< Previous60 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 Il mondo che cammina Esercito assente L’esistenza di nazioni senza esercito è possibile. Il Costarica ne è un esempio I l 15 settembre in Costarica è festa grande. In tutte le città, in tutti i villaggi, i ticos - così amano chia- marsi gli abitanti di questo Paese stretto tra due oceani - scendono per le strade per celebrare il Día de la Indepen- dencia con concerti, fuochi d’artificio, manifestazioni e parate. Una festa simile a quella che si tiene in tutti i paesi del mondo per ricordare la nascita della re- pubblica o della costituzione. In Italia, la festa cade il 2 giugno e davanti al Capo dello Stato sfilano battaglioni di alpini, di bersaglieri e carri ramati, mentre nel cielo volano gli aerei da guerra che chia- miamo Frecce Tricolori. In Costarica no. Il Costarica è un Paese che nella sua Costituzione, entrata in vigore il 15 set- tembre del 1949, dopo una sanguinosa guerra civile contro la dittatura militare, ha rinunciato formalmente e per sempre a costituire un esercito nazionale. E così, quelli cui tocca sfilare per le coloratissi- me strade della capitale San José, tra le canzoni e gli “olé” della folla che getta fiori al loro cammino, non sono militari inquadrati nei ranghi ed armati di fucili ma - come sottolineano i ticos - i “veri eroi” del Paese: i bambini delle elemen- tari, i loro maestri e gli infermieri. Concetto ribadito anche da un mani- festo che qualche anno fa ha colorato i muri di San José, proprio in occasione del Día de la Independencia. Il poster era diviso in tre riquadri. Nel primo si leggeva “Nuestra Fuerza aérea” sotto la foto di due stupendi pappagalli in vo- lo. In quello centrale, “Nuestro ejército” con l’immagine delle enormi testug- gini marine che presidiano una delle di Riccardo Bottazzo Foto: Costarica.org61 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 tante incantate spiagge del Paese e nel terzo: “Nuestros Submarinos” davanti ad un gruppo di delfini che sorridono come sanno sorridere soltanto i delfini. «Da quando abbiamo deciso di abolire l’esercito siamo diventati il Paese più si- curo del Centro America - ha spiegato in un’intervista del 2013 a “Presa Diret- ta” l’allora presidente del Paese, Laura Chinchilla -. È difficile da comprendere ma ci siamo liberati dai colpi di Stato e dalle guerre civili perché non avendo esercito risolviamo tutte le questioni per via pacifica […] abolire l’esercito ci per- mettere di investire i soldi previsti per la difesa in salute e in educazione». Pace per anni Settantasei anni dopo l’approvazione della prima Costituzione dichiaratamen- te antimilitarista dell’umanità, la storia ha dato ragione al Padre della Patria, la cui eredità spirituale oggi viene riven- dicata da tutti i partiti, compresi quelli di destra. Quel José María Hipólito Fi- gueres Ferrer che da ragazzo era stato un ribelle della Legión del Caribe di Che Guevara, che aveva organizzato una Co- mune chiamata “Lucha sin fin” (lotta senza fine) per dare lavoro ai contadini poveri, strangolati dalle multinazionali USA e aveva imbracciato il fucile per combattere i militari golpisti e che so- gnava un Paese neutrale sganciato sia dall’orbita statunitense sia da quella sovietica, capace di costruirsi un futuro disarmato: un futuro di pace, di demo- crazia e di solidarietà. Come aveva intuito Ferrer, l’assenza di formazioni militari ha regalato al Costa- rica, negli anni a venire, una invidiabile stabilità politica, impensabile negli altri Paesi centroamericani dove i colpi di Stato si contano col pallottoliere. Stabi- lità che ha comportato un alto tasso di sviluppo umano. Il Costarica è l’unico Paese dell’America Centromeridionale a non avere un fenomeno di migrazio- ne verso l’estero ma, al contrario, molti migranti entrano nel Paese alla ricerca di un lavoro. Le spese militari sono sta- te dirottate nelle opere pubbliche, nella scuola, col risultato che il 95% della popolazione è alfabetizzato (record in Centroamerica, paragonabile solo a Cu- ba) e nella sanità. Anche la tutela dell’ambiente ha un ca- pitolo importante nelle spese statali e il 27% del territorio è oggi soggetto a nor- me di conservazione. Se si aggiunge che gli stipendi sono ben al di sopra della media dei Paesi confinanti e che il tas- so di disoccupazione è il più basso della regione, si capisce come mai il Costarica si sia meritato la nomea di “Svizzera del Centro America”. Pace dinamica Certo, non bisogna pensare al Co- starica solo come ad un paradiso in terra. Anche qui problemi non man- cano. Come amava dire Óscar Arias Sánchez, premio Nobel per la Pace, più volte eletto presidente del Paese «La paz es un proceso que nunca ter- mina». La parità di genere, in questo Paese, ha un bel po’ di strada ancora da percorrere, l’aborto è considerato un omicidio, le varie chiese evan- geliche, sul modello di quelle che in Brasile hanno portato Bolsonaro alla vittoria, influenzano sempre di più la società grazie a cospicui fi- nanziamenti provenienti dagli USA. E sempre dagli USA, multinazionali del turismo, non di rado allacciate ai cartelli narcos, acquistano intere spiagge per devastarle con resort a cinque stelle e fanno eleggere politici compiacenti. Eppure, anche in Costarica, c’è chi resiste e i movimenti ambientalisti locali sono tra i più influenti del Cen- troamerica. L’idea che si possa vivere in pace senza muovere guerre, né di- fensive né offensive, in questi ultimi decenni si è radicata nel sentire co- mune. Anche nei momenti di forte crisi internazionale, come l’invasione dei contras antisandinisti, negli an- ni ’80, i ticos hanno saputo reagire usando solo le armi della diplomazia, senza sanguinose e inutili, guerre. Non è un caso che l’ONU abbia scelto proprio la capitale San José per istitu- ire la sua Università per la Pace che ha lo scopo di «fornire all’umanità un’i- stituzione internazionale di istruzione superiore per la pace e allo scopo di promuovere tra tutti gli esseri umani lo spirito di comprensione, tolleranza e pacifica coesistenza». Perché “pace” non significa solo as- senza di guerra ma, come si legge nel coloratissimo murale dipinto nel cuore dell’ateneo, anche diritto all’educazione, parità di genere, am- biente, garanzie sociali, democrazia e coscienza critica. Pace, come dicono da queste parti, è «pura vida». Tra fare la guerra e fare la pace, è sempre me- glio scegliere la vita. 63 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 LA RIVOLUZIONE DELL’ORTO Cibi e bevande di vegetali verdi che sono ricchi di elettroni possono essere utili per rigenerarsi di Andrea Battiata agronomo e contadino urbano a Firenze Il verde che nutre I cibi di colore verde, cioè le ver- dure, ricchi di elettroni della clorofilla sono la cura naturale più efficace contro le cardiopatie, la sclerosi multipla, l’osteoporosi, l’artrite, il diabete e tante malattie gravi. Per comprendere come i cibi vegeta- li verdi agiscono bisogna capire che sono, di fatto, catalizzatori che sosten- gono le reazioni chimiche concatenate nell’organismo. La maggior parte delle malattie gravi ha inizio quando, duran- te la digestione o la trasformazione del cibo, la respirazione e l’eliminazione, si verificano reazioni chimiche incom- plete che producono rifiuti tossici acidi nel corpo che interferiscono con la tra- sformazione (mutazione) cellulare. I cibi verdi e ricchi di elettroni aiu- tano a “conservare la struttura alcalina del corpo” e determinano un ambien- te dove una condizione patologica è poco probabile che accada. Un pH basso, ossia acidità nel tessuto connettivo colloidale, è spes- so la causa che sta alla radice di molti, se non di tutti i malesseri. Gli scienziati hanno scoperto che i micronizzati ricavati da vegetali verdi interi aumentano l’ossigenazione dell’organismo, purificano il sangue e gli organi, assistono il metabolismo con i loro nutrienti e contrastano gli aci- di e le tossine. Il colore “verde” delle verdure è diventato la superstar del mondo nutrizionale. Mentre gli scienziati conseguono sempre più chiarezza sul cancro, diventa sem- pre più evidente come le basi della cura debbano cambiare drasticamente. Poiché i medici hanno pensato che la cau- sa fosse di natura genetica, di conseguenza la chirurgia, il trattamento farmacologico e la chemioterapia sono diven- tati comunemente accettati come la migliore “soluzione” al malfunzionamento “genetico. Tutto questo sta mutan- do con le attuali scoperte fornite dal progetto sul genoma umano, indicante che solo il 20% di tutte le condizioni can- cerose sono associate a fattori genetici. I ricercatori hanno spostato la loro attenzione sulla fitochimica, lo studio dei composti derivati da piante le quali agiscono come antiossi- danti cellulari. Occorre esaminare la struttura e la funzione delle piante verdi per comprendere pienamente la rispetti- va collocazione nella farmacia della natura. Conosciamo la clorofilla come il pigmento che rende verdi le piante. Ma è la sua sorprendente somiglianza all’emoglobina la chiave primaria per capirne il potenziale. La sua struttura si adegua allo scopo da perseguire. Mentre la clorofilla compie la fotosintesi, è esposta per ore a luce ul- travioletta e radioattiva. Come effetto secondario di questa esposizione viene arrecato un danno agli acidi nucleici della pianta causando stress ossidativo. Come reazione le pian- te verdi sviluppano una gamma di bioflavonoidi esclusivi che agiscono come fattori bloccanti o altri che fungono da agenti riparativi ed inibenti. La ricerca recente ha mostrato che queste attività svolte dalle piante verdi possono essere trasferite agli esseri che le consumano. Immagine: Depositphotos65 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 ECOSALUTE La connessione tra ambiente e pace è essenziale anche e soprattutto per la salute a cura di Espedito De Leonardis chiropratico Pace per la salute C onsiderando la salute e il nostro benessere psico- fisico, la connessione tra ambiente e pace non è solo importante, ma vitale. La pace non si limi- ta all’assenza di conflitti armati; essa comprende stabilità, sicurezza e armonia, elementi chiave del nostro be- nessere. La pace è ciò che ci fa stare bene. Un ambiente sano è il frutto della pace. Non mi riferisco a un concetto astratto o universale di ambiente e pace, ma al nostro ambiente per- sonale, quello che incide direttamente sul nostro modo di vivere e sul nostro equilibrio interiore. Quell’ambiente che dovremmo creare per poter vivere in pace con noi stessi, sen- za alibi. Perché siamo noi i creatori di ciò che costruiamo. Se una pianta di rose non fiorisce, la responsabilità non è della pianta stessa. Probabilmente il terreno in cui cresce non è adeguato, oppure le manca acqua o luce a sufficienza. Non è la pianta a essere in difetto, ma l’ambiente che la circonda, il quale ne in- fluenza e limita la crescita. Lo stesso accade a noi. I nostri pensieri, le per- sone che frequentiamo, il luogo in cui viviamo, le nostre abitudini, persino il modo in cui ci alimentiamo: tutto questo costituisce il nostro ambiente. È proprio questo ambiente che de- termina se la “nostra pianta” può fiorire e prosperare, o se invece finirà per appassi- re. Anche drammi quotidiani, quando manca armonia e “pace” destabilizzano il nostro equilibrio interiore creando una condizione di tensione permanen- te chiamata stress. È scientificamente dimostrato che un singolo minuto di stress intenso può indebolire il sistema immunitario per circa sei ore. Ora, immaginate che cosa può provocare un ambiente croni- camente stressante, privo di pace e stabilità. Un sistema immunitario continuamente debi- litato altera le difese dell’organismo, a causa del rilascio prolungato di ormoni come cortisolo e adrenalina; in piccole dosi possono avere effetti positivi, quando prodotti in eccesso diventano nocivi per la salute. Il rilascio continuo di questi ormoni provoca di- sturbi cardiaci e aritmie, aumento della pressione sanguigna, problemi metabolici e digestivi, oltre a un innalzamento dei livelli di colesterolo. A livello cerebrale, può causare insonnia, stati d’ansia, difficoltà nell’apprendimento e nella memoria, oltre a compromettere la capacità di gestire le emozioni, fino a sfociare nella depressione. Sto raggiungendo un’età in cui la vita e le sue prospettive cambiano. Non c’è più spazio per drammi o conflitti; ciò che si desidera è la pace. E così si inizia a fare una selezione, a ripulire il proprio ambiente. Ci si circonda di meno persone e restano solo quelle che sono in sintonia con il cuore. Si impara a preferire il silenzio alle discussioni inutili, scegliendo ciò che davvero nutre la propria serenità. Si inizia a vedere le cose per quello che realmen- te sono, e sempre meno per come appaiono. Si fa una selezione tra ciò che è utile e ciò che è superfluo, anche se ci è stato presentato come indispensabile. Si comincia a dare valore al tem- po, soprattutto a quello dedicato alle passioni che fanno gioire della vita e che regalano un sen- so di libertà. E per essere davvero liberi, è essenziale trovare e dedicare tempo a ciò che conta davvero! Tempo da dedicare alle cose che ci donano felicità: ciò di cui abbiamo veramente bisogno è un ambiente se- reno che ci offra pace. Ma è proprio la pace a creare quell’ambiente sereno. Alla base della pace ci sono emozioni positive, vere e proprie carezze per l’ani- ma, così potenti da superare ogni nostra immaginazio- ne che ci fanno sentire vivi e danno un senso profondo alla nostra esistenza. 67 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 BUONE NOTIZIE Dal gigantesco al microscopico: diventare guerrieri pacifici per l’ambiente a cura di Roberta Nutricati in collaborazione con BuoneNotizie.it Spazio di pace L a consapevolezza della dimensione plurale, sistemi- ca e interconnessa è il germoglio di ogni alleanza. Il valore fondante dell’ecologia, il rispetto per l’Altro – inteso come ambiente naturale e umanità – im- prontato alla cooperazione, all’etica e alla giustizia collettiva, è tradito da molti sistemi capitalisti. Spinti dalla corsa alla transizione energetica e mascherati dall’imperativo ‘green’, si allontanano dalla pace, origine e fine ultimo di ogni azione ecologica. Un cortocircuito di intenti che emerge nella realtà geostrategica quotidiana. Una prova è arrivata dal dibattito tra i candidati alla presidenza americana, in uno scambio che ha infiammato lo scontro: «Donald Trump ha venduto i no- stri chip alla Cina, praticamente ci ha venduto» ha tuonato Kamala Harris. L’idea alla base di quest’accusa, che proviene dall’amministrazione Biden, si basa sul fatto che gli USA han- no fornito alla Cina un’opportunità ideale per addestrare gli algoritmi di intelligenza artificiale generativa a scopi militari, rafforzando le capacità cinesi nel potenziamento di armi nu- cleari e sistemi missilistici ipersonici. Mossa pericolosa data l’escalation aggressiva del Dragone nei confronti di Taiwan, maggior produttore mondiale di micro- chip. I tentativi di rimediare al via libera di Trump sono apparsi definitivamente inefficaci quando – nell’agosto 2023 – la Cina ha lanciato sul mercato il nuovo Mate 60 Pro, dotato di un microprocessore di fa- scia alta (di sette nanometri) prodotto in casa dalla Semiconductor Mani- facturing International Corp (Smic). L’inasprimento dei controlli imposto da Biden ha acceso una nuova mic- cia nella competizione tecnologica tra USA e Cina. Gli Stati Uniti, per difendere il loro predominio nel mercato globale dei semiconduttori (65%) – con Nvidia, Qualcomm e AMD – hanno stanziato 52,7 mi- liardi di dollari tramite il Chips and Science Act per ricerca e sviluppo. Pechino ha risposto con un finan- ziamento di 1,9 miliardi a favore del produttore cinese Yangtze Memory Technologies. Non esatta- mente una condotta ecologica o pacifica, ma una minaccia per tutti i principali attori internazionali, compresi noi. L’Unione Europea lo sa bene e ha lanciato lo European Chips Act, atti- rando investimenti pubblici e privati per 115 miliardi di euro, parte del nuovo programma quinquennale della Commissione. Il piano coinvolge non solo aziende europee, ma anche ameri- cane e asiatiche, come Intel e TSMC. L’UE, invece di replicare l’approccio sino-americano, mira alla collaborazione per un obiettivo comune, evitando protagonismi o monopoli. Su scala ben più ridotta – ma non per questo meno signi- ficativa – questo è lo stesso principio ispiratore che muove la coscienza di chiunque creda che ogni singolo gesto possa fare la differenza e si spende attivamente per riportare l’armo- nia nella convivenza Uomo-Ambiente. Un esempio eclatante, ingiustamente ignorato nel mondo occidentale, è la storia di un’unione e un progetto di amore per la natura lunghi trent’anni. Siamo nel Sud dell’India, quando Pamela Gale e Anil Malhotra acquistano 55 acri di terra arida e desolata, depredata del suo rigoglio per via dello sfruttamento inten- sivo convertito in colture di cardamomo e caffè. Grazie alla dedizione e alle pazienti cure dedicate alle erbe e agli arbusti superstiti, la coppia è riuscita con il tempo a restituire a questo spazio il verde e i suoi legittimi abitanti: insetti autoctoni, elefanti, tigri, le- opardi e cervi. Attorno al ripristino degli alberi nativi di questa antica foresta pluviale è nato quello che è attualmente il Santuario Sai. Tre- cento acri di florida vegetazione rigenerata rappresentano uno tra gli hub più importanti di biodiver- sità secondo l’Onu, nonché l’unica foresta privata del Paese; può conta- re sulla collaborazione costante dei parchi nazionali e degli enti di tutela locale per la fauna selvatica che nel tempo ne hanno riconosciuto il va- lore inestimabile e ne salvaguardano la prosperità. Foto: Shane Rounce / Unsplash68 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 Iniziative Transizione in movimento Gli eventi fieristici si stanno evolvendo per seguire al meglio la transizione ecologica E comondo è oggi una realtà consolidata della sostenibilità ambientale italiana. Abbiamo posto alcune domande su questa realtà, e sull’edizione 2024 che si terrà a Rimini dal 5 all’8 novembre 2024 a Fiera di Rimini a Mauro Delle Fratte, Exhibi- tion Manager Italian Exhibition Group Ecomondo è alla 27esima edizione. L’ecologia, l’ambiente e l’Italia in questi anni sono cambiate. Come e in quale direzione dal vostro punto di vista? «Negli ultimi 27 anni, l’Italia ha com- piuto progressi significativi in termini di transizione ecologica con il crescen- te utilizzo di energie rinnovabili, una gestione più efficiente dei rifiuti e l’a- dozione di politiche europee orientate verso la neutralità climatica. Ecomondo, organizzata da Italian Exhibition Group (IEG), ha seguito e contribuito a questi cambiamenti, diventando una piattafor- ma fondamentale per mettere in rete le migliori soluzioni tecnologiche e norma- tive a disposizione delle aziende e delle istituzioni, favorendo il dialogo e la col- laborazione per lo sviluppo sostenibile». Che cosa è cambiato dal punto di vista delle imprese? «Le imprese italiane sono sempre più consapevoli dell’importanza della so- stenibilità come fattore competitivo. Negli ultimi anni, molte aziende han- no integrato l’economia circolare nei propri modelli di business, trasfor- mando i rifiuti in risorse e riducendo l’impatto ambientale lungo tutta la filiera produttiva. Inoltre, la transi- zione digitale ha giocato un ruolo chiave nell’ottimizzazione dei proces- si produttivi, contribuendo a ridurre l’impronta di carbonio. Ecomondo è ormai un punto di riferimento per le imprese che cercano di innovare e rimanere competitive in un mercato sempre più orientato verso la sosteni- bilità. Per l’edizione 2024, le previsioni sono estremamente positive: si preve- de la partecipazione di 1.560 aziende espositrici, un numero che testimonia il crescente interesse delle imprese verso le tematiche della sostenibili- tà e dell’economia circolare. Inoltre, sono attesi 628 buyer internazionali a dimostrazione dell’importanza di Ecomondo come piattaforma di busi- ness a livello globale». Ecomondo è un evento fieristico, ma anche di grande profilo sul fronte dei contenuti. Come mai questa scelta? «Ecomondo non è solo una fiera tecno- logica ma un appuntamento culturale e formativo. La decisione di organizzare eventi di alto profilo nasce dalla convin- zione che la transizione ecologica non possa prescindere da un dibattito cultu- rale e scientifico. Attraverso conferenze, workshop e tavole rotonde, esperti, policy maker e innovatori si confrontano sulle sfide della sostenibilità e condividono le migliori pratiche. Quest’anno, il pa- linsesto della manifestazione si presenta ampio e diversificato, affrontando temi fondamentali per l’economia circolare, con un focus particolare sull’innovazio- ne tecnologica e digitale applicata alla sostenibilità». Quali sono i traguardi che vi ponete per il futuro? «Ecomondo mira a rafforzare ulte- riormente il proprio ruolo di hub internazionale per la sostenibilità e l’economia circolare, accogliendo un numero sempre maggiore di aziende, istituzioni e startup provenienti da tutto il mondo. Vogliamo continuare a es- sere il luogo dove si anticipano i trend tecnologici e normativi, offrendo alle imprese gli strumenti per affrontare le sfide della transizione ecologica. L’obiet- tivo è contribuire alla creazione di un sistema economico realmente circolare, dove innovazione, crescita economica e rispetto dell’ambiente siano perfetta- mente integrati. L’evento si conferma anche quest’anno come luogo di co-pro- gettazione delle politiche legate al Green Deal Europeo, offrendo alle imprese strumenti concreti per affrontare le sfide della transizione ecologica». Mauro Delle Fratte, Exhibition Manager Italian Exhibition Group di Fausto Marelli69 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 LIBRI a cura della Redazione DISARMATI PAESI SENZA ESERCITO E ALTRE STRATEGIE DI PACE Gli eserciti servono solo a fare la guerra o anche a mantenere la pace? In un sempre più diffuso clima di paura come quello in cui siamo precipitati, la risposta che ci viene data è “più armi uguale più sicurezza”. E questo sia a livello personale sia internazionale. Aumentare le spese per le forze armate significa aumentare le speranze di non incorrere in una guerra sanguinosa. Ma è davvero così? O meglio: è davvero così per tutti? No. Ci sono 25 paesi del mondo che hanno rinunciato alla costituzione di un apparato militare nazionale. Sono piccole isole del Pacifico e dei Caraibi che hanno pagato pesanti contributi alla colonizzazione europea come le Samoa o le Barbados, ma anche Stati europei come l’Islanda o Paesi situati in turbolenti aree geo- grafiche come il Costarica nel burrascoso Centroamerica. Riccardo Bottazzo, giornalista e scrittore veneziano, ci fa viaggiare in questi “Paesi senza esercito”, per lo più visitati di persona, raccontandoci le singolari vicende che li hanno portati a questa scelta. Scelta qualche volta dettata da una sincera volontà di pace, come il Costarica, ma in altri casi imposta da una sanguinosa occupa- zione militare, come nel caso di Panama o di Grenada. Una cosa però tutti questi Paesi “Disarmati” hanno in comune: nessuno di loro rimpiange generali, carri armati e parate militari. DISARMATI di Riccardo Bottazzo 160 pagine, 15,00 euro, Edizioni Altreconomia, marzo 2023 CHIP WAR Il microchip è oggi una risorsa cruciale per la vita moderna, alla base di un'industria che muove miliardi di dollari e che è oggetto di una feroce com- petizione globale. È ormai considerato il nuovo "oro nero" ed è essenziale per il funzionamento di tecnologie che spaziano dal settore militare agli elettrodo- mestici, fino ai mercati finanziari. Ogni cosa dipende da questi semiconduttori che condizionano gli equilibri geopolitici mondiali. Un tempo dominatori incontrastati del settore, gli Stati Uniti vedono oggi il loro primato messo in discussione da paesi come Taiwan, Corea del Sud, Europa e soprattutto Cina, quest'ultima impegnata in ingenti investimenti per dominare il settore. Chris Miller, storico dell'economia, nel suo libro “Chip War”, descrive come la corsa ai microchip stia alimentando una nuova guerra fredda tra USA e Cina. Miller sottolinea, inoltre, come la leadership tecnologica americana sia stata indebo- lita dall'applicazione radicale del libero mercato, che ha trascurato gli interessi nazionali e aperto profonde fratture geopolitiche. CHIP WAR di Chris Miller Edizione italiana, traduzione di Davide Martinani, 432 pagine, cartaceo 22,00 euro, Garzanti, 2024Next >