< Previous50 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 I n un’epoca in cui la sostenibilità ambientale è una priorità, Ecover- so si distingue come un pioniere nel promuovere la mobilità green in Italia. Attraverso gruppi di acquisto, competizioni di guida ecologica e pro- grammi educativi, l’associazione non solo facilita l’accesso a tecnologie più verdi ma dimostra anche che la col- laborazione è la chiave per un futuro sostenibile. In questa intervista, il vice- presidente e cofondatore di Ecoverso, Luca Dal Sillaro, ci presenta la storia, le attività principali e l’importanza della cooperazione comunitaria nella transi- zione verso una mobilità più pulita. Ci racconta la storia di Ecoverso e la missione principale della vostra associazione? «Ecoverso è nata nel 2013 con il no- me di GAI (gruppo acquisto ibrido). Siamo un’associazione culturale che ha l’obiettivo di promuovere la mobilità sostenibile in Italia. La nostra principa- le attività è di creare gruppi di acquisto per auto ibride e auto elettriche. L’idea è quella di aggregare più acquirenti di au- tomobili per ottenere sconti significativi rispetto ai prezzi che potrebbero ottene- re singolarmente dai concessionari. Una persona singola può ottenere un certo tipo di sconto ma per un gruppo di dieci persone lo sconto sarà maggiore. Se poi il gruppo è di cento persone, lo sconto ottenibile è ancora più significativo. L’o- biettivo è risparmiare circa 1.000-1.500 euro rispetto al miglior prezzo ottenibi- le individualmente. Questa è la nostra principale attività di promozione della mobilità sostenibile in Italia. Dalla no- stra nascita abbiamo facilitato l’acquisto di oltre 3.000 auto». Quali sono i vostri principali progetti e come contribuiscono alla sostenibilità ambientale? «Oltre ai gruppi di acquisto, sempre per promuovere la mobilità sostenibile nel nostro Paese, organizziamo la Ecoverso R-ace. Una gara automobilistica ama- toriale tra auto ibride e auto elettriche, dove non vince chi arriva primo ma chi consuma e inquina meno su un determi- nato percorso. I vincitori delle nostre gare hanno dimostrato che è possibile percor- rere più di 50 km/l per un’auto ibrida e più di 14 km con un kWh di corrente guidando un’auto elettrica. Questi risul- tati sono circa il doppio delle stime più ottimistiche presenti nelle schede tecni- che delle auto in commercio. È un modo per promuovere la mobilità sostenibile e per dimostrare che con l’attenzione ade- guata da parte del guidatore si possono ottenere performance notevoli anche con veicoli ecologici. Dalle nostre gare sono nati due corsi formativi: Ecoverso hybrid academy, in cui spieghiamo co- me guidare nella maniera più efficiente un’auto ibrida per raggiungere 25-30 km/l ed Ecoverso electric academy, per tutti coloro che pensano di acquistare un’auto elettrica ma hanno ancora dubbi da chiarire». In che modo Ecoverso coinvolge le comunità locali nei suoi progetti Mobilità L’innovazione di Ecoverso nella mobilità sostenibile grazie alla cooperazione comunitaria di Riccardo Pallotta Muoversi eco51 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 e quale ruolo devono avere queste nella transizione verso la sostenibilità? «Credo fermamente che il nostro fu- turo lo disegni ciascuno di noi, non dobbiamo aspettare che siano i poli- tici, il mercato o l’economia a fare le cose al posto nostro. Non abbiamo più tempo da perdere, dobbiamo agire subito, insieme, ognuno per sé ma co- ordinati. Mi piace pensare a Ecoverso come un’associazione nata dal basso, dai cittadini che si uniscono per in- quinare meno e risparmiare, rendendo più accessibile la mobilità sostenibile. Siamo convinti che la nostra sia una strategia vincente per tutti perché permette prezzi migliori per i nostri as- sociati, offre vantaggi ai concessionari che vendono auto in blocco con una trattativa facilitata, e naturalmente all’ambiente, incentivando il passaggio a veicoli ecologici». Quali sono i vostri piani per il futuro riguardo ai gruppi di acquisto e come pensate di ampliarne la portata e l’efficacia? «Già nel 2019, nella nostra trasfor- mazione da GAI a Ecoverso, avevamo pensato a grandi piani di espansione, anche a livello europeo, purtroppo la pandemia di Covid-19 ha sconvolto tutto, compresi i nostri progetti. Ora stiamo lavorando intensamente per informare e formare i cittadini italia- ni sulle auto elettriche, perché c’è una grave disinformazione. Stiamo svilup- pando il nostro canale YouTube per esporre in modo chiaro e comprensibi- le tutte le tematiche legate alla mobilità sostenibile, con l’obiettivo di farlo diventare una risorsa di riferimento, come una sorta di GeoPop della mobi- lità sostenibile e guida elettrica. Siamo consapevoli che probabilmente ci vor- ranno anni ma siamo ottimisti anche perché possiamo contare sull’espe- rienza pratica di centinaia di associati Ecoverso che guidano elettrico tutti i giorni e sulla competenza scientifi- ca del Politecnico di Milano, con cui abbiamo il piacere e l’onore di colla- borare dal 2019. L’intenzione è quella di creare sul nostro canale un archivio disponibile gratuitamente per chiun- que. Abbiamo iniziato ufficialmente a lavorare a questo progetto in queste settimane e puntiamo a pubblicare i primi contenuti a settembre». Qual è il messaggio principale che vorrebbe trasmettere ai lettori di Ecofuturo in merito alla sostenibilità e alla cooperazione? «Il messaggio che vorrei lasciare ai let- tori, come diceva il dottor Frederick in “Frankenstein Junior” di Mel Brooks, è che “Si può fare!”. Noi ci siamo riu- sciti, nonostante tante difficoltà, con impegno, fatica e sforzo. Aggiungerei che, guardando i dati allarmanti sul riscaldamento globale e la salute del nostro Pianeta, si deve fare. Dobbiamo rimboccarci le maniche e andare avanti, tutti insieme, per un futuro sostenibile. Testa bassa e pedalare anche perché pe- dalando si inquina meno». Dall’alto a sinistra: foto di gruppo parcheggio GP1; auto e piloti al Parco Fenice; coppia in gara a Volandia; premiazioni GP1; premiazioni a Volandia; auto elettrica alla partenza a Volandia. Nella pagina precedente: scuderie al Parco Fenice52 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 Cooperazione di valore I numeri del settore cooperativo italiano sono in chiaro e scuro, ma il modello funziona L'ambiente in numeri di Sergio Ferraris giornalista scientifico, caporedattore “L’Ecofuturo Magazine” I l mondo cooperativo rappresenta un settore di notevole impor- tanza nell'economia italiana. Le cooperative contribuiscono si- gnificativamente al sistema produttivo nazionale, generando circa il 7% del PIL e impiegando il 7,5% della forza lavoro. Tra il 2018 e il 2021, il PIL italiano ha subìto variazioni significative: +0,9% nel 2018, +0,5% nel 2019, -9% nel 2020 a causa della pandemia e +6,6% nel 2021. Tuttavia, nel 2022 l'attivi- tà economica ha rallentato, complice l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia che ha aggravato problemi co- me l'inflazione, la volatilità dei mercati finanziari e l'aumento dei prezzi delle materie prime. Le politiche monetarie restrittive hanno ulteriormente peggio- rato le prospettive economiche a breve e medio termine. Il numero di cooperative iscritte all’Al- bo ha mostrato una crescita fino al 2019, con 5.300 nuove iscrizioni (+4,9% rispetto al 2018). Tuttavia, la crisi pandemica ha causato un calo di 3.500 unità nel biennio 2020-2021. Al 31 dicembre 2021, la maggior parte delle cooperative (48,5%) operava nel settore della produzione e del lavoro, seguite dalle cooperative sociali (21,6%) e agricole (8,5%). Nel 2022, la ten- denza al ribasso è proseguita, con una diminuzione costante del numero di co- operative iscritte. I numeri delle cooperative in Italia CooperativeAddettiTotale fatturato 2018108.6001.737.000120,7 mld € 2019113.9001.731.000117,5 mld € 2020111.7001.665.000115,4 mld € 2021110.4001.654.000N.D.53 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 di Michele Dotti Vincere la frammentazione La cooperazione conviene a tutti i livelli, ma ci sono alcune difficoltà nel realizzarla Il punto C ome abbiamo visto chiara- mente negli articoli di questo Focus, cooperare conviene: che si tratti di unirsi per una battaglia civile o consociarsi per un ac- quisto di beni o servizi, che ci si metta insieme per creare una Comunità Ener- getica Rinnovabile o per rilevare, da parte dei lavoratori, un’impresa in diffi- coltà, che ci si organizzi per supportare una produzione agricola sostenibile o per organizzare attività utili e interessan- ti nel proprio tempo libero. Conviene economicamente, conviene a livello di occupazione, conviene anche – e direi quasi soprattutto – a livello di relazioni umane e qualità di vita. Ma allora, se tale convenienza è tanto evidente e quasi ovvia, perché sembra tanto difficile da realizzare? Certamente, cooperare richiede la pa- zienza del dialogo e dell’ascolto, qualità a cui non siamo abituati. Potrebbe es- sere utile iniziare a promuovere questa competenza a livello educativo, fin dalla più tenera età. Richiede anche la capacità di metter- si nei panni dell’altro per capire le sue ragioni, anziché giudicarle, un altro aspetto su cui è necessario lavorare dif- fusamente. In fin dei conti, cooperare richiede fiducia negli altri. Proprio que- sto, più di ogni altra cosa, mi sembra l’ostacolo principale da superare. «Con tutto quello che si vede e si sente, perché mai dovrei rischiare fa- cendo qualcosa insieme a qualcun altro? Chi mi assicura che non mi tradirà?». Certezze, in effetti, non ne abbiamo. Ma riflettiamoci bene: ne abbiamo mai avu- te? Ne avevano forse coloro che, nel corso della storia, si sono uniti per realizzare le più grandi opere, scoperte e conquiste di cui oggi tutti noi beneficiamo? Senza la fiducia negli altri, nel futuro e in sé stes- si, risulta piuttosto difficile immaginare la creazione di percorsi concreti verso la sostenibilità. E la felicità. Come diceva saggiamente don Lorenzo Milani: «Ho imparato che il proble- ma degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia». Questa, a mio avviso, è la consapevo- lezza che dobbiamo promuovere per superare quella frammentazione odiosa, presente in ogni ambito, incluso il mon- do ambientalista. Tale frammentazione spinge molti ad affrontare da soli sfide che dovrebbero essere comuni, riducendo così drastica- mente le probabilità di successo. Il senso di comunità è un elemento essen- ziale, quasi una premessa indispensabile, per la diffusione dello spirito cooperati- vo. Possiamo promuoverlo partendo dai temi comuni, iniziando magari da quelli ecologici, che riguardano per definizione la nostra “casa comune”. Un altro aspetto importante, a livello di comunicazione, è concentrarsi sulle possibili soluzioni, che aprono orizzonti e stimolano l’im- pegno, piuttosto che sui problemi, che rischiano di paralizzare e portare a chiu- dersi ulteriormente in sé stessi. Per fortuna, negli ultimi anni, stia- mo assistendo a una crescita evidente di progetti virtuosi nati dall’incontro e dalla cooperazione di realtà diverse. Queste realtà stanno comprendendo sempre più l’importanza di condividere valori e obiettivi e di poterli raggiungere in modo più efficace — e piacevole — insieme. 54 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 Esperienze L’ orchestra per l’ ambiente Coalchry Green è un’azienda che ha come obiettivo lo sviluppo dell’armonia tra uomo e natura di Deborah Annolino I n un’epoca in cui gli esseri umani spesso manipolano e dominano la natura senza considerare gli effetti a lungo termine, il Team di Coalchry Green ha capito che il vero progresso risie- de nella capacità di creare un equilibrio, un’armonia tra uomo, natura e scienza. Coalchry Green è un’azienda di Marradi, in Toscana, innovativa in quanto capa- ce di affrontare la sfida, tra progresso e tutela dell’ambiente, dimostrando che è possibile innovare senza distruggere il nostro ambiente di vita, anzi da esso si può imparare. Per capire l’evoluzione in atto, abbiamo intervistato Alice Garau Aroffu, fondatrice di Coalchry Green, direttore di ricerca e sviluppo e coammi- nistratore. A lei si deve l’invenzione del brevetto Leonora di Coalchry Green de- positato il 15 dicembre 2021. Partendo dalla tecnologia, qual è il principale punto di forza di questo brevetto? «“Leonora” rappresenta una svolta inno- vativa nel campo del riciclo dei materiali multistrato, come cartoni per bevande e alimenti cosiddetti UBC, imballaggi per alimenti secchi in multimateriale, i bic- chieri di carta, per gelati, bevande, cibi vari che sono composti sì da carta, ma sono anche laminati con strati di polietilene. La tecnologia brevettata utilizza un processo biologico che non solo separa i diversi materiali ma ne preserva le caratteristiche chimiche e fisiche. Questo metodo velo- cizza il processo di riciclo e lo rende più efficiente e sostenibile, riducendo il con- sumo di energia e acqua del 40%». “Leonora” rappresenta lo spirito del vostro lavoro? «Sì, è proprio così. Quando ho iniziato a lavorare al progetto “Leonora” (prende il nome da una pecora, un animale che per la fondatrice simboleggia la tradizio- ne, il senso di appartenenza, la libertà e richiama Eleonora d’Arborea, una fi- gura storica rivoluzionaria per il popolo sardo) ero mossa dal desiderio di fare qualcosa di “diverso” e di cambiare un paradigma, non pensando a dove sarei, saremmo arrivati; quindi, in tutta in- genuità l’ho depositato con il nome di Leonora. Siamo convinti che il vero pro- gresso risieda nella capacità di imparare dalla natura e di collaborare con essa, piuttosto che dominarla. La nostra tec- nologia segue questo principio, attinge dalla notte dei tempi, quando i batte- ri, hanno creato i presupposti per un ambiente abitabile. Noi nel replicare e potenziare queste antiche collaborazioni naturali abbiamo capito che la chiave, anche se invisibile, è imparare dalla Na- tura e dai suoi cicli». Facciamo chiarezza: qual è l’importanza dei batteri per la nostra vita? «I batteri sono fondamentali per molte ragioni. Giocano un ruolo essenziale nei cicli biogeochimici, come quelli del carbonio e dell’azoto. Il nostro cor- po funziona grazie alla simbiosi con i batteri. I batteri intestinali sono indi- spensabili per la digestione, la sintesi di vitamine e per il mantenimento di un sistema immunitario sano. Molti dei nostri alimenti fermentati, come yogurt, formaggi e pane, dipendono dall’azione dei batteri. Inoltre, sono utilizzati nella Alice Garau Aroffu, fondatrice di Coalchry Green55 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 produzione di antibiotici e altri farmaci vitali, dimostrando la loro importan- za nel settore sanitario. Dalla fertilità del suolo alla promozione della salute umana, dalla produzione alimentare alla bonifica ambientale, questi microrgani- smi svolgono funzioni indispensabili. In sintesi, i batteri sono vitali per la nostra esistenza e per la salute del nostro Pia- neta. Riconoscere il loro ruolo ci aiuta a vivere in armonia con la natura». Qual è l’obiettivo principale della vostra Ricerca in Coalchry Green? «L’obiettivo principale è sviluppare so- luzioni innovative e sostenibili per la gestione dei rifiuti, focalizzandoci sui sistemi circolari dove tutto si trasforma e nulla si distrugge. Le tecnologie che abbiamo sviluppato incarnano per- fettamente questa filosofia. Leonora è progettata per migliorare il processo di riciclaggio degli imballaggi multistrato, riducendo significativamente i tempi e i consumi energetici rispetto ai metodi tradizionali. In questo modo, non so- lo riduciamo l’impatto ambientale ma promuoviamo anche una gestione più efficiente e circolare dei rifiuti». Con orgoglio è stata indicata tra i “green Heroes”. È maggiore la gratificazione o la responsabilità rispetto a questo e ai vari premi che le sono stati conferiti a livello nazionale e internazionale? «Ricevere premi ed essere riconosciuta come una dei “green Heroes” è cer- tamente gratificante, ma sento anche un’enorme responsabilità. Sono immen- samente grata a chi ha creduto in me e nel progetto e mi ha supportato lungo il cammino. In particolare, il mio socio Christian Creati che nonostante inizial- mente mi considerasse un po’ folle, ha sempre sostenuto le mie idee visionarie ed Emilio Restoy, che ha trasformato un'idea in un'azienda. Ringrazio anche la mia famiglia, che mi ha dato il sup- porto necessario per perseguire le mie ambizioni e figure chiave come Guido Pasquini, Presidente della Lucart Spa, e Marcello Giorgi, CEO della Kadant Up Cycling, che hanno reso possibili le no- stre prime sperimentazioni». I giovani sono sensibili e attenti sul tema del riciclo? «Negli ultimi anni, c’è stata una cre- scente comunicazione massiva sulla situazione ambientale legata all’impatto antropocenico e i ragazzi hanno svi- luppato consapevolezza sul tema anche grazie alle piattaforme social che danno origine spesso a movimenti giovanili come Fridays for Future e altre organiz- zazioni ambientaliste. La sensibilità dei giovani al riciclo può essere alimentata da una serie di fattori, tra cui la preoccu- pazione per il cambiamento climatico, l’educazione ambientale nelle scuole e l’influenza delle campagne di sensibiliz- zazione sui social media». L’innovazione è un processo senza fine: a quali progetti state attualmente lavorando? «La creazione di reti d’impresa e colla- borazioni strategiche può fornire una piattaforma per lo scambio di conoscen- ze e risorse, accelerando ulteriormente l’innovazione e migliorando i processi esistenti. Nel futuro lavoreremo sui materiali tessili complessi, spalmati e altri tessili che oggi sono uno dei settori meno indagati e più impattanti. Tro- vare soluzioni creative per affrontarle potrebbe aprire nuove opportunità nel settore del riciclo e contribuire a ridurre il rifiuto di materiali che altrimenti ver- rebbero smaltiti in discarica o dispersi nell’ambiente. Attualmente, stiamo te- stando Leonora con diverse aziende di riciclaggio di grande rilievo. I risultati ottenuti sono eccellenti, confermando che possiamo realizzare la nostra visio- ne di un riciclaggio economicamente sostenibile, fondamentale per raggiun- gere gli obiettivi europei del 2030. Possiamo affermare che Leonora è in grado di riciclare efficacemente anche i materiali più complessi che finora non disponevano di un sistema di riciclag- gio efficiente ed efficace». Per concludere, rispetto al tema del riciclo guarda con fiducia al futuro? «Credo che lo studio approfondi- to dei problemi, dei materiali e delle tecnologie ci porterà a migliorare le produzioni dei beni in modo signifi- cativo. Non è sufficiente concentrarsi solo sul riciclo ma è essenziale ridurre l’impatto lungo l’intero ciclo di vita dei materiali. Perciò, trovare nuove applicazioni, processi e materiali per ottimizzare ciò che è già disponibile sul mercato è la strada da percorrere. Bisogna unirsi per chiedere alle istitu- zioni filiere di conferimento adeguate e permettere alle aziende già esistenti di trarre il maggior beneficio dai ma- teriali, potendo dare loro nuova vita e permettere allo stesso tempo, la nascita di nuove industrie per il trattamento/ trasformazione degli stessi. Questo approccio pragmatico e orientato al risultato ci permetterà di costruire un futuro più sostenibile». Alcune immagini dei test di riciclo della tecnologia "Leonora"56 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 EMISSIONI Ridurre l’ impronta Le aziende, per ridurre la propria impronta di carbonio, spesso hanno bisogno di supporto di Tiziana Giacalone giurista ambientale I ndaeco: la consulenza per cal- colare e abbattere l’impronta di carbonio delle aziende in linea con l’Agenda Onu 2030 e l’o- biettivo UE di neutralità climatica al 2050. Indaeco è una società che si occupa di sviluppo sostenibile con l’o- biettivo principale di “defossilizzare” l’economia intervenendo nei processi aziendali. L’attività di consulenza della società, che ha sede a Roma, si svolge nell’ambito di quattro 4 aree: carbon management, gestione ambientale, bilancio di sostenibilità e transizione ecologica. Un team di esperti - con competenze multidisciplinari – sup- porta le aziende nel calcolo della loro impronta di carbonio e promuove l’a- dozione di processi e soluzioni per la transizione ecologica. Ne abbiamo parlato con Cristiano Alviti, CEO e Sustainability Manager di Indaeco, per conoscere meglio le attività del carbon management, ovvero la gestione delle emissioni di CO₂, partendo dalla ve- rifica dell’impronta di carbonio fino all’elaborazione di un piano per la ri- duzione degli impatti. Qual è l’obiettivo di Indaeco? «Il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 e del carbon neutral dell’UE al 2050 coinvolgeran- no sempre più operatori nel percorso che porterà gradualmente alla riduzio- ne delle emissioni. In questo contesto Indaeco sviluppa una serie di attività come advisor di guida per coloro che non sono preparati con competen- ze, analisi e metodologie interne ad affrontare questo tipo di piani di decarbonizzazione che preferisco chia- mare “defossilizzazione”. Ricordiamo che il carbonio svolge un ruolo deter- minante per la struttura, la biochimica e la nutrizione di tutte le cellule, è un elemento alla base della vita nostra e delle altre specie viventi. Il proble- ma non è il “carbonio” in sé, quanto il fatto che ci sia uno sbilanciamento nel suo ciclo, poiché l’uomo ne sta trasformando enormi quantità giacen- ti allo stato fossile (geosfera), in cui è innocuo, a quello gassoso (atmosfera), determinando l’effetto serra alla base del cambiamento climatico e del riscal- damento globale che stiamo vivendo e tentando di fermare». Quali caratteristiche hanno le aziende alle quali proponete i percorsi per inquinare sempre meno? «Partiamo dal presupposto che ci so- no settori industriali che sono molto più inquinanti rispetto ad altri. Di- stinzione individuata dal protocollo di Kyoto che ha introdotto per la prima volta gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Poi è arrivato l’Accordo di Parigi con nuovi obiettivi e le azioni da adottare per ridurre l’impatto a li- vello globale. I settori industriali più impattanti rientrano nel sistema cosid- detto Ets (Emission trading sistem) di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra. I soggetti attivi in questi settori industriali sono già preparati a misurare i loro impatti emissivi. Per la maggior parte degli operatori italiani la misurazione del loro impatto in ter- mini di carbonio è invece una novità. Inoltre, tante aziende che producono beni o offrono servizi non hanno al lo- ro interno competenze specifiche. Noi li supportiamo nell’individuazione delle emissioni e nella pianificazione per ridurle». In che cosa consiste l’attività di carbon management? «Le norme dell’Unione europea obbligano gli operatori a fare la ren- dicontazione sulla loro sostenibilità. L’obbligo non riguarda solo le grandi or- ganizzazioni quotate e nei prossimi anni saranno sempre più numerosi i soggetti coinvolti in un processo di maggiore trasparenza sull’impatto ambientale del- le aziende che - oltre a adeguare i loro sistemi di produzione - chiederanno ai loro fornitori di misurare la propria car- Cristiano Alviti, CEO e Sustainability Manager di Indaeco57 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 bon footprint. Con l’attività di carbon management andiamo ad analizzare i processi aziendali e individuiamo quelli che più di altri sono impattanti. La fase successiva alla misurazione della propria carbon footprint riguarda la pianifica- zione di interventi che gradualmente andranno a ridurre le fonti emissive. Del resto da un giorno all’altro non si può passare da inquino a non inquino». Ci può fare qualche esempio su come Indaeco, in concreto, interviene nei processi aziendali? «Prendiamo l’esempio di un’azienda che fornisce servizi finanziari e tec- nologici. Dopo aver fatto una serie di valutazioni e calcoli sull’impronta di carbonio abbiamo individuato la car- bon footprint corrispondente a 71.817 tonnellate di CO₂, l’anno. Abbiamo dunque consigliato un percorso di ri- duzione delle emissioni con interventi sulla mobilità aziendale. Nello specifico la pianificazione prevede un passaggio ai biocarburanti e in seguito l’elettrifica- zione del parco macchine». Quali caratteristiche deve avere la pianificazione per accompagnare le aziende nella transizione verso le rinnovabili? «Per quanto riguarda l’approvvigiona- mento di energia, la pianificazione per ridurre le emissioni deve consentire il passaggio dagli impianti termici che utilizzano gas, o comunque diesel, all’e- lettrificazione degli impianti stessi. Nella fase successiva l’azienda connetterà gli impianti alle rinnovabili ottenendo la certificazione di origine sull’energia. Questi sono percorsi che richiedono in- vestimenti pluriennali». Per ridurre l'impatto ambientale è essenziale coinvolgere la catena di approvvigionamento e la commercializzazione dei prodotti. La decarbonizzazione riguarda anche la supply chain? «Sì, si interviene anche sul supply chain. Per esempio se hai fornitori e distributo- ri, dunque logistica in entrata e logistica in uscita dalla tua azienda, puoi chiedere a fornitori e clienti di passare a una mo- bilità green. Così si interviene anche al di fuori dell’azienda. In questo contesto, l’azienda che avvia un percorso di decarbo- nizzazione può richiedere certificazioni sia a monte sia a valle della propria catena di approvvigionamento. È possibile chiedere ai fornitori la loro impronta di carbonio relativa a prodotti e servizi, selezionando quelli con un impatto ambientale mi- nore. Se l’azienda dispone di un forte potere negoziale, i fornitori tenderanno ad adeguarsi progressivamente. Inoltre, è possibile implementare un sistema ISO sulla carbon footprint, come la verifica dell’impronta di carbonio dei prodotti o la certificazione del modello di misurazione dell’impronta di carbonio». 58 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 VIAGGI L’ Italia della sostenibilità cooperativa Un viaggio fra storie e progetti che vanno verso una nuova responsabilità collettiva di Michele Dotti C he cos’hanno in comune i pescatori delle cooperative di Viareggio con i bambini del Trentino che vanno a scuola? E l’Orto Botanico di Tor Ver- gata con gli adolescenti in difficoltà di Cremona? Un allevamento di mucche a Cingia de’ Botti con gli anziani di un centro diurno a Faenza o i piccoli di un asilo a Sant’Agata sul Santerno? Fanno tutti parte di un viaggio virtuo- so che il mondo cooperativo italiano sta compiendo da alcuni anni: un viag- gio verso la sostenibilità – ambientale, economica e sociale – che accompagna l’impegno di responsabilità, troppo spesso invisibile, di migliaia di imprese cooperative in tutta Italia. Un viaggio che si è concretizzato, con migliaia di chilometri percorsi lungo lo stivale, per mostrare la ricchissima attività per la sostenibilità promossa da Confcooperative Nazionale e dalle sue società di sistema su tutto il ter- ritorio nazionale; un viaggio nato con l’intento di dare voce e visibilità ad al- cune fra le tante esperienze virtuose di cooperative, attraverso le loro dirette testimonianze. Perché non basta “saper fare”, bisogna anche “far sapere”, in una prospettiva di socializzazione dei risultati ottenuti e delle strategie che li hanno resi possibili, indispensabile per generare un contagio positivo. Ne è emerso un quadro variopinto, con esperienze diverse nate e cresciute in territori profondamente differenti, ma con alcuni elementi comuni: la centralità della persona, del suo benes- sere e delle sue relazioni; l’attenzione al rapporto con la natura, considerata una risorsa preziosa da preservare; la fiducia nella capacità di affrontare e risolvere i problemi insieme. Scopria- mo alcune di queste realtà attraverso video e podcast che ho avuto l’onore di realizzare, grazie all’incontro con tan- te persone straordinarie che mi hanno arricchito umanamente e permesso di scoprire esperienze eccezionali di sostenibilità, che sarebbe bello ve- dere replicate ovunque. Un grazie particolare alle società di sistema di Confcooperative - Cooperazione Sa- lute, Power Energia, Gruppo BCC Iccrea, Gruppo Cassa Centrale Credito cooperativo italiano, Assimoco e Node Soc. Coop. – che stanno sostenendo generosamente queste realtà, in attesa di rincontrarle per la quarta Giornata della Sostenibilità Cooperativa, prevista il 29 ottobre a Roma presso il Palazzo della Cooperazione. Foto: Federazione Trentina della Cooperazione59 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 Gruppo Gamma La prima che voglio presentare è la Cooperativa SCS Gruppo Gamma di Cre- mona che ha avviato un bellissimo percorso di sostegno psicologico a minori e giovani vittime di disagio psichico, attraverso molteplici attività che documen- tano una particolare attenzione alle fragilità e alle potenzialità di questi ragazzi. Pieve Ecoenergia La Società Cooperativa Agricola Pieve Econergia è un esempio virtuoso di innovazione tecnologica in un’ottica di economia circolare che dimostra co- me sia possibile rendere carbon negative un allevamento con 700 mucche, testimoniando inoltre una considerevole attenzione al benessere animale. Kids Go Green Il progetto “Kids Go Green” della Cooperativa Kaleidoscopio di Trento, in col- laborazione con la Fondazione Bruno Kessler ha coinvolto bambini, scuole e famiglie in modo ludico e creativo, arrivando a dimezzare l’impatto ambienta- le dei trasporti casa-scuola e creando una consapevolezza ecologica diffusa. Cittadella della pesca Al porto di Viareggio ho incontrato l’Organizzazione di Produttori Cittadella della pesca che sta lavorando per valorizzare l’intera filiera della pesca at- traverso diversi progetti: ittiturismo, laboratorio di trasformazione, nuove infrastrutture, formazione, eventi e corsi con l’idea di coinvolgere attivamen- te i pescatori nella gestione dei processi. Asilo Azzaroli Una tappa toccante del viaggio ci porta a Sant’Agata sul Santerno per sco- prire l’Asilo “Azzaroli”, gestito dalla Cooperativa Sociale Progetto Crescita Onlus, del Consorzio Il Solco che ha fatto l’impossibile per rialzarsi dalla ter- ribile doppia alluvione dell’anno scorso, con coraggio e grazie a un’immensa solidarietà da tutta Italia. Orto 2.0 A Tor Vergata è nata una cooperativa di orticoltura che sta unendo innova- zione tecnologica e sostenibilità, sia ambientale sia sociale. Il progetto Orto 2.0 ha reso accessibile a tutti l’orto e i suoi frutti attraverso una App, grazie alla quale i consumatori possono ordinare - all’inizio delle due stagioni – ciò che vogliono sia coltivato per loro. La cooperativa cura inoltre percorsi di or- toterapia e formazione per l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, il tutto con l’obiettivo di creare un modello replicabile. L’Alveare A Faenza ho incontrato i referenti del Centro diurno per anziani “Francesca Cimatti”, gestito dalla Cooperativa sociale L’Alveare, che è stato letteralmen- te travolto dalla terribile doppia alluvione dell’anno scorso. È andato tutto perduto a parte la speranza, sostenuta da una smisurata solidarietà che sta aiutando questa realtà a ripartire. Ascolta il podcast Ascolta il podcast Ascolta il podcast Ascolta il podcast Ascolta il podcast Ascolta il podcast Ascolta il podcastNext >