< Previous40 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 È certo che il futuro, soprattutto quello climatico, non sia so- lo una questione tecnologica e di mercato. Le «resistenze» sociali alla transizione ecologica lo di- mostrano. Questa transizione è solo una versione leggera delle trasformazioni necessarie, dato che l›urgenza climatica è ormai pressante e richiede una vera conversione ecologica. Un’opzione per convincere l’opinione pubblica verso una maggiore sostenibilità è la questio- ne dell’occupazione. Tuttavia, la retorica dei green jobs, diffusa da oltre un decen- nio, ha basi fragili, come dimostrano le dinamiche recenti del mercato del lavo- ro. Parlando con industriali e dirigenti, emerge la convinzione che sostenibilità e decarbonizzazione siano strade obbligate. Tuttavia, è evidente che il lavoro green, specialmente in settori come la chimica, storicamente a bassa intensità di lavoro, continuerà ad essere caratterizzato da questa stessa bassa intensità. Consideran- do che l’automazione con l’intelligenza artificiale rischia di eliminare oltre 800 milioni di posti di lavoro entro il 2040, secondo McKinsey, è evidente che l’ap- peal del “lavoro” è ai minimi storici per molti, soprattutto nelle regioni setten- trionali del Pianeta. Un esempio è la Sardegna, dove l’opposizione all’eolico off shore a più di 20 km dalla costa po- trebbe significare la perdita di 10 mila posti di lavoro temporanei per dieci anni e 5 mila permanenti. Allo stesso modo, gli enti locali si oppongono sistematicamen- te a qualsiasi forma di energia rinnovabile che superi il tetto domestico, come evi- denziato nel Decreto Aree Idonee. Una via per coniugare la lotta ai cambiamenti climatici con la lotta alla disoccupazio- ne potrebbe essere quella seguita dagli operai della ex GKN di Campi Bisenzio (Firenze). Questi lavoratori non si sono arresi dopo essere stati licenziati improv- visamente nella notte del 9 luglio 2021 tramite un messaggio di posta elettronica certificata, senza preavviso né spiegazio- ni. Vale la pena di soffermarsi sulla storia recente di GKN: fino a dicembre 2021, l’azienda faceva parte della multinazio- nale GKN, una delle poche specializzate nella meccanica e nell’automotive anco- ra presenti in Gran Bretagna. Nel 2018, però, la multinazionale è stata acquisita dal fondo speculativo Melrose in una PROSPETTIVE di Sergio Ferraris giornalista scientifico, caporedattore “L’Ecofuturo Magazine” Mondi lontani L’innovazione non sempre è ecologica. La vicenda dell’exGKN ne è un esempio evidente, con gli ambientalisti che hanno scarso dialogo con i lavoratoridelle acquisizioni più ostili descritte dalla stampa inglese dopo l’assalto di Kraft a Cadbury nel 2009. Il fondo Melrose, noto per la sua stra- tegia di monetizzazione e vendita di imprese produttive, anche in questa occasione ha confermato la sua repu- tazione. Un anno dopo l’acquisizione, Melrose ha iniziato la dismissione di alcuni stabilimenti del gruppo, venden- do la tedesca Walterscheid Powertrain Group a un fondo di private equity statunitense, operazione motivata dalla necessità di ripianare i debiti pregressi, aumentati con l’acquisizione di GKN per 9,44 miliardi di euro. Anche in questo caso Melrose ha adottato la sua tipica strategia di “Buy-Improve-Sell”: acquistare, migliorare e vendere. Questo processo ha portato allo smem- bramento e alla vendita delle divisioni più redditizie dell’azienda, messe sul mer- cato per ottenere i migliori prezzi. La cessione della Walterscheid Powertrain Group è stata solo una delle strategie per ristrutturare e liquidare attività al fine di recuperare capitale e ridurre il debito accu- mulato dall’acquisizione di GKN. E così, anziché aggiungersi agli 87 tavoli di crisi aziendali che dominavano il Ministero dello Sviluppo Economico per oltre 100 mila lavoratori, gli operai della exGKN hanno deciso di pensarsi, mi si perdoni li gioco di parole, come soggetto colletti- vo attivo sulla transizione ecologica. Uno sforzo non indifferente, considerando che la logica dei licenziamenti repentini di massa tende a frammentare le comunità in individui isolati e più interessante perché exGKN operava nel settore dell’automo- tive tradizionale e fossile, considerato dalla politica più come un settore da preser- vare che da innovare, pena un “bagno di sangue” evocato negli ultimi anni dalla politica quando si parla di auto elettrica in particolare e di mobilità sostenibile. Non si tratta di un’idea nostalgica del collettivismo del secolo scorso, ma di prospettive sviluppate da un gruppo di ricerca che include economisti del Sant’Anna di Pisa. Il loro obiettivo è realizzare un “piano multilivello per la stabilità occupazionale e la reindustria- lizzazione del sito di Campi Bisenzio”. Questo piano segue le linee guida dello sviluppo sostenibile delineate da organiz- zazioni internazionali come IPCC e IEA. Il progetto si allinea all’asse Green del PNRR, concentrandosi sulla mobilità sostenibile e sulla produzione di ener- gia pulita. Questa prospettiva sinergica integra sviluppo economico e sociale, promuovendo l’innovazione tecnologica, l’alta formazione e la tutela del territorio e delle comunità. Di seguito i punti chia- ve emersi dalla ricerca rappresentano un patrimonio comune condiviso anche da altre esperienze simili nel mondo. Conoscenza del Processo Pro- duttivo. Il know-how specifico dei lavoratori nei processi di recupero è cruciale per garantire continuità pro- duttiva. Come nel caso ex- exGKN, dove il collettivo di fabbrica ha di- mostrato che la produzione potrebbe ripartire in qualsiasi momento con la volontà degli operai. Capitale di Funzionamento. È es- senziale per acquistare materie prime e avviare il ciclo produttivo, rap- presentando il punto critico delle imprese recuperate. Solidarietà. La solidarietà tra lavoratori e la comunità circostante è fondamen- tale, poiché supporta le fabbriche in lotta, creando un processo aperto e col- lettivo di recupero delle imprese. Collaborazione con l’Università. La sinergia tra fabbrica e mondo uni- versitario è cruciale, rinnovando una relazione vitale che è stata fondamen- tale anche per le imprese recuperate all’estero. 41 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 Immagine: Valentina Ceccatelli / Flickr42 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 LAVERABIOEDILIZIA: SANAEOFFGRID Tuttoquellochedevisapereperpoterottenere unacasaveramenteecologica,salubre, confortevoleedenergeticamenteindipendente. CaseInPaglia.it GUARDAILVIDEOPERSCOPRIRE PROSPETTIVE Le strade aperte La exGKN, gestita con il coinvolgimen- to di operai e ricercatori del Sant’Anna, prospetta due direzioni future: la “ri- conversione incrementale” nel settore della mobilità, puntando su semiassi e sistemi di trasmissione di potenza per automobili, autobus e treni. Questa strategia mira a mantenere una produ- zione consolidata e ad affrontare le sfide nel settore automobilistico, con l’obiet- tivo di espandersi nell’elettrificazione e stabilizzare l’attività attraverso il merca- to dei veicoli per il trasporto pubblico. L’integrazione con tecnologie avanzate favorisce la posizione dell’azienda nella mobilità pubblica sostenibile, promuo- vendo la sostenibilità economica a lungo termine grazie alla sinergia tra operai e ricercatori universitari. La seconda prospettiva è quella della trasformazione radicale, che prevede il passaggio dell’attività produttiva della exGKN a un nuovo settore industriale dedicato alla generazione e conservazio- ne di energia “pulita”. Questa strategia si basa sugli investimenti del PNRR per la riconversione energetica, in linea con la strategia europea sull’idrogeno che mira a raggiungere almeno il 13-14% del consu- mo energetico entro il 2050 (attualmente al 2% nella UE). Oltre all’idrogeno, in- clude la produzione di componenti per impianti fotovoltaici progettati per massimizzare l’efficienza energetica e adattarsi a vari utilizzi previsti nel PN- RR, come l’agrivoltaico e l’integrazione con sistemi di produzione di idrogeno. Questi componenti saranno dotati di tecnologie avanzate, come pannelli bi- facciali per ottimizzare la resa energetica in diverse condizioni ambientali, con un’installazione flessibile per ridurre co- sti e tempi. La crescita della produzione è prevista per portare a una progressiva riduzione dei costi di fabbricazione. Innovazione Vs ecologia La questione più interessante di tutta la vicenda exGKN la identificano Lo- renzo Feltrin e Emanuele Leonardi. Hanno scritto che la fase storica attuale è il fallimento della transizione ecologi- ca dall’alto «nella quale si è abbandonato il concetto che protezione ambientale e crescita economica si escludono a vi- cenda, ma nella quale la green economy propriamente intesa è in grado di inter- nalizzare il vincolo ecologico non più come ‘blocco’ dello sviluppo capitali- stico, bensì come ‘fondamento’ di un nuovo ciclo di accumulazione». Sostengono che una transizione ecolo- gica guidata dall’alto può conciliare la protezione ambientale con la crescita economica solo se il movimento operaio viene relegato ai margini. Movimento storicamente impegnato nella lotta con- tro le disuguaglianze, rischia di essere visto come un ostacolo al cambiamento, in nome della tutela dell’occupazione. Il protagonista della green economy è l’imprenditore di se stesso: audace, illu- minato, smart. La sua carica innovativa deriva dall’ignorare le pastoie dei corpi intermedi, in particolare i sindacati, e dalla lentezza della mediazione istitu- zionale e democratica. I due ricercatori tracciano un quadro impietoso sull’in- novazione e sull’ecologia. Secondo le recenti stime dell’OIL, il tasso globale di occupazione nel settore manifatturiero è diminuito costantemente dal 15,6% nel 1991 al 13,6% nel 2021. Nel medesimo periodo, le emissioni di anidride carbo- nica dai combustibili fossili, comprese quelle prodotte dai macchinari mani- fatturieri ma usate in altri settori e dai consumatori finali, sono aumentate da 23 a 36 miliardi di tonnellate annue. Inoltre, secondo il Climate Analysis Indicators Tool, le emissioni generate direttamente dall’industria sono pas- sate da 4,4 a 7,6 miliardi di tonnellate annue tra il 1991 e il 2018. In sintesi, l’approccio orientato al profitto nell’in- novazione ha comportato la perdita di posti di lavoro nelle fabbriche e la precarizzazione legata a tali perdite, ag- gravando al contempo la devastazione ambientale e climatica. Feltrin e Leonardi concludono: «Questo doppio impatto sottolinea come la lot- ta per la giustizia ambientale non possa prescindere da quella per la giustizia sociale, evidenziando la necessità di un approccio integrato che consideri le esi- genze dei lavoratori e dell’ambiente». Il problema reale è che in questa situa- zione i lavoratori, inclusi quelli della exGKN, si trovano soli e abbandonati dalle istituzioni, dalla politica e persi- no dagli ambientalisti italiani, a parte qualche esponente della lotta climatica. Questo è paradossale perché lavora- tori e ricercatori hanno abbracciato la transizione ecologica come il loro fu- turo, ma il mondo degli ambientalisti sembra non riconoscerlo. Anzi, a volte gli ambientalisti, insieme ai media am- bientali, sembrano dialogare di più con gli imprenditori che con i lavoratori. Nonostante la presenza della exGKN, l’ambiente e il sociale rimangono due mondi separati. Immagine: Valentina Ceccatelli / FlickrLAVERABIOEDILIZIA: SANAEOFFGRID Tuttoquellochedevisapereperpoterottenere unacasaveramenteecologica,salubre, confortevoleedenergeticamenteindipendente. CaseInPaglia.it GUARDAILVIDEOPERSCOPRIREL a condivisione tra comunità in agricoltura è un fenome- no in crescita che risponde a sfide economiche, ambientali e sociali attraverso la cooperazione e il supporto reciproco. Un modello sem- pre più utilizzato è quello della CSA, l’Agricoltura Sostenuta dalla Comunità che porta i cittadini a finanziare diretta- mente le aziende agricole locali, spesso tramite abbonamenti stagionali, in cam- bio di una quota di prodotti freschi. È un’attività che non solo garantisce un mercato sicuro per gli agricoltori ma rafforza anche i legami comunitari, pro- muovendo le pratiche di sostenibilità. Continuano a diffondersi le cooperative agricole dove gli agricoltori condividono risorse come attrezzature, infrastrutture e manodopera e i giardini comunitari: spazi urbani dove i membri della comu- nità coltivano insieme ortaggi e fiori. Da segnalare anche le banche dei semi, ini- ziativa che ha come scopo di preservare la biodiversità e che porta gli agricoltori a conservare e condividere semi autoc- toni e tradizionali staccandosi così dal potere che le grandi multinazionali esercitano sul tema e i progetti di agroe- cologia partecipativa in cui le comunità con l’agroforestazione e l’agricoltura ri- generativa lavorano per migliorare la fertilità del suolo, conservare l’acqua e difendere la genetica delle colture locali. Quando si parla di comunità e condivi- sione, non si può non fare riferimento alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), particolarmente rilevanti per le aree rurali dove l’uso di energia soste- nibile può ridurre i costi e aumentare l’autosufficienza. Abbiamo diversi esem- pi sparsi per l’Europa, uno è in Germania dove nella regione “Schleswig-Holstein” sono presenti numerose comunità fatte da agricoltori che utilizzano l’energia eolica e solare per portare avanti le lo- ro attività e, al contempo, vendono l’energia in eccesso e contribuiscono alla stabilità della rete elettrica locale. Altro interessante esempio è quello che ci arriva dal comune danese dell’isola di Samsø. Annoverato tra le buone prati- che presenti sul sito dell’UNFCCC – sito della Convenzione quadro delle Nazio- ni Unite sui cambiamenti climatici -, grazie a questo progetto che “guarda la futuro” l’isola ha già portato le proprie emissioni di gas serra vicine allo zero attraverso l’installazione di «11 turbi- ne eoliche on-shore e 10 off-shore, 4 impianti di teleriscaldamento locali ali- mentati da biomassa e la diffusione dei pannelli solari». Per eliminare comple- tamente le emissioni di carbonio entro il 2030, la comunità insulare estenderà l’uso dell’elettricità rinnovabile nei set- tori del riscaldamento e dei trasporti stradali e sostituirà i combustibili fossi- li nel trasporto marittimo con biogas o elettricità generata localmente. Ma anche in Italia non mancano le ini- ziative. Tra queste ricordiamo la CER Gesuiti che si è costituita lo scorso maggio nella provincia di Taranto, nata dall’azienda agricola Mario Calvi e dalla società cooperativa IAS Energy. Sco- po del progetto, in cui sono coinvolti organismi di ricerca del Politecnico di Torino, è accompagnare la transizione elettrica e lo sviluppo locale, sostenibile e innovativo, attraverso la produzione di energia pulita in modo da ridurre la povertà energetica, aumentare l’ef- ficienza dei consumi tradizionali e introdurre nuovi modelli produttivi ca- paci di coniugare tecnologia avanzata e la vocazione vitivinicola della zona. Agrivoltaico e benefici Grazie alle rinnovabili i territori han- no l’opportunità di sfruttare i vantaggi derivanti dall’uso di nuovi modelli ener- getici, sempre più integrati al contesto 44 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 Agricoltura In tutte le pratiche agricole le carte vincenti sono la cooperazione e la condivisione di Ivan Manzo Condividere per coltivare Foto: Wichansumalee/ Depositphotosrurale e agricolo. Del tema abbiamo parlato con Rolando Roberto, Vicepre- sidente di Italia Solare, che ha descritto anche le potenzialità che ruotano in- torno all’agrivoltaico. «La condivisione di buone pratiche è un’ottima op- portunità per i territori, sia sul piano ambientale sia su quello economico e sociale. Tra gli obiettivi delle comunità energetiche – ha detto Roberto – c’è anche quello di costruire una cultu- ra tra i cittadini basata sull’efficienza e l’autoconsumo. È in questo contesto che si inserisce il filone dell’agrivoltai- co, anche se alcune delle associazioni agricole non lo vedono oggi come una vera opportunità. Come Italia Solare invece riteniamo si tratti di un’ottima occasione per permettere agli agricoltori di percepire anche un reddito energeti- co, più stabile e prevedibile del reddito agricolo, soprattutto considerando gli impatti che la crisi climatica può avere sulle colture. Chiaramente l’agrivoltaico non è la soluzione a tutto e non tutti i terreni sono adatti. Dando precedenza alle installazioni sui tetti, bisognereb- be per esempio valutare la possibilità del fotovoltaico a terra – quello tradi- zionale – nei terreni poco produttivi o vicini a poli industriali, e l’agrivoltaico nei terreni dove si integra bene e tende a valorizzare le colture del luogo». Par- lando della qualità dell’informazione sul tema, Roberto infine ha aggiunto che lo sviluppo dell’agrivoltaico «è in questo momento sfavorito da una serie di strumentalizzazioni mediatiche che alimentano un sentimento di contrasto sui territori». Il biogas che riscalda l’ospedale C’è il sistema del biogas integrato in agricoltura che crea un modello di so- stenibilità capace di ridurre l’impatto delle aziende e di creare valore aggiunto per la comunità locale. «Tra le rinno- vabili il biogas è quello maggiormente legato al territorio, dato che sfrutta gli scarti agricoli, come letame e liquame, e le risorse presenti sul territorio crean- do nuovi servizi ambientali. Pensiamo al servizio di stoccaggio del carbonio, ma anche alla capacità di questa filiera agricola di produrre sostanza organica per rigenerare il terreno» – ha dichiara- to Guido Bezzi, responsabile del settore agronomia del CIB (Consorzio Italiano Biogas) –. «Nella nostra rete abbiamo diverse esperienze virtuose in tema di condivisione in ambito agricolo. È il caso della cooperativa ‘Speranza’, sto- rica associata del CIB, che cede tutto quanto il calore all’Istituto di ricerca sul cancro di Candiolo (Irccs), contribuen- do così alle operazioni di riscaldamento e raffrescamento dell’edificio». Situati nell’area della città metropolitana di To- rino, l’Irccs e la cooperativa Speranza, che distano in linea d’aria meno di due chilometri, sono così protagoniste di un virtuoso esempio di economica circolare che si traduce in un risparmio economi- co pari a circa 200 mila euro l’anno per l’ospedale. «Spesso si crea una sinergia tra le diverse fonti rinnovabili usate nel settore agricolo la quale crea un siste- ma energeticamente indipendente. In sostanza, l’azienda agricola crea energia che serve a soddisfare il proprio fabbiso- gno energetico – ha poi aggiunto Bezzi – e a diffondere elettricità, biogas e bio- metano in rete. Proprio sul biometano stiamo vivendo un periodo di crescita. Si tratta di una fonte energetica che si presta a molteplici utilizzi». Possiamo utilizzare il biometano per decarboniz- zare il settore dei trasporti pesanti, per rendere meno impattante il traporto navale e buona parte del mondo indu- striale che continua a fare (troppo) uso di metano fossile. 45 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 202446 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 I temi legati alle questioni ambien- tali sono spesso molto tecnici e difficili da digerire. Come risolvere questo problema e rendere l’infor- mazione accessibile a tutti? La facciamo diventare un gioco da bambini. Giornalisti Nell’Erba (gNe) è un pro- getto, un laboratorio permanente, una testata e una giovanissima redazione ambientale che, grazie alla “cassetta de- gli attrezzi del giornalista”, fa vestire a bambini e ragazzi i panni del giornali- sta, diventando al tempo stesso vettori di informazione ambientale corretta e semplificata. Diffondere notizie efficaci dal punto di vista della capacità di assimilazione da parte dei lettori è una sfida fonda- mentale per la promozione di buone pratiche e l’adozione di stili di vita più sostenibili. Lo è ancora oggi, seb- bene la predisposizione verso i temi legati all’ambiente sia cambiata e ci sia più sensibilità. Ma nel 2006, qua- si vent’anni fa, nelle maggiori testate italiane non esistevano nemmeno le sezioni “ambiente”. «I bambini sono biologicamante per- fetti»”, dice Paola Bolaffio, giornalista, ideatrice del progetto e direttrice della testata. Il riferimento è al grande Enzo Biagi, con il suo inconfondibile stile, il suo elenco di domande dirette e scevre dall’egocentrismo che siamo abituati a vedere nei giornalisti moderni. «I bam- bini - continua la direttrice - con la loro semplice e pura curiosità, senza alcuna necessità di mettere in mostra le proprie competenze, formulano domande pun- tuali, alle quali gli intervistati siano essi ricercatori o politici, non possono far altro che rispondere altrettanto puntual- mente e sono obbligati a un esercizio di semplificazione». Il risultato è un’infor- mazione di qualità e accessibile a tutti. Creare informazione attraverso i giovani e giovanissimi ha molteplici effetti po- sitivi: «Cresciamo una generazione di cittadini attivi, informati, sensibili ai temi ambientali e soprattutto dotati di una coscienza critica: sanno selezionare le notizie e riconoscere le bufale. Cono- scono i meccanismi che stanno dietro alla creazione di una fake news e non ci cascano», continua Bolaffio. Inoltre, un altro risultato pienamente centrato da questo progetto è la propagazione delle informazioni. «I bambini e le bambine - prosegue - per loro natura raccontano tutto ciò che li ha incuriositi e catturati ad amici e famiglie, diventando un me- dia molto efficace». Radici solide Il premio di giornalismo ambientale per bambini e ragazzi è nato diciotto anni fa a Monte Porzio Catone, in pro- vincia di Roma, in occasione di una delle giornate dedicate alla pulizia dei parchi. Da allora, è stata fatta molta strada, raggiungendo migliaia di realtà nel territorio italiano, più di diecimi- Informazione L’informazione ambientale è un “gioco” da bambini. L’esperienza di Giornalisti Nell’Erba di Valeria Criseo Piccoli in / formazione47 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 la tra scuole e università. È una delle poche testate italiane ad aver seguito 5 COP, i lavori delle Conferenze ONU sul clima: dal 2015 per COP21 a Pa- rigi, COP22 a Marrakech, COP23 a Bonn, COP24 a Katowice e COP25 a Madrid, alla quale ha portato la più giovane reporter in sala stampa. I reportage sono diventati materiale di- dattico in molte scuole. Il Metodo gNe (acronimo per Giornalisti Nell’Er- ba) è diventato un metodo per molti docenti che utilizzano il giornalismo come strumento di insegnamento in classe. “Il Refuso”, l’associazione di promozione sociale che fa capo al pro- getto gNe, nel 2019 ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per l’educazione allo sviluppo sostenibile tramite le azioni di Gior- nalisti Nell’Erba, in forza proprio di questo metodo. Negli anni, molte le partnership collezionate, tra cui l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, la Federazione Nazionale della Stam- pa, l’ENEA, l’INFN, l’Università Tor Vergata, l’European Space Agency, l’ASI; gNe è inoltre tra i soci fonda- tori di FIMA, quella che un tempo è stata la federazione italiana media am- bientali. Tanti anche i riconoscimenti prestigiosi ricevuti nel tempo, come quello della Presidenza della Repub- blica, del Senato e della Camera dei Deputati, del Ministero dell’Ambien- te, della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Greenwashing sotto la lente Nel 2010, i gNe sono stati tra i pri- mi a occuparsi di greenwashing con il progetto “Si fa presto a dire green”, in collaborazione con l’Università di Roma 3 Tor Vergata. Utilizzando le tecniche investigative del giornalismo, Giornali- sti Nell’Erba ha organizzato una serie di workshop gratuiti aperti a tutti su come distinguere il green dal greenwashing, che ha riunito enti pubblici, scuole, uni- versità, giornalisti e imprese. Il progetto di Paola Bolaffio è stato invi- tato più volte tra gli speaker del Festival Internazionale del Giornalismo di Peru- gia. Ha collaborato con grandi aziende e nel 2015, grazie a una collaborazione con Carlsberg Italia, ha portato 10 gNe (maggiorenni in questo caso) a Expo Milano per raccontare la sostenibilità e “tradurre” in un linguaggio semplice il rapporto di sostenibilità dell’azienda. Il risultato è stato uno strumento di comunicazione innovativo che ha fatto diventare il sustainability report un gio- co di carte adatto a tutti. Dal 2018, la redazione di Giornalisti Nell’Erba sup- porta progetti europei, come la “Notte Europea dei Ricercatori e delle Ricer- catrici di Frascati Scienza” insieme alla quale promuove la diffusione di cultura scientifica. Giovani e giovanissimi Giornalisti Nell’Erba invitati come reporter in diverse occasioni, dal Villaggio della Terra a Rai Radio148 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 Gruppi d’Acquisto Solidale I Gruppi d’Acquisto Solidale oggi sono un esempio di economia alternativa per resistere alle crisi di Grazia Battiato Solidarietà in gruppo uando Tangentopoli ir- rompe nella vita politica italiana, nei primi an- ni Novanta, innesca un periodo di grande transi- zione che viene spesso identificato con la fine della Prima Repubblica e che in- tensifica il sentimento di sfiducia della società civile verso la politica. Uniti da quello scoraggiamento, nel 1993 a Ve- rona, centinaia di persone si incontrano in occasione della conferenza “Quando l’economia uccide…bisogna cambia- re”, per riflettere sulle conseguenze del sistema economico al ribasso proposto dalla società dei consumi e per provare a definire un modello più sostenibile. È il primo passo verso la nascita dei Gruppi d’Acquisto Solidali, abbreviati in GAS, organizzazioni spontanee i cui aderenti applicano i princìpi dell’economia so- lidale alle proprie spese, generalmente acquistando beni direttamente da pro- duttori selezionati in base a criteri di solidarietà e sostenibilità, oltre che per la qualità dei prodotti. Il primo GAS vero e proprio nascerà nel ’94 a Fidenza. Sarà un’esperienza che presto contaminerà tutto il territorio italiano e che oggi, a trent’anni da quel momento, resiste ancora. «Il periodo storico in cui nascono i GAS è di gran- de importanza», racconta Francesca Forno, sociologa e docente all’Università di Trento. «Il crol- lo dei partiti storici che avevano retto l’Italia sin dalla fondazione della Repub- blica, unito alla crisi dei sindacati e delle organizzazioni tradizionali, allontana i cittadini dalle forme di partecipazione istituzionali e apre un periodo di novi- tà. Si sperimenta allora la possibilità di prendere la politica nelle proprie mani usando il cosiddetto potere della busta della spesa». Insieme, conviene I gasisti sono quindi tra i primi pro- motori di un consumo critico che non tiene conto soltanto del rapporto qualità-prezzo ma che riconosce nel cit- tadino-con- sumatore un ruolo chiave per in- fluenzare le politiche che determinano, per esempio, le condizioni dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente. «Assistiamo a un picco nella crescita dei GAS anche durante la crisi economica del 2007- 2008», continua Forno. «La crisi riduce il potere d’acquisto e dentro i GAS si risparmia: in primis, perché si compra insieme e poi perché si annullano i costi di intermediazione». Dall’esperimen- to emiliano del ’94 i GAS crescono, si moltiplicano, diventano centinaia, so- prattutto nelle città del Centro-Nord, dove l’acquisto di prossimità è cer- tamente meno scontato. Attraverso i GAS oggi si compra soprattutto cibo, spesso biologico e a chilometro zero, Q49 L’ECOFUTURO MAGAZINE Luglio-Agosto 2024 in alcuni si tro- vano anche detersivi sfusi e pro- dotti per l’igiene. Meno diffuso, rispetto ai primi anni, è l’acquisto di indumenti, anche se dai GAS sono na- te alcune fiere del tessile solidale come azione di contrasto al mercato del fast fashion. Molti GAS sono mappati, ma quantificarli è impossibile, perché si tratta frequentemente di gruppi infor- mali che per non dissipare il “capitale delle relazioni”, si dividono se il nume- ro di aderenti aumenta troppo, dando vita a un nuovo nucleo. Che cosa è cambiato Se prima ad accomunare i gasisti c’e- ra la disillusione verso la politica, la volontà di orientare l’economia al bene comune e di attivare nuo- ve forme di cittadinanza sostenibile, spesso chi si unisce a un GAS oggi lo fa piuttosto per abbracciare uno sti- le di vita più salutare. Stando ai dati che emergono del rapporto biennale sul consumo responsabile in Italia 2024, commissionato a SWG dall’Università di Padova e di Trento, alla base delle scelte di consumo critico c’è sempre di più la volontà di acquistare pro- dotti di qualità, opzione scelta dal 21,7% degli intervistati a fronte del 3,8% rilevato nel 2002, e sempre meno quella di aiutare i paesi in via di sviluppo (scel- ta dal 13,6% del campione nel 2002 e oggi solo dal 7%) o le organizzazioni che ope- rano nel settore (7% del 2024 contro il 17,1% del 2002). Ai GAS va riconosciuto il merito di aver influenzato la spesa di un numero sempre più ampio di persone, cambiamenti che hanno avuto impat- ti anche sull’offerta che ritroviamo nei banchi ali- mentari. «È evidente come la grande distribuzione che tanto ha in- fluenzato il nostro immaginario, oggi rincorra quello creato dai gruppi d’acquisto solidale», chiosa Forno. «Se oggi il cavolo nero e la patata viola sono in vendita anche nella grande distribuzione, questa è una conseguenza della rivalorizzazione del cibo che hanno fatto questi gruppi. Per alcuni è un classico fenomeno di cooptazione del mercato, io tuttavia lo leggo anche come un successo dei GAS». Non solo cibo: i GAF e i GAI Tra le principali evoluzioni dei Grup- pi d’Acquisto Solidali ci sono i GAF, i Gruppi d’Acquisto Fotovoltaico. Con- dividono con i GAS le finalità solidali, collettive e di risparmio, permetten- do a famiglie e singoli cittadini, così come a piccole imprese, di installare pannelli fotovoltaici a costi vantag- giosi e di poter contare sul sostegno del gruppo per tutto il processo: dalla possibilità di acquisto con agevolazio- ni alla messa a punto dell’impianto. I GAF, attualmente presenti in tutto il territorio italiano, nascono dall’im- pegno di associazioni e cooperative e possono essere promossi e agevolati anche dagli stessi GAS. Tra i GAF più longevi c’è Sole in Rete, progetto del- la Onlus EnergoClub, che dal 2011 sensibilizza per l’autonomia energe- tica delle comunità locali attraverso i Gruppi d’Acquisto. Attraverso il pro- getto è possibile aderire anche a gruppi per l’autoproduzione dell’acqua calda sanitaria e del riscaldamento tramite l’acquisto di pompe di calore o ancora a gruppi d’acquisto per piani cottu- ra a induzione. Anche Legambiente propone Gruppi d’Acquisto Fotovol- taici in diverse zone della penisola. Per esempio, il circolo di Piacenza ha da poco avviato il quinto GAS solare per impianti fotovoltaici a tetto che pro- mette, oltre al risparmio in bolletta, anche la deduzione fiscale del 50% dell’impianto. «Abbiamo già raccolto una trentina di adesioni», spiega Lau- ra Chiappa, presidente del circolo. «Il quarto gruppo d’acquisto ha coinvol- to 21 impianti fotovoltaici in grado di produrre annualmente circa 120-140 MW di energia elettrica che corrispon- dono a un risparmio di circa 60-70 tonnellate l’anno di CO 2 . Direi che è un buon risultato». L’associazione è in questo caso facilitatore, media- tore e coordinatore degli aderenti: cerca gli installatori – con capitola- to di gara definito collettivamente -, garantisce l’acquisto dell’impianto al miglior prezzo, un’installazione rapi- da e il supporto nella manutenzione. Analoghi dei GAS sono anche i GAI, i Gruppi d’Acquisto Solidali per l’ac- quisto collettivo di auto ibride. Ne è un esempio Ecoverso, associazione culturale nata nel 2013 come primo GAI italiano, che negli anni ha fatto acquistare ai partecipanti oltre trecen- to auto ibride e che oggi promette un risparmio medio di circa mille euro a veicolo. Illustrazione: Tai11 / DepositphotosNext >