ai prodotti plastici non biodegradabili in Ruanda passa attraverso leggi ferree. Negli ae- roporti i sacchetti sono sequestrati alla dogana ai turisti così da non aumen- tare oggetti da gestire in più rispetto a quelli già presenti nel territorio. For- tissimi incentivi fiscali sono dedicati a quelle imprese che mettono il riciclo in primo piano nelle loro programma- zioni. Si producono buste sostenibili, incentivando così nuove attività e au- mentando i posti di lavoro. Oggi Ki- gali è la città più pulita in tutta l’Africa e settima al mondo. È stata d’esempio per altri paesi africani, che ne seguono le pratiche. La Tanzania e il Kenya e in futuro prossimo la Nigeria, sono fra questi, con tasse sui sacchetti, multe e anche detenzione, incentivi al riuso e alla conversione attraverso la raccolta differenziata. In Kenya dalla plastica si ricavano materassi e asfalto, mattoni per l’edilizia, scarpe e così via. Nel 2017, proprio in Kenya, l’Unep ha lanciato la campagna per l’Africa “Beat Plastic Pollution” coinvolgendo gover- ni, industrie e cittadini in un’ampia, inaspettata e positiva chiamata di idee e soluzioni, anche attraverso social e piattaforme digitali, che ha prodotto quasi due milioni e mezzo di risposte. Nei prossimi anni saranno possibili delle analisi per verificarne l’efficacia. Tanta importanza è rivolta al ruolo del riciclaggio, e il conseguente incremen- to dei posti di lavoro, e alla fitta rete di servizi che si attua con la filiera, dalla raccolta al riutilizzo finale per nuovi prodotti, dallo stoccaggio urbano ai veicoli usati dalle imprese. Nello svi- luppo e miglioramento si contempla l’uso dell’intelligenza artificiale e dei dati raccolti dagli smart-phone del personale addetto nel ciclo dei rifiuti. Si prevede di usare i dati raccolti per i controlli sul peso, sul quantitativo di plastica raccolta, sul miglioramento dei tragitti da percorrere, l’utilizzo di cesti- ni intelligenti con telecamere e sensori per la classificazione dei diversi tipi di rifiuti per evitare accumuli oltre il limi- te consentito. Come tutte le cose complesse, in un panorama sfaccettato e diversificato come quello africano non è tutto rose e fiori. Un esempio lo troviamo in Gui- nea Bissau, poverissima e schiacciata dalla corruzione, letteralmente invasa da buste e bottiglie. È un percorso lungo in un territorio a scacchiera, afflitto da problemi di ogni tipo da molti secoli e sfrutta- to dal vecchio mondo occidentale e dalle nuove economie emergenti. Ma dall’altra parte si fa forte l’idea gio- vane che l’economia circolare possa essere un’importante risorsa econo- mica e che il mantenimento dell’am- biente, nel termine più inclusivo, non sia un impoverimento ma un grande arricchimento. Per il prossimo rinascimento mon- diale, bisognerà molto probabilmen- te mettere a disposizione le nuove tecnologie per restaurare territori con antiche conoscenze per antichi equilibri, unendo culture locali a sti- moli moderni.▲L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 66 ly/3dQysrF) hanno subito rivelato la diminuzione dell'inquinamento nei cieli d'Italia, nello specifico le emissioni di ossido di azoto, fenomeno particolarmente visibile nelle regioni settentrionali. E come non restare impressionati dai corsi d'acqua di Venezia finalmente limpidi e trasparenti dopo lo stop agli arrivi delle imbarcazioni turistiche. Uno studio pubblicato su Nature Climate Change nel 2018 (https://go.nature. com/3h9dAhr) ha quantificato le emissioni del turismo come l'8% del totale globale, con i voli aerei a rappresentare la quota maggiore: per esempio andare e tornare da New York a Londra equivale a circa due VIAGGIARE / di Duccio Braccaloni* Il viaggio è virtuale Non possiamo immaginare un mondo senza viaggi, ma se non cambiamo il modo di viaggiare, non ci sarà più un Pianeta da esplorare Q uanto inquina viaggiare. Mi è stato chiesto di scrivere un articolo sul viaggiare in un momento davvero particolare. In questi giorni, infatti, abbiamo potuto vedere tutti come il pianeta abbia ripreso a respirare, con l'umanità a casa. Non c'è stato davvero nessun aspetto positivo nella tragedia del coronavirus, ma con il divieto ai viaggi non essenziali e con molti paesi in lockdown, per la prima volta abbiamo potuto verificare cosa accade alla Terra quando non siamo in perenne movimento. Durante la quarantena le immagini riprese dal satellite Copernicus Sentinel-5P (https://bit.67 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 anni di consumo di carne in termini di impronta di carbonio personale. Naturalmente, una crisi sanitaria globale non può essere la risposta alla riduzione delle emissioni di gas serra, ma il fenomeno non può che farci riflettere sull'impatto che l'attività umana ha sul pianeta, incluso il modo in cui viaggiamo. Lentius, profundius, suavius Proprio come il coronavirus ci ha costretto a rallentare, così in futuro dovremo tenere in considerazione un approccio alla vita e al viaggiare, citando il nostro amato Alex Langer, più lento, più profondo, più dolce. Soltanto prendendo un po' di tempo e muovendoci con calma possiamo entrare in connessione con le persone, la cultura e la bellezza naturale dei luoghi che visitiamo. Molto meglio quindi progettare un viaggio più lungo all'anno invece di organizzarne cinque o sei più brevi, lasciando definitivamente perdere alcune tipologie altamente inquinanti come le crociere su mega navi o i weekend mordi e fuggi in qualche città europea. L'invito è quindi a viaggiare in modo consapevole, ricercando quella prospettiva di cui abbiamo bisogno per occuparci del futuro della nostra casa, la Terra. Per esempio ci si potrebbe ricordare, per chi ha ha superato i 40 anni, di come si viaggiava in Europa anni fa, prima di internet e dei low cost. Niente aerei, troppo costosi e inadatti a chi avesse spirito di avventura: per i giovani il mezzo principale era il famoso InterRail, un biglietto valido per tutti i treni europei, una vera lezione nella famosa "arte d'arrangiarsi". Pochi soldi in tasca per gli ostelli, nessuna prenotazione anticipata (se necessario, si dormiva negli strapuntini dei vagoni), ma soprattutto, fermata dopo fermata, la possibilità di conoscere con calma le svariate caratteristiche dei popoli europei, dialogare con loro, impararne tradizioni, usi e costumi, confrontarli con i nostri. Erano veri viaggi, con poche e rare telefonate a casa da cabine pubbliche, e soprattutto, uscendo dall'Italia, si restava praticamente all'oscuro di quanto accadesse nella patria d'origine. Oggi, viceversa, sei sempre connesso in qualunque punto del mondo ti trovi... e forse il viaggio ha perso parte del suo fascino. A questo link si può scaricare gratis la lettura fondamentale per ogni ragazzo e ragazza che agli albori degli anni novanta stava per mettersi in viaggio con i suoi migliori amici verso Praga, Budapest, Berlino, Parigi, Amsterdam: InterRailMan (https://bit. ly/2XPCmLO) Viaggi virtuali per sognare le nostre future avventure Ecco quindi alcune idee per future avventure consapevoli e sostenibili, accompagnate da tour virtuali, comodi viaggi in video e immagini dal proprio salotto. Iniziamo da mete vicine a casa, come gli splendidi borghi e i parchi che costellano la nostra penisola, il tutto all'insegna della lentezza. Possiamo iniziare con un trekking nel Parco nazionale delle Cinque Terre, tra verticalità e visioni contadine, affrontando una passeggiata virtuale sui sentieri alti da Manarola attraverso le frazioni di Volastra e di Groppo, passando per la Strada dei Santuari e la Collina del Corniolo (https://urly.it/36vty), per poi perderci nella natura e nelle antiche vie di pellegrinaggio del percorso escursionistico da Riomaggiore alla Scala Santa (https://urly.it/36vt-). Dalla Liguria al Piemonte, eccoci nei Giardini della Reggia de La Venaria Reale, nei pressi di Torino, residenza sabauda e patrimonio Unesco, che nel 2019 si sono aggiudicati la XVII edizione del concorso “Il Parco Più Bello d'Italia” nella categoria parchi pubblici: vi proponiamo ben tre visite, la Reggia (https://urly.it/36vv5), il Parco Basso (https://urly.it/36vv7) e quello Alto (https://urly.it/36vv9). A conclusione di questo grand tour italiano lo splendido Parco naturale Fanes-Senes-Braies che include i territori dei comuni di Badia, Braies, Dobbiaco, La Valle, Marebbe e Valdaora. La vista di queste erte cime e pareti suscita nel visitatore la sensazione di montagne insormontabili e quasi inaccessibili. In realtà al suo interno, quasi a proteggerlo, è racchiuso un territorio di malghe e altipiani molto diversi tra loro per morfologia e paesaggio. Le L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 68 climatica che causa il restringimento di molti ghiacciai della Terra, il Perito Moreno resiste, anzi gli scienziati dicono che si sta allargando! Copre 97 miglia del parco ed è alimentato dalle acque che si sciolgono nelle Ande. Una serie di immagini interattive (https://urly.it/36vvh) ci rende l'idea delle dimensioni, così come delle variazioni del blu: meno ossigeno c'è nel ghiaccio, più blu diventa. Un video tour immersivo nella natura selvaggia, creato dal Guardian nel 2018 (https://urly.it/36vvj), ci accompagna invece nel variegato paesaggio del Parque Patagonia, incontrando rapide turchesi, un arcobaleno e un branco di lama guanaco che vagano nelle pianure. Il nostro viaggio è finito, soltanto un assaggio ora che la possibilità di andare a zonzo è temporaneamente sospesa e non ci è mai sembrata più che un lusso, ricordando, come scritto all'inizio, che questa crisi, tra le tante cose, è anche un'opportunità per approcciarci alla scoperta di nuovi luoghi, lontani o vicini che siano, con più profondità e rispetto. ▲ Malghe di Fanes e Senes, come anche Pratopiazza, sono il cuore di questo territorio (https://urly.it/36vvb) Venendo a mete lontane, per quando potremo spostarci sulle lunghe distanze, eccoci in California tra le spettacolari montagne del Parco nazionale di Yosemite. Ospita oltre 400 specie di animali, tra cui 500 orsi neri americani, rare lepri e pipistrelli in pericolo di estinzione. Imponenti monoliti di granito dominano prati, fiumi e foreste, tra cui uno dei luoghi più famosi del parco, El Capitan, che si erge per oltre 900 metri di altezza con una parete rocciosa quasi verticale. La climber statunitense Lynn Hill è stata la prima persona a scalare senza attrezzatura l'impegnativa Nose Route nel 1993. A questo link puoi accompagnare Lynn e il suo team salendo virtualmente tra altezze vertiginose (https://urly. it/36vvc). Si può anche esplorare il parco con notevoli immagini a 360 gradi, complete di effetti sonori, tra cui il suono delle cascate Nevada Fall (https://urly.it/36vvd). Spostandoci a sud nelle Americhe vi presentiamo il ghiacciaio Perito Moreno, situato nel Parco nazionale Los Glaciares, nella parte sud- occidentale della provincia di Santa Cruz, in Argentina. È una delle più importanti attrazioni turistiche della Patagonia. Nonostante la crisi * Redazione EcquologiaSTRATEGIE / di Fabio Roggiolani L a lotta al riscaldamento globale e la tran- sizione energetica sono sfide che si gio- cano su diversi campi, dalla mobilità ai consumi fino alla decarbonizzazione dei settori maggiormente carbon-intensive. Su que- sti assi si sviluppano gli investimenti di Snam nei nuovi business, paralleli all’impegno nelle attività tradizionali di trasporto, stoccaggio e rigassifica- zione del metano: la mobilità sostenibile a CNG (gas naturale compresso) e a LNG (gas liquefatto), l’efficienza energetica e i nuovi gas verdi, biometa- no e idrogeno. «Su un piano complessivo da 6,5 miliardi di euro al 2023, ha previsto 1,4 miliardi d'investimenti nella decarbonizzazione del core business (centrali ibri- de elettrico-gas, sostituzione di componenti di rete per abbattere del 40% sia le emissioni di metano sia quelle di CO 2 ) e nello sviluppo di queste nuove attività nella transizione energetica», dice l'ammi- nistratore delegato Marco Alverà. Il primo pilastro delle nuove attività è la mobilità a gas, una soluzione complementare all’elettrico per decarbonizzare il trasporto privato e l’opzio- ne immediata per abbattere le emissioni anche nel trasporto merci. In questo settore Snam prevede investimenti di 100 milioni, dall’ampliamento del- la già robusta rete italiana di distributori di CNG per auto (1.400 stazioni per circa 1 milione di auto, un primato europeo) alla costruzione di piccoli li- quefattori per favorire la penetrazione di LNG sul segmento dei camion. Un impegno che si affianca a quello nel biometano, il gas rinnovabile e zero-carbon prodotto da rifiuti organici e scarti agricoli, in cui la società investirà 250 milioni per realizzare nuovi impianti. Il bio- metano, pienamente compatibile con le auto a gas esistenti, è un ulteriore tassello per la decarboniz- zazione dei trasporti ed è in rapido sviluppo. Sulla base dei contratti di allacciamento alla rete di Snam già sottoscritti dai produttori italiani, entro un paio d’anni il 40% del gas destinato alla mobilità nel no- stro Paese potrà essere green, aprendo le porte a una “biomobilità” italiana all’avanguardia in Eu- ropa. A ciò, si affianca l’idrogeno, nuova frontiera dell’energia in virtù del suo duplice utilizzo come combustibile e come vettore di stoccaggio. In attesa che l’idrogeno verde – quello prodotto da rinnova- bili come eolico e solare tramite elettrolisi – diventi competitivo con le fonti fossili, uno scenario che secondo Bloomberg New New Energy Finance potrebbe realizzarsi in pochi anni, Snam si è porta- ta avanti testando le proprie infrastrutture. L’anno scorso, per la prima volta in Europa, l’utility italia- na ha sperimentato l’immissione del 10% di idro- geno in un tratto della propria rete in Campania, fornendo un blend idrogeno-gas a due imprese. Il blending apre le porte alla decarbonizzazione delle industrie, dagli impianti siderurgici alle raf- finerie ma Snam guarda anche ai trasporti e in quest’ambito ha siglato un accordo con Alstom per sviluppare i treni a idrogeno. «L’idrogeno prodot- to da rinnovabili – ha spiegato l’ad Alverà – avrà un ruolo centrale nella transizione energetica, in particolare nell’industria, nel riscaldamento e nel trasporto pesante. Sarà un pilastro del Green New Deal europeo e degli investimenti per la ripartenza post-Covid-19». ▲ Un nuovo partner per Ecofuturo Il gas diventa verde per affrontare le nuove sfide della decarbonizzazioneNext >