< Previous11 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 N egli ultimi decenni, il mondo ha assistito ad un legame sempre più evidente tra crisi am- bientali e conflitti geopolitici. Dalle guerre per l’accesso alle risorse energetiche, come il petrolio, fino alle dispute per il controllo dell’acqua e delle terre coltivabili, la violenza ha spesso radici profonde nel- lo sfruttamento iniquo del Pianeta. Non si tratta solo di economia o di potere ma di un equilibrio spezzato, dove la corsa all’accaparramento delle risorse naturali genera in- giustizie, disuguaglianze e, infine, guerra. Sarebbe ingenuo pensare che un mondo più ecologico sia automaticamente un mondo più pacifico. Anzi. Osserviamo quotidianamen- te che una transizione ecologica mal gestita, in un contesto storico-sociale polarizzato e dominato da narrazioni au- toreferenziali (spesso false) può essere ulteriore motivo di scontri, divisioni e conflitti. Ecco, quindi, un elenco di quelle che, dal nostro osservato- rio di Italia che Cambia, potrebbero essere le caratteristiche necessarie di una transizione che possa coniugare ecologia e pace: redistribuzione delle risorse . La distribuzione iniqua delle risorse naturali, come energia, acqua e cibo, è alla base di molti conflitti globali. Una transizione ecologica equa deve affrontare questa sfida, promuovendo po- litiche che garantiscano accesso equo e sostenibile alle risorse, soprattutto per le comunità più vulnerabili; attenzione agli ultimi. In particolare, le fasce di popo- lazione più povera e marginalizzata, così come i paesi del mondo dalle economie più fragili, sono spesso i più colpiti dalle crisi ambientali. La transizione ecologica non può lasciare indietro queste popolazioni e anzi deve accordare loro un’attenzione particolare. In questo senso l’ecologia può essere uno strumento di empowerment e riscatto sociale; sviluppo di governance collaborative. La gestione delle risorse naturali e la pianificazione ecologica devo- no essere partecipative e trasparenti. Non solo: le sfide ecologiche del presente suggeriscono la necessità di svi- luppare al meglio le nostre capacità di collaborazione multilivello e di modelli di governance collaborativi; diffusione della cultura della nonviolenza . Per una transizione ecologica pacifica e in una fase di scarsità di risorse è utile promuovere la nonviolenza come metodo di risoluzione dei conflitti. Cultura della nonviolenza che si estende a molti ambiti della nostra vita. Curiosi? provate a sperimentare la comunicazione non violenta di Rosenberg; approccio sistemico. Tutto è interconnesso, là fuori, ormai lo sappiamo. Dunque è necessario superare la lo- gica riduzionista e adottare un approccio che consideri il sistema nel suo insieme. Le soluzioni non possono essere isolate, ma devono integrare aspetti economici, sociali e ambientali; sussidiarietà. Ogni decisione va presa al livello più adatto. La transizione ecologica non può essere solo centralizzata; è fondamentale riconoscere il ruolo del- le comunità locali nella gestione delle risorse naturali. La sussidiarietà implica delegare il potere decisionale ai livelli più vicini alle persone, promuovendo proces- si partecipativi e decisioni che rispondano alle esigenze specifiche di ogni territorio; educazione e consapevolezza. Nessuna transizione è possibile senza una solida base culturale. Anche le leggi più illuminate si riveleranno un buco nell’acqua se non sono accompagnate da un’adeguata comprensione. Quin- di è essenziale promuovere la consapevolezza ecologica attraverso l›educazione, l’informazione, la comunicazio- ne. E non parliamo solo delle nuove generazioni, ma di tutte le persone, per stimolare una partecipazione consa- pevole e responsabile; innovazione tecnologica . Come ben sappiamo su queste pagine, la tecnologia può giocare un ruolo fon- damentale nel guidare la transizione ecologica, ma deve essere accessibile, equa e sostenibile. Tutti questi punti hanno come premessa quella di un cambiamento, forse complesso, ma necessario delle vite e delle nostre società. Quel tipo di cambiamento che da anni raccontiamo su Italia che Cambia e del quale solo adesso iniziamo ad osservare le sembianze complessive. a cura di Andrea Degl’Innocenti giornalista ambientale, socio fondatore di Italia che Cambia ITALIA CHE CAMBIA Coniugazione necessaria Ecologia e pace sono due aspetti inscindibili per progettare un futuro miglioreSOLUZIONI INTELLIGENTI PER UN MONDO SOSTENIBILE IL NUOVO SISTEMA STORAGE RETROFIT OUTDOOR POWER MAGIC IDEALE per installazioni industriali MODULARE da 200 kWh a 6 MWh SEMPLICE Sistema Plug & Play SICURO Sistema antincendio integrato ESPANDIBILE da 125 kW a 750 kW13 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 T orna l’atomo. Il Governo italiano nel nuovo PNIEC ha sposato totalmente l’opzione atomi- ca, dando un ruolo marginale alle rinnovabili. L’esecutivo ha puntato sugli impianti di piccole dimensioni SMR pensando che fossero più “appetibili” dei grandi EPR che in Europa e negli Stati Uniti hanno pro- dotto ritardi da record e prezzi fuori controllo, ora triplicati rispetto alle ipotesi iniziali. Peccato che il reattore SMR più avanzato, made in USA, Nu Scale, sia fermo nello svilup- po per problemi legati ai rischi finanziari tenuti in grande considerazione negli Stati Uniti, al punto che l’azienda sta proponendo la realizzazione di un SMR al Ghana, nel ten- tativo di realizzare almeno il primo modello per poi offrirlo al mercato. Ipotesi che forse c’è anche in l’Italia visto che nel PNIEC si indica una capacità nucleare di 0,4 GW al 2035, in pratica undici anni per fare un unico SMR, con un terzo della potenza di una normale centrale a ciclo combinato a gas naturale e si sale successivamente a 7,6 GWe. Il tutto senza una parola sui costi di realizzazione dei reattori e nem- meno di quelli della creazione ex novo della filiera nucleare a valle e a monte dei reattori. Costi che saranno di sicuro a carico dello Stato, vista la criticità sul fronte della sicurezza e della strategicità della filiera stessa che, se lasciata al libero mercato, può avere risvolti geopolitici nella fornitura di tec- nologie civili come quelle atomiche che possono avere un utilizzo militare. Questione alla quale si aggiunge un fatto non banale, quello della sicurezza energetica, questione che sta tanto a cuore al Governo al punto d’avere aggiunto il concetto nel nome del Ministero dell’Ambiente che da due anni si chiama anche della Sicurezza Energetica. G.B. Zorzoli, in un recente articolo per QualEnergia ha sco- perto che «la società russa Rosatom, che detiene il 38% della capacità globale di conversione dell’uranio e il 46% della capacità di arricchimento e il 40% delle importazioni di ura- nio arricchito dell’UE continua a provenire dalla Russia; se i servizi di Rosatom venissero interrotti, molti impianti nu- cleari europei potrebbero diventare stranded assets e causare gravi perdite finanziarie, oltre a interrompere la fornitura di energia elettrica». E non solo. Zorzoli nota anche che «nel PNIEC 2024 l’entrata in scena del nucleare viene giustificata, perché “La letteratura scientifica internazionale è concorde nell’affermare che un sistema elettrico interamente basato su fonti rinnovabili, in particolare non programmabili, è pos- sibile, ma non economicamente efficiente”. Affermazione fuorviante, poiché la “concordanza” non trova riscontro nella letteratura scientifica internazionale, dove sul tema esiste un animato dibattito». Il MASE e il Governo sembrano incorrere in difficoltà evi- denti nella gestione della questione nucleare, rischiando di sostituire la dipendenza dal gas russo con quella dall’uranio, sempre russo. Questa scelta si configura sempre più come una “chimera politica ed energetica”, scegliendo una fonte insicura e diffusa, viste le piccole dimensioni, specialmente dal punto di vista della pace. La possibilità che la tecnologia nucleare venga ceduta per interessi di mercato a Stati terzi, i quali po- trebbero a loro volta cederla a regimi autoritari, mina i trattati di non proliferazione nucleare, aumentando così il rischio di nuovi conflitti e instabilità geopolitica. a cura di Sergio Ferraris giornalista scientifico, caporedattore “L’Ecofuturo Magazine” ENERGIA Il pericolo nell’ atomo L’italia riscrive il proprio PNIEC sulla base di un nucleare di piccole dimensioni che potrebbe diffondersi a paesi a rischio Immagine: Depositphotos15 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 a cura di Lucia Cuffaro ecodivulgatrice, scrittrice e conduttrice Tv AUTOPRODUZIONE Pulizia ecologica Adoperare la lavastoviglie al meglio è possibile, usando i cicli ecologici, la manutenzione e il brillantante fai da te L a lavastoviglie è uno degli elettrodomestici più preziosi in cucina. Risparmia tempo, energia, acqua e ci evita la noiosa incombenza di lavare a mano i piatti sporchi. Tuttavia, se non la usiamo corretta- mente o se non sappiamo come sfruttare al meglio le sue funzioni, rischiamo di ridurne l’efficacia. Cominciamo dai programmi. Ogni lavastoviglie moderna offre una varietà di opzioni. L’eco, per esempio, è ideale per risparmiare energia e acqua, perfetto per piatti non ecces- sivamente sporchi. Quello intensivo va bene per pentole e padelle particolarmente incrostate che lavate a mano necessi- tano di troppa acqua e detersivo. Si tratta di un ciclo che lava ad alte temperature e con più forza, garantendo una pulizia profonda. Il programma rapido non è invece efficiente dal punto di vista energetico, dato che in soli 30’ rende i piatti puliti (anche se meno asciutti). Il ciclo delicato è perfetto per bicchieri e oggetti fragili, come il cristallo, perché utilizza temperature più basse e un getto d’acqua meno violento. Infine, il ciclo prelavaggio è utile per risciacquare rapida- mente piatti molto sporchi se non si ha intenzione di far partire subito l’elettrodomestico. Ma attenzione a cosa mettiamo dentro. I coltelli affilati, per esempio, non dovrebbero essere lavati nel cestello della lavastoviglie. Le alte temperature e il detersivo aggressivo possono comprometterne l’affilatura, rendendo la lama meno efficace con il tempo e favorendo la formazione di ruggine. Lo stesso vale per i mestoli di legno e altri utensili in questo materiale: l’acqua calda e il detersivo possono de- formarli e farli rompere. Il legno, infatti, è poroso e tende ad assorbire l’acqua, perdendo forma e qualità nel tempo. Anche gli oggetti in alluminio o le pentole antiaderenti de- vono essere trattati con cautela: l’acqua calda e il detergente possono rovinarli, in alcuni casi, causando ossidazione. Meglio scegliere sempre detersivi eco-bio per la propria sa- lute e quella del Pianeta. Il brillantante è essenziale per far sì che i piatti escano dal- la lavastoviglie privi di aloni e perfettamente asciutti; agisce rompendo la tensione superficiale dell’acqua, facilitando lo scorrimento e prevenendo le macchie di calcare, soprattut- to sui bicchieri. Per autoprodurre un brillantante naturale basta sciogliere 200g di acido citrico in 800g di acqua. Ver- sare mezza tazzina di questa soluzione nella bocchetta del brillantante per ogni lavaggio. Il sale è indispensabile per l’addolcimento dell’acqua della lavastoviglie; deve essere spe- cifico per lavastoviglie (non va bene il sale comune). Un altro aspetto da non trascurare è la manutenzione della lavastoviglie. Per garantire che l’elettrodomestico funzioni al meglio, è importante fare una pulizia regolare, soprattutto dei filtri. Un filtro intasato non solo riduce l’efficienza del lavaggio ma può causare cattivi odori e, nel peggiore dei casi, danneggiare il motore della macchina. Pulirli è semplice: ba- sta rimuoverli, sgrassarli sotto l’acqua con un po’ di detersivo piatti con una spazzola morbida e rimetterli al loro posto. Anche le guarnizioni possono accumulare sporco e muffa, quindi è importante pulirle regolarmente con un panno umido e un po’ di aceto. Le braccia rotanti, invece, devono essere controllate periodicamente per assicurarsi che i fori non siano ostruiti da residui di cibo o calcare: in tal caso, si rimuove con uno stuzzicadenti o uno spillo. Semplici eco consigli per ottenere piatti splendenti. WWW.PASCUCCIFIBRA.COM WWW.PASCUCCI.IT17 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 S arà la conclu- sione di molti degli articoli di questo numero de “L’Ecofuturo Maga- zine”: la pace tra tutti gli esseri umani e tra tutte le altre creature viventi è indispensabile alla so- pravvivenza del nostro Pianeta. Al contrario, nella pratica giornaliera, il ragionamento preva- lente nei canali social e di informazione è: «se mi manca qualcosa per la mia sopravvivenza o la tua è semplicemente migliore - a volte anche solo più bella - vengo a prenderla (non per niente l’erba del vicino è sempre più verde)». Ma “pace” ovvero rispetto e cooperazio- ne tra esseri viventi, è ancor quotidianamente sotto i nostri occhi. La pace nel corso della sua evoluzione è stata praticata anche dall’uomo per la sua stessa sopravvivenza, diventando- ne anche un metodo, per esempio un metodo di coltivazione. L’inascoltata scienza chiama quella capacità di osservazione volta ad acquisire competenza di vita: ecologia. Ma questo è anche quel termine ECO svuotato di significato in meno di un lustro da una comunicazione non normata e dalla sot- tovalutazione dell’effetto mercantile perché industrialmente pericoloso. L’ISPRA scrive sul suo sito: «L’ecologia è quella parte della biologia che studia le relazioni degli esseri viventi tra loro e con l’ambiente in cui vivono». Si tratta di una scienza attenta alla natura - l’enciclopedia Treccani invece chiosa: «Nella sua prima fase “essa” è stata soprattutto ricerca e analisi dei fattori ambientali abiotici (come la temperatura, il clima complessivo, la disponibilità di luce) e biotici (co- me competizione, predazione, parassitismo, simbiosi ecc.) in grado di condizionare la vita degli esseri viventi». Questo mo- do di studiare l’ecologia nella sua prima fase è stato principalmen- te “umano-centrico”, mentre oggi l’ecologia studia la simbiosi tra esseri viventi che do- vrebbe essere/restare materia di insegnamen- to a partire dalle scuole primarie: l’ape e il fiore, il fungo e l’albero, ecc. «[…] Abbiamo appreso tutta la nostra scienza da loro; - scrivono gli scienziati - simbiosi e mutualismo negli esseri viventi sono strategie per vivere meglio o, addirit- tura, per sopravvivere; relazioni che consistono in un rapporto, spesso piuttosto intimo e positivo, tra due o più organismi diversi […]. Quando tutti gli individui coinvolti nella simbiosi trag- gono un qualche tipo di vantaggio si parla di mutualismo. E in alcuni casi il legame è così stretto da divenire addirittu- ra obbligato: nessuna delle specie coinvolte può sopravvivere senza l’altra perchéè vengono a mancare le funzioni vitali in- dispensabili […]». Noi umani lo avremmo altresì declinato come “amore”, ma non lo abbiamo sempre messo in pratica. È facile moralismo sostenere che il nostro “benessere” economico odierno è in realtà malessere per gli altri esseri viventi (vegetali e animali); oggettivamente il mutualismo con gli altri attori presenti nel Pianeta non esiste più. Se in Natura non esiste la linearità ma la ciclicità perché l’uomo in oltre 100 anni ha impostato la sua vita sulla linearità che è sfociata in accaparramento che non è più sopravvivenza ma predazione - in economia e in finanza - come non ci fosse un domani, quello del prossimo ovviamente? Facciamo tornare i nostri ragazzi a osservare da vicino il fiore e l’ape e ci salveremo tutti. a cura di Marco Benedetti vicepresidente Ass. Chimica Verde Bionet, R&D manager Green Evolution BIOECONOMIA Risorse di pace Le risorse naturali sono spesso l’origine dei conflitti, ma esistono strategie per creare la pace19 L’ECOFUTURO MAGAZINE Settembre-Ottobre 2024 C hi legge regolarmente questa rivista sa bene come le energie rinnovabili siano spesso criticate per l’uso di terre rare nella loro produzione, in particolare per quella dei pannelli solari. Vale però la pena chiarire che, contrariamente a quanto il nome suggerisce, le terre rare non sono effettivamente rare in termini di disponibilità, ma so- no difficili da estrarre poiché si trovano in natura mescolate ad altri minerali. È inoltre importante sottolineare che l’industria che fa l’utilizzo più cospicuo di queste risorse è quella militare: le terre rare vengono impiegate nella produzione di bombe, spe- cialmente le più devastanti, e vengono mescolate ad altri metalli per alleggerire aerei da combattimento, rendendoli più veloci e manovrabili, nonché navi da guerra, missili e altri armamenti. Quando, come in questo periodo, nel mondo vengono sparati oltre settemila tra razzi e bombe al giorno, il consumo di terre rare per le energie rinnovabili appare davvero insignificante. Il legame tra ecologia e pace è profondo. Una buona ecologia è sem- pre al servizio dell’uomo, promuovendo il rispetto e la cura per l’ambiente in cui vive, esattamente come fa la pace. Il mio riferimento ecologico è da sempre San Francesco d’Assisi, autore del primo testo ecologista della storia, il “Cantico delle Creature”, in cui ringrazia Dio – o meglio, riconosce la presenza di- vina – attraverso le meraviglie del creato. Ma San Francesco è anche l’autore della “Preghiera Semplice”, meglio conosciuta come “Fa di me uno strumento della tua pace”. Questo dimostra come ecologia e pace siano strettamente connesse, con- vergendo in un unico, nobile obiettivo: il benessere integrale dell’uomo. Nel caso di San Francesco, anche il suo profondo legame con il Creatore. Non è un caso, secondo me, che l’unico quotidiano che tratti con con- tinuità e convinzione temi ambientali sia “Avvenire”. Trovo infatti una grande omologazione nelle notizie pubblicate dai principali quotidiani che quasi igno- rano le questioni ecologiche. “Avvenire” è l’eccezione: regolarmente dedica attenzione ai temi ambien- tali e ai danni causati dal cambiamento climatico, sia a livello nazionale sia internazionale. È sconcertante come alcuni gior- nali addirittura li neghino tout court, apparentemente servendo interessi economici di pochi gruppi di potere, diventandone di fatto schiavi. Altro che libertà di parola e di espressione. Vorrei infine citare una riflessione della Rete Italiana Pace e Disarmo, tratta da un articolo di settembre 2021: “La milita- rizzazione della pace: il disarmo climatico”. Questa espressione contraddittoria mette in luce lo stato attuale delle cose. L’As- semblea nazionale della Rete osserva: «[…] politica e mondo militare si uniscono per far fronte alle situazioni di crisi ambien- tale e sociale, in una logica in cui la causa viene fatta apparire come una soluzione. Assistiamo ad una continua gestione delle emergenze, da quelle climatiche, a quelle migratorie e sanitarie, affrontate con l’intervento degli eserciti, invece che con isti- tuzioni civili, politiche condivise e modalità nonviolente». Mi sembra che non ci sia molto altro da aggiungere. a cura di Averaldo Farri director Green Innovation Division Zucchetti Centro Sistemi IMPRESA E SOSTENIBILITÀ L’ ecologia ha fede La relazione tra la fede e l’ecologia è un fattore determinante per un futuro migliore Foto: DepositphotosNext >