< Previous60 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 201961 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 62 VIAGGIARE SLOW / di Luca Martinelli* L'Italia è bella dentro Un modo diverso di viaggiare: alla scoperta di storie di resilienza, innovazione e ritorno nelle aree interne I l libro “L’Italia è bella dentro” (Altreconomia) è un viaggio alla scoperta del nostro Paese, un tour che tocca i margini, luoghi magici e ricchissimi (dal punto di vista naturalistico, culturale, dell’enogastronomia) e spesso poco conosciuti. In questi territori esistono soggetti capaci di immaginare processi innovativi, che riguardano l’accesso ai servizi essenziali ma anche l’offerta turistica. Tre storie, tre esempi, per conoscerle. La rinascita pop della val Borbe- ra: Cascina Barbàn L’Alta Val Borbera si allarga davanti agli occhi superate le Strette di Pertuso. Questo lembo di Appennino al confine tra Piemonte e Liguria appare oltre il profondo canyon scavato dal corso del fiume Borbera. “Martina e io siamo arrivati qui una decina di anni fa per realizzare il nostro sogno, un progetto agricolo 63 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 che incidesse sul territorio, un territorio montano, appenninico” racconta Maurizio Carucci, contadino, vignaiolo e cantautore degli Ex-Otago. Entrambi sono originari di Genova. Dieci anni fa dove oggi ci sono la cantina e il grande salone collettivo con una vetrata aperta sulla valle, con cucina e tavolo sociale, stufa a legna e pianoforte, adatto per degustazioni e incontri, c’erano solo ruderi; oggi questo è il cuore di Cascina Barbàn (https://www.cascinabarban.com), un’azienda agricola gestita da un collettivo di quattro persone. Per acquistare la metà di quei sassi, grazie a un finanziamento di Banca Etica, è stato necessario convincere una trentina di proprietari: “Questo dà conto di uno dei problemi più forti del nostro Appennino, l’estrema parcellizzazione della proprietà fondiaria” dice Maurizio: “Qua si è sempre fatto vino, e fino agli anni Cinquanta in Alta Val Borbera c’erano oltre 60 ettari vitati”. Mentre camminiamo tra i sentieri intorno alla Cascina Barbàn, Martina e Maurizio mostrano tralci centenari che sopravvivono soffocati dalla vegetazione. Le loro vigne vecchie invece le hanno recuperate, e oggi producono il vino di punta dell’azienda, ilBarbàn. Nel primo fine settimana di luglio Cascina Barbàn ospita il Boscadrà, un festival per parlare di agricoltura e fare cultura. Tutta la Val Borbera può tornare a parlare la lingua del vino, e anche quella del Pop, che è la preferita da Maurizio Carucci. “L’Appennino, in questo momento, a livello storico-economico e sociale, potrebbe svolgere un ruolo di fermento, utile a tracciare nuove strade di fronte a quelle interrotte, in quest’epoca un po’ turbolenta, con le fabbriche ormai chiuse e uno spaesamento collettivo” racconta. Nel 2020 uscirà il documentario AppenninoPOP (https:// www.appenninopop.it). Viaggio in Val Borbera tra vini, temporali e rivoluzioni possibili. Maurizio lo sta realizzando insieme a Elisa Brivio (producer e co- autrice), Cosimo Bruzzese (regista) ed Eugenio Soliani (social media manager): “Voglio raccontare questo lembo di terra, e con questo l’Appennino, di cui la gente ha un’idea non proprio aderente alla realtà. L’Appennino è un’opportunità, uno spazio che può permettere, a chi lo desidera, di ricominciare da capo, da un bianco, un punto neutro. Oggi per la prima volta l’essere umano si trova dinanzi a questa possibilità: vivere una vita rurale, contadina, ma connessi al mondo, grazie alla tecnologia”. La nuova linfa tra le valli bresciane per unire e rilanciare le aree interne San Colombano è l’ultima frazione di Collio, il Comune più alto della Val Trompia (Brescia). A mille metri sul livello del mare, e a una decina di chilometri dal Passo del Maniva. Questo paese che viveva di turismo, con due stazioni sciistiche, oggi affronta i problemi di tutte le aree interne d’Italia: la popolazione che invecchia, i giovani che lasciano la valle, servizi di cittadinanza sempre più rarefatti. “Qua vivono 800 persone” racconta Chiara Zanini. Nelle due valli, 25 Comuni in tutto, abitano meno di 40mila persone, su una superficie di circa 600 chilometri quadrati. Con il padre Silvio, Chiara gestisce un emporio. Davanti all’ingresso campeggia il totem di Linfa, la nuova cooperativa di comunità nata nel marzo del 2019 dall’esperienza della cooperativa sociale Andropolis (storica cooperativa che opera a Gardone Val Trompia dal 1990 e impiega 259 persone, di cui 70 svantaggiate), all’interno del progetto Valli Resilienti promosso dalle Comunità montane di Valle Trompia e Valle Sabbia nell’ambito del programma intersettoriale AttivAree di Fondazione Cariplo. Linfa (http://linfainmovimento. com) mette in rete i negozi di vicinato dell’alta Valle Trompia e della Valle Sabbia, una decina al momento, che sfruttano il proprio ruolo naturale di presìdi e diventano “una piattaforma per promuovere servizi, per soddisfare i bisogni dei cittadini della valle” racconta Giulia Corsini di Andropolis. Il funzionamento è semplice: gli utenti residenti vengono associati al negozio di vicinato più prossimo, a cui viene riconosciuta una percentuale per ogni transazione, sotto forma di un credito spendibile sulla piattaforma. La app può essere usata anche da persone che non vivono nelle Valli Resilienti, per acquistare beni e servizi del territorio o prenotare un weekend. Linfa abbraccia, racconta e offre una vetrina alle due valli. Tra i prodotti in vendita ci sono anche quelli del Circuito Valli Accoglienti e Solidali, che aggrega operatori turistici in Val Trompia e Valle Sabbia e offre esperienze e proposte centrate su un turismo sostenibile e accessibile. Da un fine settimana dedicato alla floriterapia, presso l’agriturismo Chichimela, azienda agricola biologica di Bovegno (in Val Trompia), alle camminate nel bosco delle Pertiche, un itinerario nel silenzio con partenza dall’agriturismo Le Fratte di Pertica Alta (in Valle Sabbia). Tra il 2015 e il 2017 il numero degli arrivi di turisti in valle è cresciuto del 30 per cento, fino a oltre 50mila persone. Tra alberghi e altre strutture ricettive, gli ospiti hanno a disposizione circa 3mila posti letto. Una realtà che racconta al meglio l’idea di accoglienza solidale è forse l’Ostello sociale Borgo Venno di Lavenone, un bell’edificio nel centro storico del borgo della Valle Sabbia, gestito dal 2016 da Co.Ge.S.S. onlus, cooperativa che si occupa da 25 anni di servizi rivolti a persone con disabilità. A Lavenone la cooperativa gestiva già un bar. Entrambe le attività si svolgono nell’ambito del Laboratorio di inclusione sociale (Labis), il primo in alta Valle Sabbia, un intervento che permette alle persone con disabilità di stare all’interno di ambienti socializzanti.L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 64 *giornalista, ha fatto parte del gruppo di lavoro della “Strategia nazionale aree interne” Cereali, farine, pane e comunità disegnano il futuro della Valma- recchia Bruno Rossi ha quasi 80 anni e al momento della pensione è tornato al podere ereditato dal nonno. Dall’aprile del 2018 è uno dei sei soci fondatori della cooperativa agricola Valmarecchia Bionatura, che è nata per valorizzare il territorio producendo farine di grani dei primi del Novecento, commercializzati con il marchio “Terre Biologiche Valmarecchia” (https://www.facebook.com/FarineGraniAntichi) È una scommessa: in questo territorio tra la Romagna e le Marche, che tra il 1982 e il 2010 ha perso il 40 per cento della superficie agricola utilizzata (SAU), un gruppo di contadini decide di fare rete e investe per costruire il proprio mulino, e arrivare a controllare così tutta la filiera, dal seme alla farina. “La macina è a pietra, ma l’impianto è moderno. Il grano passa attraverso le fasi di vagliatura, decorticazione, bagnatura e macina attraverso un sistema di pompe pneumatiche”, racconta Nicola Corazza. La linea produttiva può arrivare a macinare tra i mille e i 3mila quintali di cereali all’anno. “Nel 2018 abbiamo raccolto 400 quintali, che sono diventati 800 nel 2019”, racconta Corazza. Con il mulino di proprietà s’è allargato anche il catalogo delle farine a disposizione. “La superficie aziendale delle realtà associate alla cooperativa arriva a circa 300 ettari, tra Pennabilli e Novafeltria. Nell’ultimo anno abbiamo deciso di differenziare la produzione introducendo anche alcuni legumi, come ceci e lenticchie, orzo e miglio”, racconta Corazza. A venti chilometri da Pennabilli c’è San Leo: il centro storico, uno dei borghi più belli d’Italia a quasi 600 metri sul livello del mare, è costruito su un enorme masso roccioso invalicabile. C’è solo una porta d’ingresso, alla quale si sale dalla valle del Marecchia lungo una strada tagliata nella roccia. “I residenti del borgo sono appena un centinaio: stava venendo meno il senso di comunità”, raccontano Marta Ciucci e Samuele Nucci. Fanno parte del direttivo della cooperativa di comunità Fer-Menti Leontine (http:// www.facebook.com/fermentileontine), che è nata il primo agosto del 2019, giorno di San Leone, al termine di un percorso partecipato. “Ci siamo dati un primo obiettivo, che è quello di riaprire il forno di San Leo: dopo oltre sessant’anni di attività, il negozio ha chiuso nell’autunno del 2018”. Era uno dei simboli del centro storico. Oggi che il cantiere è aperto, la cooperativa guarda già oltre, verso un prossimo ambizioso obiettivo: tornare ad aprire le finestre chiuse delle seconde case di San Leo. “Questo è un borgo che può vivere, immerso in un territorio ricchissimo che è il Montefeltro. Non è funzionale il turismo mordi-e-fuggi. Puntiamo a persone che si fermino”, racconta Marta. L'Italia è bella dentro “L’Italia è bella dentro” è un anche viaggio alla scoperta del nostro Paese, un tour che tocca i margini, luoghi magici e ricchissimi (dal punto di vista naturalistico, culturale, dell’enogastronomia) e spesso poco conosciuti. In questi territori esistono soggetti capaci di immaginare processi innovativi, che riguardano l’accesso ai servizi essenziali ma anche l’offerta turistica. Vi accompagniamo a conoscerli. 144 pagine euro 13,00 Altreconomia65 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 N on il catastrofismo apocalittico che ci paralizza, ma tante proposte concrete per salvare il pianeta e al contempo migliorare le nostre vite, a partire dalle scelte quotidiane. Perché l’ambiente non è un problema, come spesso ci raccontano, ma una straordinaria opportunità -se impariamo a rispettarlo- per creare economia, occupazione, salute, benessere, pace e democrazia. Ne parleremo con tanti ospiti, esperti di ecotecnologie e divulgatori scientifici. Osptiti fissi Licia Colò, Jacopo Fo, Valerio Rossi Albertini, Lucia Cuffaro, Walter Klinkon, Fabio Roggiolani e Sergio Ferraris. In studio Michele Dotti e Valentina Ghini. Le otto puntate televisive – in onda ogni sabato dal 18 aprile nelle tv private italiane ed estere del circuito di FoxProduction&Music e su ilFattoQuotidiano.it, con replica di domenica- ci accompagneranno alla settima edizione di Ecofuturo Festival che si terrà sempre a Padova nella cornice del Fenice Green Energy Park a Padova dal 14 al 18 luglio 2020. Vi aspettiamo per gettare insieme uno sguardo sul futuro possibile, che è già iniziato. Prima Stagione Ecco tutte le puntate che sono andate in onda lo scorso anno : Torna Ecofuturo TV Dopo il successo della prima stagione, andata in onda lo scorso anno, torna - da maggio EcofuturoTV, una trasmissione in otto puntate, per parlare di ecologia, innovazione tecnologia e scelte consapevoli67 LIBRI Ogni lettura è un atto di resistenza. (Daniel Pennac) Le trappole del clima di G. Battista Zorzoli e Gianni Silvestrini Una mappa per evitare le trappole del clima. È questa in estrema sintesi la traccia che hanno seguito due grandi esperti di energia e clima nel loro ultimo volume che ci indica le botole nascoste da evitare sulla questione climatica. Una per tutte è quella della percezione dei rischi legati al clima in via di cambiamento, che sono assolutamente sottovalutati nonostante gli allarmi del mondo scientifico. Al punto che persino l'Economist ha definito il cambiamento climatico: «un problema diabolico per l’umanità, urgente ma affrontato con il rallentatore, immediato ma distante, reale ma nello stesso tempo astratto». Come sfuggire quindi a questa e ad altre trappole? Gli autori indicano la possibilità di seguire come indicazioni una serie di azioni positive e gli obiettivi di sviluppo, una tra tutte il Green New Deal. Insomma se da un lato il quadro tracciato dal mondo della scienza è drammatico, guardando la medaglia dall'altro lato, si intravedono le soluzioni possibili. Se sapremo coglierle presto. 200 pagine € 20,00 Edizioni Ambiente Impresa (er)etica di Alessandro Zaltron “Eretico è chi dissente per giustificati motivi dal pensiero comune, rifiutandosi di credere che esso esaurisca il possibile paniere delle verità solamente perché ad attingervi sono in tanti. Eretico è colui che dubita e, spinto dal dubbio, quindi dall’autentica fame di verità, si predispone a errare, che vuol dire sì sbagliare, ma anche uscire dal seminato per trovare nuove colture, o culture”. In un crescendo di episodi e scelte talmente etiche da sembrare eretiche, Alessandro Zaltron racconta con maestria le dodici eresie ispirate alla natura e alla storia di D’orica, azienda orafa vicentina promotrice della rinascita della filiera della seta in Italia. Un romanzo che si propone come nuovo vademecum del fare impresa onestamente, con un avvicinamento realmente etico e (eco)sostenibile al mondo – quello del lavoro per primo. 170 pagine € 15,00 Manuzio Società Editrice Chernobyl Italia. Segreti, errori ed eroi: una storia non ancora finita di Stefania Divertito Descrivere Chernobyl alle generazioni future. È questa l'operazione di trasmissione della memoria che ha realizzato Stefania Divertito con il suo volume "Chernobyl Italia" nel quale si affronta la prima catastrofe nucleare del settore civile della storia. «L'idea del volume mi è venuta nel periodo in cui sono diventata zia e ho realizzato che era necessario fornire degli strumenti di conoscenza e interpretazione alla generazione della mia nipotina che tra una ventina d'anni potrebbe avere delle difficoltà anche solo nel reperire informazioni sul'evento. E allora mi sono posta il problema su come fare a rendere disponibile un pezzo di questo sapere a una ventenne del 2040». Un testo da leggere per conoscere, se all'epoca non si è vissuta l'esperienza e per ricordare per i più grandi. 165 pagine € 16,00 Sperling & Kupfer Cambiamenti Climatici. Come stiamo perdendo la sfida più importante di Alessandro Farruggia Curereste un malato di broncopolmonite con un'aspirina? Pensiamo proprio di no, eppure col clima ci stiamo comportando esattamente così. Lo scrive Alessandro Farruggia nel suo ultimo volume nel quale l’autore -critico da sempre verso il sistema internazionale degli accordi internazionali per la "riduzione" delle emissioni- traccia la storia della questione climatica in tutte le sue tappe, riconoscendo il ruolo positivo di alcuni attori come la Chiesa cattolica, ma non facendo sconti alla politica, insufficiente se non addirittura in malafede quando si salda al negazionismo e agli interessi delle fonti fossili. Un volume che non deve mancare nella biblioteca del lettore interessato alle sorti del clima. 272 pagine € 18 Diarkos L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020L’ecologia sembra aver fatto breccia anche nelle canzoni indie italiane, che cominciano a uscire dai testi autoreferenziali della semplice quotidianità o dalla voglia di riscatto personale all’interno di luoghi degradati. Molto bene naturalmente che tali contenuti epocali e fondamentali riempiano le nuove canzoni di oggi, sperando davvero che non sia solo una scelta strumentale degli artisti per cavalcare i temi civili che coinvolgono le masse giovanili. C’è il nuovo singolo solista di Piero Pelù dal titolo Picnic all'Inferno, in cui il leader dei Litfiba inserisce un audio di Greta Thunberg e la descrive come una "piccola guerriera figlia della luna". Greta che ritorna anche nell'ultima traccia dell'album di Marracash, in cui Cosmo canta "Ce la posso fare, meglio di mio padre, io ce la posso fare, ripartire, la mia razza si estingue". Poi c’è Natura viva degli Eugenio in Via di Gioia, band emergente del circuito indie, che parla dell'ambiente e del pianeta, anche dopo un loro appello pubblico a piantare alberi. Ce lo dimostra anche Himalaya di Gigante che sembra scritta dagli uomini sopravvissuti al post- catastrofe, con indosso solo una borraccia, che devono tornare a nascondersi nella natura per imparare a vivere di nuovo come dei veri e propri selvaggi. Uno dei più bei dischi recenti sul rapporto tra uomo e natura è Die di Iosonouncane, già premiato come miglior album indipendente al MEI, mentre nel rap citiamo il disco Ologramma di Mezzosangue, uno dei migliori artisti della scena hip hop, a suo modo un inno alla salvaguardia del pianeta e di se stessi, con parole secche e dure dal tono apocalittico. E si potrebbe proseguire con tanti altri esempi. Vedremo se si tratta solo di una moda o di una adesione sincera, come ci auguriamo, sui temi fondamentali per il nostro futuro. MUSICA PER L'AMBIENTE a cura di Giordano Sangiorgi BELLOMONDO: Erica Boschiero a sostegno di Fridays For Future È uscito proprio nella giornata del "Block Friday", quarta edizione dello sciopero per il clima, "BELLOMONDO", il nuovo brano della cantautrice Erica Boschiero, realizzato con 300 ragazzi di alcune scuole primarie della provincia di Udine e a sostegno delle manifestazioni dei Fridays For Future! Video, disegni e animazioni sono di Dario Scaramuzza. Il testo è stato composto dalle alunne e dagli alunni delle scuole primarie di Cavazzo Carnico, Comeglians, Osoppo, Tolmezzo, Tarvisio e Paluzza, tutti in provincia di Udine, coordinati da Erica Boschiero. La musica è di Erica Boschiero, gli arrangiamenti di Sergio Marchesini. Il coro è quello della scuola primaria “P.D.M. Turoldo” di Tolmezzo diretto da Patrizia Mecchia Il videoclip è realizzato con il contributo di EcoFuturo Festival ed è stato presentato da Erica Boschiero anche a Roma, al Ministero dell’Istruzione in occasione della firma del Protocollo d’intesa fra MIUR ed Ecofuturo-Giga, che ha dato l’avvio al Progetto di “Autocura energetica delle scuole”. Bellomondo è il frutto di un laboratorio sui temi dell’ecologia, della cittadinanza attiva, dei diritti umani, realizzato dalla Rete di scuole Sbilf dell’Alto Friuli, nell’ambito del progetto “Strade di Cittadinanza” finanziato con i Progetti Speciali della Regione Friuli Venezia Giulia. YELLOW TAXI Joni Mitchell (1970) Hanno asfaltato il paradiso e ci hanno messo su un parcheggio con un hotel rosa, una boutique e un ritrovo alla moda. Non ti sembra sempre di non sapere quello che hai finché non l’hai perduto? Hanno asfaltato il paradiso e ci hanno messo su un parcheggio. Hanno preso tutti gli alberi e li hanno messi in un museo e hanno fatto pagare a tutti un dollaro e mezzo per vederli. Non ti sembra sempre di non sapere quello che hai finché non l’hai perduto? Hanno asfaltato il paradiso e ci hanno messo su un parcheggio. Hey, contadino metti via il tuo DDT non mi importa delle macchie sulle mele lasciami gli uccelli e le api, ti prego! Non ti sembra sempre di non sapere quello che hai finché non l’hai perduto? Hanno asfaltato il paradiso e ci hanno messo su un parcheggio. Ieri sera tardi ho sentito la porta sbattere e un grosso taxi giallo ha portato via il mio vecchio. Non ti sembra sempre di non sapere quello che hai finché non l’hai perduto? Hanno asfaltato il paradiso e ci hanno messo su un parcheggio. Indie per l’ambiente PAROLE IN MUSICA di Sauro Secci69 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 Ultime cene - L’antropocene e le altre Le fiamme di un incendio illuminano una notte di aprile 2016 in cui nel National Park di Nairobi sono state bruciate zanne di elefante sottratte ai bracconieri per un totale di 105 tonnellate di avorio, radunate in ordinate cataste che sembrano pire funerarie. Queste sono le immagini che gli autori di “Antropocene: l’epoca umana” hanno scelto per aprire e chiudere il loro lungometraggio non-fiction. Un rogo epocale con cui il Kenya ha voluto dare un messaggio eclatante a tutta la filiera dell’avorio, dai bracconieri ai contrabbandieri che lo esportano, agli artigiani che lo lavorano, agli sciagurati che lo acquistano. Un rogo triste ma necessario che apre il film all’insegna di una contraddizione: gli uomini hanno sia il potere di distruggere che salvaguardare le risorse naturali: in questo caso distruggere la più grande riserva di avorio del pianeta per dimostrare la volontà di conservare un bene più grande, la vita degli animali uccisi per averlo. “Antropocene” è il termine con cui alcuni geologi hanno definito l’era in cui la presenza umana si rivela in grado di modificare in modo permanente l’ecosistema. Dai boschi secolari del Canada alle vasche per l’estrazione del litio in Cile, dalla scavatrice monstre di 12.000 tonnellate che in Germania si mangia decine di metri di colline carbonifere al giorno, alle immagini di vera distopia di Lagos, passata in cinquant’anni da 200.000 a 20 milioni di abitanti, quello che il film ci mostra è la profondità dell’impronta umana sul presente. Lo fa con uno stile imperturbabile e riflessivo, fatto di un montaggio che privilegia i piani sequenza agli stacchi, con inquadrature lunghe e solenni, amplissimo uso di droni e riprese aeree che consentono zoomate chilometriche dal dettaglio al paesaggio. Anche i commenti della voce off sono diradati, lasciando che le immagini scorrano in silenzio, come in un sogno bizzarro, a volte raccapricciante. Le rare e brevi interviste sono spiazzanti, come quella alla donna che lavora nella discarica di Dandora, una delle più grandi di tutta l’Africa, in cui l’unica attività di “trattamento nei rifiuti” consiste nella processione di automezzi che, ballonzolando su strade fatte di liquami e detriti, scaricano ogni genere di rifiuti in dune alte decine di metri, sulle quali persone senza alcuna protezione (nemmeno guanti o scarpe) si aggirano come fantasmi rovistando in cerca di abiti, vetro o plastica riciclabile. L’intervistata si dice fiera di quel luogo e di lavorarci, e queste dichiarazioni, in assenza di commento, ci rendono impossibile capire se pensi veramente quello che dice o se lo dica solo per paura di essere licenziata. Forse è proprio partendo da questa scena apparentemente marginale (dura meno di 30 secondi) che possiamo trovare uno spunto di critica “politica” a questo film, nel complesso ben fatto e suggestivo, che cerca di mostrarci il punto a cui siamo ora con un piglio asettico, senza alimentare in alcun modo la vulgata neomillenaristica sul cambiamento climatico ma sperando di renderci più consapevoli e stimolando una reazione. Al posto del termine Antropocene, l’economista Jason Moore ha proposto invece di usare “Capitalocene”, suggerendo con questo termine che a salire sul banco degli imputati non debba essere l'intero genere umano ma piuttosto chi della situazione attuale ha precise responsabilità: governi, corporation, finanza, insomma il sistema capitalistico che regge da secoli l’Occidente. La filosofa americana Donna Haraway, in uno stimolante libro che si intitola “Cthulucene – sopravvivere su un pianeta infetto”, sembra però suggerirci una terza “cene”, ben espressa in questo passo: “restare a contatto con il problema richiede la capacità di essere veramente nel presente, ma non come un evanescente anello di congiunzione tra passati terribili o idilliaci da un lato e futuri salvifici o apocalittici dall’altro: bisogna essere presenti nel mondo in quanto creature mortali interconnesse in una miriade di configurazioni aperte fatte di luoghi, epoche, questioni e significati.” L'AMBIENTE IMMAGINATO a cura di Stefano Visani Girato in 43 luoghi diversi di 20 paesi del mondo, Antropocene fa parte del progetto espositivo omonimo allestito sino al 5 gennaio scorso negli spazi della Fondazione MAST di Bologna. Il film, che veniva proiettato gratuitamente all’interno della mostra anch’essa gratuita, da settembre è diventato disponibile per la distribuzione nei cinema e anche se ha goduto di scarsissima distribuzione, sta tuttora circolando in alcune sale del circuito d’essai. Antropocene: L’Epoca Umana, Canada – 2018 Con Alicia Vikander (voce narrante) Regia Jennifer Baichwal, Nicolas de Pencier, Edward BurtynskyNext >