< Previousmettono in campo risorse importan- ti, un Green New Deal, un riorien- tamento del bilancio dell'Unione Eu- ropea e dei programmi strutturali di fondi, da lì deve nascere e accompa- gnare quell’impegno con un adegua- to sforzo anche nazionale, regionale. Non bisogna arretrare di un millime- tro rispetto all'idea che l'efficienza energetica sia dirimente perché c'è una responsabilità nelle emissioni di quel settore». Campagne d’informazione e fon- di di rotazione potrebbero essere strumenti utili a tale scopo? «Campagne d'informazione debita sa- ranno necessarie, faccio un esempio concreto: il nostro Paese ha sfruttato troppo poco le Esco che, col con- tributo di fondi europei avrebbero potuto rimettere a nuovo dal punto di vista energetico, gli edifici a costo zero per il cittadino e la pubblica am- ministrazione, perché con un piano graduale si rientra dell'investimento e si ha un risparmio in bolletta oltre a un risparmio di emissioni dannose. Tra gli impegni del programma c’è quello di rafforzare l'educazione alla sostenibilità, partendo dalle scuole; c'è una nuova sensibilità, grazie alle straordinarie mobilitazioni dell'ul- timo anno e mezzo. Al contempo occorre una responsabilizzazione di tutte queste forze sociali e del singo- li cittadini che devono riorientare le loro abitudini verso un modello più sostenibile». Come affronta la Regione la que- stione della mobilità sostenibile? «È chiaro che quello che è accaduto in queste settimane implicherà, pro- prio per la graduale riapertura, un ripensamento, una riorganizzazione importante del tema della mobili- tà sostenibile. Non ci deve essere un'invasione di mezzi privati, quindi questa situazione impone un ripen- samento. Quando abbiamo parlato di Patto per il Clima, uno dei punti cardine era di rafforzare la rete del trasporto pubblico locale, investen- do su un migliore collegamento tra i territori e in più c'era l'idea - che spe- ro potremo riprendere - di renderlo L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 20gratuito per una fascia di giovani; sarebbe un risparmio per le famiglie ma che agisce dove c'è una sensibi- lità emersa con queste mobilitazioni. Questa settimana abbiamo annuncia- to un milione di euro di incentivo sul tema del “bike to work”, per non far passare l'idea che l'unico modo sicuro per andare a lavorare è con la propria auto. Dobbiamo ripensare a modali- tà di trasporto pubblico adeguate a questa fase di convivenza con il virus. Abbiamo investito sulla mobilità in- tegrata: oggi 60 mila pendolari con l'abbonamento del treno non pagano il bus nelle città da cui partono e in cui arrivano; una misura – introdotta dalla scorsa Giunta- che intendiamo rafforzare ulteriormente. Infine oc- corre aumentare la diffusione delle colonnine per le vetture elettriche ». L'Emilia Romagna ha un’agricoltura di grande qualità, che ruolo può gio- care il biologico in questo quadro? «Sono stati già avviati 200 progetti d’innovazione per individuare pra- tiche agricole sostenibili; la sfida è quella di una massiccia diffusione di queste pratiche. Lo insegnano gli ami- ci di Ecofuturo, con gli straordinari metodi innovativi, le ecotecnologie per l'agricoltura di precisione, in gra- do di immagazzinare parte della CO2 in eccesso nell’aria, reimmettendola nel suolo e tutelare la biodiversità. Punteremmo a superare il 25% della superficie agricola regionale coltivata con metodo biologico perché il set- tore agricolo ha una responsabilità importante nella produzione di emis- sioni». Il titolo V della Costituzione, intro- dotto nei primi anni Duemila, ha creato una paralisi su molte mate- rie, dovuta al conflitto di competen- za tra Stato e Regioni. Abbiamo 19 Leggi regionali diverse sull'efficien- za energetica degli edifici. Come si può superare questa impasse? «Credo che lo sforzo a livello regiona- le debba trovare una medesima sede di discussione a livello nazionale, co- ordinare -come dicevo prima- i pro- pri sforzi, i propri obiettivi e le strate- gie. È chiaro che il Patto per il Clima servirebbe anche a livello nazionale». L'Emilia Romagna è stata la pri- ma a introdurre una Legge sull'e- conomia circolare. Che risultati ha portato e quali vi aspettate per il futuro? «Abbiamo fatto passi avanti impor- tanti sul tema della raccolta differen- ziata; l'obiettivo è di arrivare all’ 80% al 2025 estendendo anche ai Comuni la tariffazione puntuale, è ovvio che bisogna rafforzare le tecnologie per trattare al meglio il materiale differen- ziato e porsi l’obiettivo di ridurre la produzione per poi progressivamente azzerare i rifiuti a smaltimento ed evi- tare che siano trattati. Il tema è Rifiuti Zero da conferire in discarica oppure nei termovalorizzatori, per puntare a una loro progressiva chiusura, come sta succedendo a Ravenna. Il qua- dro l'abbiamo dato con il Pacchetto sull’Economia Circolare, approva- to quando ero ancora Parlamentare europea, che fornisce la cornice per investire anche nella direzione del ri- ciclo e del riuso». Cosa porti dall'esperienza in Parla- mento Europeo? «Anzitutto la soddisfazione di vede- re che anche a quel livello si parla di impegni concreti e ambiziosi, soprat- tutto in un quadro in cui il multilate- ralismo soffre. Importanti player in- ternazionali si stanno tirando indietro dagli impegni presi -penso all'Accor- do di Parigi o all’Agenda 2030- que- sto consegna all'Unione Europea il ruolo di guida nell'attuazione di una strategia complessiva per affrontare l'emergenza climatica. Ricordo che siamo riusciti a far inserire anche nel contesto del semestre europeo gli obiettivi dell’Agenda 2030». Hai partecipato a numerose edi- zioni di Ecofuturo ed eri con noi quando siamo stati al Parlamento Europeo. Hai sempre portato il tuo prezioso contributo e hai ascol- tato i tanti ospiti, che hanno mo- strato l’enorme potenzialità della rivoluzione delle ecotecnologie. Si potranno sperimentare in Emilia Romagna, trasformandola così in una specie di Montgomery, in un modello che possa essere seguito da tutto il Paese? «Proprio per l’interconnessione di queste sfide, la speranza è che -se sa- remo in grado di mettere in campo l'ambizioso Patto per il Clima che ab- biamo immaginato- saremo ben con- tenti di condividere sperimentazioni, pratiche innovative, risultati con gli altri territori. Se non partiamo dall’E- milia Romagna da dove possiamo partire? Un territorio che ha un tes- suto sociale straordinariamente vivo e una tradizione importante di dialogo tra le parti sociali. Speriamo di mette- re in campo delle politiche che pos- sano essere utili anche ad altri, esse- re condivise, e confrontate con altre buone pratiche. Ho imparato molto dalle edizioni di Ecofuturo; per me è un’interlocuzione che importante. Parlo di una Regione ferita dal Coro- navirus, la seconda più colpita in Ita- lia. Questa emergenza ci impedito di metterci al lavoro sul Patto per il Cli- ma ma non abbiamo perso quell'am- bizione. Dovremo essere bravi per evitare che cada in secondo piano il tema della transizione ecologica». ▲ 21 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020LA CORNICE / di Sergio Ferraris Q uattro miliardi di esseri umani in lock down. Di- minuzione del Pil globale del 3%, nel 2008 fu del 0,1% - 9,1% per l'Italia - con flessione dei consumi d'energia per il 2020 del 6% - in sostanza come se si fosse spenta l'India. Emissioni di CO 2 che scende- ranno dell'8%, ossia poco più di quella diminuzione annuale del 7,6% neces- saria tra il 2020 e il 2030, secondo le Nazioni Unite, per mantenere l'au- mento di temperatura entro gli 1,5 °C al 2100. Questi i dati economici, ener- getici e climatici della crisi Covid-19. Ebbene tutto ciò ha portato a una diminuzione, secondo l'osservatorio Mauna Loa nelle Hawaii, che dal 1958 tiene sotto controllo la concentrazio- ne della CO 2 in atmosfera, di 0,2 parti per milione di CO 2 (ppm), contro un incremento annuale stimato di 2,48 ppm per il 2020. Ad aprile 2018, il valore di CO 2 nell'atmosfera terrestre, era 410,30 ppm, ad aprile 2019 413,52 ppm e ad aprile 2020 416,18 ppm. Il 10 maggio 2020 siamo arrivati a 417,1 ppm. Tradotto: neanche il Covid-19 ha rallentato la corsa della CO 2 , no- nostante abbia colpito e messo a tap- peto economie che sono la locomotiva del Pianeta, come Cina, Europa e Stati Uniti. Insomma una "decrescita infe- lice" che ha visto nel Mondo - dato del 31 maggio 2020 - 6,23 milioni di casi Covid-19, con 373 mila morti e che ha "fermato" l'aumento della concen- trazione annua della CO 2 della "stra- biliante" quantità di 0,2 ppm, di circa l'8% dell'aumento di un solo anno. E stiamo parlando di una crisi che sul fronte dell'economica è seconda solo a quella del 1929. Rimbalzo climatico «Questo declino delle emissioni glo- bali di CO 2 è conseguenza di mor- ti premature e traumi economici in tutto il mondo e non è assolutamente qualcosa per cui rallegrarsi. - ha detto il direttore esecutivo dell’Agenzia In- ternazionale dell'Energia, Fatih Birol. E se le conseguenze della crisi finan- ziaria del 2008 dovessero ripetersi, probabilmente vedremo presto un netto rimbalzo delle emissioni man mano che le condizioni economiche miglioreranno». Cosa ci insegna ciò? Una serie di cose. La prima è che con il Covid-19 si chiude l'epoca dell'equi- voco ambientalista che teneva ban- co dal 1987 del cosiddetto "sviluppo sostenibile", promosso dal rapporto Brutland dello stesso anno. Il rappor- to, in sintesi tentava la via "ortopedi- ca" alle questioni ambientali e clima- tiche affermando che è possibile un aggiustamento di rotta dell'economia liberista che nel frattempo ha costan- temente incrementato le emissioni di CO 2 , ignorando le fonti rinnovabili per oltre trent’anni e usando l'efficien- za energetica soltanto quando è "con- veniente" per i risparmi sulle bollette elettriche dei servizi e della produzio- ne industriale. Il "dogma" dello svilup- po sostenibile è costellato da incidenti di percorso non banali. Dopo lo slan- cio del Summit di Rio del 1992 e il varo del Protocollo di Kyoto nel 1997, il meccanismo per limitare le emissio- ni che alterano il clima si è impantana- to, fino ad arrivare al default della Cop 15 di Copenhagen nel 2009 e appro- dare al pannicello caldo dell'Accordo di Parigi a dicembre 2015, del quale a cinque anni di distanza, nel 2020, non si vede la minima traccia dei pur blandi - e volontari - effetti, magari anche solo allo stato embrionale. Sono passati oltre trent'anni da quando il 23 giugno 1988, il climatologo della Nasa James Hansen riferì al Senato degli Stati Uniti circa l'evidenza netta dei cambiamenti climatici. Un ritardo che è costato 850 miliardi di tonnellate di Pandemia climatica Il Covid-19 non ha ridotto la concentrazione di CO 2 , ma potrebbe insegnarci come agire meglio sui cambiamenti climatici23 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 CO 2 emesse in atmosfera. Correvano, all'epoca i 366, 27 ppm di anidride carbonica. Oro nero negativo Ora dopo i dati di Covid-19 appare chiaro che neanche una cura radicale da cavallo è in grado di salvare la ca- pra dell'economia e il cavolo del clima. Il secondo dogma climatico che Co- vid-19 spazza via è quello del merca- to. In questi tre mesi di lock down, il "mercato" è letteralmente sparito, fat- to a pezzi dalla prima crisi economica della storia del capitalismo che ha visto precipitare sia il lato della domanda (i consumi) e l'offerta (la produzione) a livello mondiale. Uno scenario mai successo, nemmeno con i due conflitti mondali o la caduta del Muro di Ber- lino. Il "mercato" è rimasto silente o al massimo ha richiesto sottovoce l'inter- vento degli Stati per sopravvivere, visto che la "mano invisibile del mercato" di Adam Smith il 20 aprile del 2020, ha fatto precipitare in negativo il prezzo del petrolio a meno 40 dollari per ba- rile, per la prima volta nella storia, da quando il 27 agosto 1859, a Titusville, l’inventore statunitense Edwin Drake riuscì a mettere in funzione il primo pozzo petrolifero. Del resto, nessun soggetto privato, cresciuto nel dogma dello sviluppo esponenziale, magari condito dagli aggettivi "sostenibile" e "circolare", potrebbe reggere uno shock che ha letteralmente spazzato via, dal- la scena mondiale, "valore" per 2.600 miliardi di dollari. Il tutto con un raf- forzamento della logica dell'intervento dello Stato di keynesiana memoria. Stati centrali Questi i presupposti che, definitiva- mente, hanno fatto chiarezza sul fat- to che il sistema economico mondiale non è riformabile e alla luce della pan- demia da Covid-19 è sostanzialmente nudo, con il primato d'intervento e decisionale, che per la prima volta da oltre 35 anni torna al settore pubblico. Sono stati i governi ad affrontare la re- sponsabilità di limitazioni, chiusure, controlli e ancora, è stata la sanità pub- blica a tentare di arginare lo tsunami Covid-19 , mentre quella privata è ri- masta silente se non addirittura, come nel caso della Spagna, è stata espropria- ta di beni e risorse in funzione della pubblica utilità. Una centralità dello Stato che sarà utile nel prossimo futu- ro, quando passeremo dalla pandemia sanitaria a quella climatica. Una pan- demia certa, la cui certezza, visti i dati, è assoluta. E ancora Fatih Birol dall'A- genzia Internazionale dell'Energia a Vienna: «I governi possono imparare da quest’esperienza mettendo le tecno- logie energetiche pulite – energie rin- novabili, efficienza, batterie, idrogeno e cattura della CO 2 – al centro dei loro piani di ripresa economica. Investire in queste aree può creare posti di lavoro, rendere le economie più competitive e guidare il mondo verso un futuro energetico più resiliente e più pulito». Con l'82% dell'energia mondiale pro- dotta oggi da fonti fossili le rinnovabili sembrerebbero avere praterie immense di fronte a loro ma, attenzione. Com’è successo ai bisonti americani, che di praterie ne avevano parecchie, anche le rinnovabili potrebbero trovarsi in un forte stallo per la necessità di un ra- pido recupero economico fatto solo di numeri. Pil, Pil, Pil potrebbe essere il grido di battaglia dei prossimi mesi di un’economia accecata. E, naturalmen- te, al Pil immediato seguirebbe l'altro “richiamo della foresta” fossile: drill, drill, drill (ossia perfora, perfora, per- fora. N.d.R). Alla ricerca di petrolio, ovviamente. Quando le autovetture impolverate dal lock down riprende- ranno a marciare, gli aerei a volare e i cittadini, non più bloccati a casa, a consumare, tutto ciò sarà fossile, fe- rocemente fossile, salvo che la "mano visibile degli Stati" non faccia a braccio di ferro con quella "invisibile del mer- cato", battendola di slancio. Per vincere, serve un mix bidirezio- nale, fatto di tecnologie ecologiche e pressione dell'opinione pubblica. Tra- dotto. Le persone devono compren- dere le potenzialità delle tecnologie ecologiche per adottarle e imporle alla politica. Queste tecnologie devono in- contrare i cittadini, farsi conoscere in maniera non gergale e, per dirla con un termine musicale, diventare pop. Ossia popolari. Insomma occorre una doppia azione dal basso. Dai cittadini e dalla scienza, esattamente com’è suc- cesso con Covid-19 ; in tutto il Pianeta, le persone si sono comportate in ma- niera responsabile e la scienza, compat- ta, ha affrontato il virus. È esattamente il modello necessario per il futuro, senza il quale sarà pande- mia climatica. ▲ *caporedattore L’Ecofuturo Magazine24 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 SCENARIO / di Fabio Roggiolani* F acciamo un test per capire quanto le informazioni siano distorte e come siano poi applicate dalle buro- crazie comunali, frenando il cambiamento. - Posso mettere liberamente il fotovoltaico sul mio tet- to senza il permesso della Sovrintendenza se abito in una centro più o meno storico? - Possiamo ristrutturare il nostro condominio a rispar- mio energetico se non c’è l’unanimità? Se avete risposto NO a queste domande, sappiate che avete sbagliato. Da quando l’Agenzia delle Entrate a livello na- zionale ha affermato che il fotovoltaico, se non è integrato (ovvero in sostituzione delle tegole o del tetto) non fa parte del reddito dell’edificio, esso segue i criteri autorizzativi del- le antenne o dell’aria condizionata che nessuno si è sogna- to di mandare in autorizzazione. Pochi sanno che secondo l’aggiornamento della legge sui condomini se c’è il 33% dei condòmini favorevoli a una ristrutturazione energetica, non ci si può opporre. Tutto, inoltre, può essere veicolato in forma elettronica e autorizzato in autocertificazione, ma quasi nessuno applica queste norme. Eppure i cibi che mangiamo sono autorizzati alla vendita grazie all’autocertificazione dei sistemi Hccp; se ci fidiamo dei laboratori o dei produttori perché non ci fi- diamo di geometri, ingegneri o architetti? Perché formiamo un geologo se poi deve essere un geometra del comune ad autorizzare o meno una sonda geotermica? Perché chiediamo il certificato antimafia, quello penale e ve- rifichiamo le caratteristiche di moralità e correttezza se poi non accettiamo quella firma come prova di quanto scritto? Ovviamente tutto dovrà poi essere verificato e se necessario sanzionato, ma occorre fidarsi, altrimenti tutto s’inceppa. L’Italia è mediamente indietro di tre anni nelle autorizzazioni di rinnovabili ed efficienza ener- getica. Un aumento del 30% dei costi grava per questo su ogni iniziativa Ci sono autorizzazioni ferme da dieci anni. Migliaia di im- prese delle energie rinnovabili che hanno investito impor- tanti somme si vedono alla fine bocciare un progetto dall’op- posizione della sovrintendenza, per vincolo paesaggistico, Abbattere la burocrazia. Far decollare le rinnovabili Oggi, nell'era in cui la nostra Terra e il clima sono avvelenati, le cure sono le rinnovabili e l'efficienza energetica foto: Gino Crescoli, Pixabay25 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 anche se per un impianto in un’area industriale. Il “paesaggismo” da scienza è diventata pura incoscienza, gli aneddoti della paralisi del Paese sono infiniti. La sto- ria delle ex discariche e delle ex cave è emblematica: se una cava è dismessa e ha esaurito la sua funzione, rientra im- mediatamente tra le aree agricole e siccome in alcune Re- gioni si è proibito il fotovoltaico in aree agricole, scatta in automatico il divieto. Certi comportamenti non selettivi e utilizzati come base dell’annientalismo più deteriore stanno arrecando un gra- vissimo danno al clima e alla qualità della vita del nostro Paese, oltre ché alla economia delle rinnovabili e dell’effi- cienza energetica. La legge sulle aree protette che esclude le rinnovabili A Capraia non si possono mettere pale eoliche (una sola ba- sterebbe per tutta l’Isola) né fotovoltaico, per cui si mantiene un bell’impianto a gasolio, anzi biodiesel che suona meglio. Si accetta di far venire con un’iper inquinante nave a gaso- lio il combustibile “bio” e si accetta il rumore dell’impian- to, oltre che l’inquinamento continuo, tutto pur di non toccare il paesaggio? Il paesaggio è solo una foto? Oppure è anche odore e silenzi, oltre che aria pura e non inquinata? Le aree protette e i par- chi (quanto abbiamo sofferto e lottato per il parco dell’arci- pelago Toscano) dovrebbero essere autosufficienti e rinno- vabili e invece sono diventati sinonimo di conservatorismo retrogrado e saccente, la cui energia consumata si pretende che inquini chi vive fuori dai parchi stessi. Ci volle la lungimiranza di Pietro Leopoldo di Lorena per costruire case a due piani per i contadini che morivano a decine di migliaia vittime delle continue alluvioni della Valdichiana facendo dormire i contadini al primo piano e i maiali o le mucche a piano terra. Ci volle altrettanta lun- gimiranza a bonificare e a scavare nonostante l’opposizione dei nobili di allora compreso De Ximenes (famoso per l’os- servatorio ximeniano) che poi fece incetta delle terre riviera- sche della palude chianina, diventando proprietario di tutte le terre bonificate. In conclusione, io amo la bellezza della nostra terra, ma so che non è stata intoccabile. A lungo è stata sfregiata con ecomostri di ogni genere, deser- tificata per rendere i campi coltivabili dalle mega macchine agricole, offesa e trasformata in ogni epoca storica. Proprio ora, nel momento in cui questa nostra terra e il clima sono avvelenati e la cura risiede anzitutto nelle energie rin- novabili e nel risparmio energetico, ecco che trionfa il con- cetto dell’immutabilità che consente alla rapina dei fossili di perdurare all’infinito, nel nome della protezione ambientale. Da questa visione si è finalmente sottratta un’Amministra- zione pubblica, quella di Abbadia San Salvatore guidata dal sindaco Fabrizio Tondi e da una giunta eletta per “fare le rin- novabili”. Prima sostenendo il percorso per una centrale geo- termica a ciclo binario con reimmissione totale e a emissioni zero (che sarà la prima realizzata nel nostro paese, mentre nel mondo ve ne sono attive ormai centinaia). E ora con l’atto d’indirizzo per la sburocratizzazione delle energie rinnovabili, dei lavori per efficienza energetica e si- curezza sismica per tutti gli abitanti e le imprese del comune. Fotovoltaico non integrato in libera installazione, così come le sonde di scambio geotermico, ma in quel caso sotto la re- sponsabilità di un’autocertificazione di un geologo; libera- lizzazione delle colonnine dei privati (le cosiddette wall box) per la ricarica elettrica dei veicoli; promozione della ricon- versione a metano delle auto attualmente circolanti. Una delibera che stiamo diffondendo in collaborazione con le reti amiche di Comuni, che hanno risposto positivamen- te a un appello lanciato dal nostro Direttore con un articolo su il Fatto Quotidiano. Se i comuni non adotteranno la delibera di Abbadia, ben pochi concittadini potranno usufruire del Superbonus al 110% che scade alla fine del 2021. Il Gse, appena avuta notizia della Delibera, ha immediatamente contattato il Comune per seguirne insieme l’applicazione concreta, senza sollevare alcuna perplessità o contrarietà. ▲ * ecotecnologo, cofondatore di Ecofuturo26 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 RINNOVABILI / di Rudi Bressa C on l'Accordo di Parigi, adottato nel 2015 durante la Cop 21, i Paesi aderen- ti hanno siglato il primo Accordo universale e giuridicamen- te vincolante sul clima. L’Accordo ha definito un piano d’azione globa- le, inteso a rimettere il mondo sulla buona strada per evitare cambiamen- ti climatici pericolosi, limitando il ri- scaldamento globale sotto i 2 °C. Per raggiungere quest’obiettivo, secon- do l'ultimo rapporto del Program- ma Ambientale delle Nazioni Unite (Unep), dovremo ridurre le emissioni globali di gas serra, da qui al 2030, del 7,6% l'anno. La crisi sanitaria che stiamo vivendo ha profondamente cambiato i nostri di stili di vita e probabilmente ne sen- tiremo le ripercussioni per un lungo periodo. Abbiamo modificato abitu- dini, modo di lavorare, di spostarci, di incontrare gli affetti più cari. Mai come oggi, da più parti, si è levato un coro unanime sull’impellente neces- sità di rivedere un sistema economi- co meramente basato sulla crescita infinita. E mai come oggi, l'occasione che ci si presenta di fronte potrebbe essere unica e irripetibile per rivedere il nostro modello di economia e so- cietà. Lo scorso 19 maggio, sulla prestigio- sa rivista scientifica Nature Climate Change, è stata pubblicata una ricer- ca che dimostrava come le emissioni giornaliere di CO 2 durante il confi- namento siano diminuite del 17%, ovvero di 17 milioni di tonnellate a livello globale, scendendo ai livelli osservati l'ultima volta nel 2006. Le emissioni del settore dei trasporti terrestri hanno rappresentato quasi la metà (43%) della diminuzione, la Tutta l'energia Per la transizione energetica a bassa emissione dobbiamo puntare sulle rinnovabili. Solare, eolico, agricoltura, geotermia: le opportunità ci sono tutte27 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 produzione di energia elettrica ha rappresentato il 19%, l'industria il 25% e l'aviazione il 1%. In Italia il calo massimo delle emissioni regi- strato è stato del 27,7%. È proprio guardando quel 19% le- gato al settore elettrico che capiamo quanto la transizione energetica, in altre parole, la trasformazione del settore verso una produzione a bas- se – o nulle – emissioni, rappresenti la chiave per accedere a un'economia decarbonizzata. E potremo arrivarci solo puntando sulle rinnovabili. Se- condo i dati più recenti dell'Agenzia internazionale per le energie rinno- vabili (Irena), la capacità energetica installata a livello globale è rappre- sentata per un terzo dalle rinno- vabili. Un traguardo importante, raggiunto in particolare nell'ultimo decennio. L'energia idroelettrica, più di duemila anni di storia Già più di duemila anni fa, gli anti- chi greci compresero che la potenza dell'acqua poteva far funzionare del- le ruote per macinare il grano. Oggi l'idroelettrico rappresenta la fonte energetica rinnovabile più utilizza- ta al mondo. Da sola copre il 65% della produzione globale di energia elettrica da fonti rinnovabili (fonte: Renewable energy highlights, Irena) e anche nel nostro Paese è largamen- te la tecnologia più diffusa: nel 2019 la percentuale dell'idroelettrico sul totale della generazione da rinnova- bili è stata pari al 41%. Il principio di base su cui funziona una centrale idroelettrica è quello di impiegare l'acqua per attivare delle turbine che a loro volta producono energia elettrica. Le centrali idroelet- triche sono costituite da due confi- gurazioni di base: con dighe e serba- toi o senza. Le dighe idroelettriche con un grande bacino idrico posso- no immagazzinare acqua per brevi o lunghi periodi per soddisfare il picco della domanda. Interessanti sono le soluzioni adottate ad esempio negli impianti reversibili di pompaggio, che sono in grado di accumulare l'energia prodotta in eccesso, stoc- candola in bacini idrici e rilasciando l'acqua nel momento di picco della domanda. Fotovoltaico dai primi satelliti ai film supersottili Inventata nel 1954 da Bell Laborato- ries, la cella fotovoltaica è notevol- mente la tecnologia che ha fatto più passi avanti nella storia delle rinno- vabili. I primi impieghi videro il sola- re alimentare i primi satelliti lanciati nello spazio: il primo in assoluto fu il Vanguard I, lanciato nel 1958. Oggi il solare concorre a produrre circa il 7% di tutta l'elettricità da fonti rin- novabili a livello globale. Negli ulti- mi anni ha visto incrementare enor- memente sia le sue applicazioni sia l'efficienza di conversione dei raggi solari. In media ci si aggira intorno al 20%, anche se esistono in commer- cio celle fotovoltaiche molto più per- formanti. Negli anni si sono studiate varie soluzioni, dalle celle bifacciali (ovvero in grado di convertire i raggi solari catturati da entrambe le facce della cella), ai vetri solari, capaci di catturare una buona percentuale del- lo spettro luminoso (e con loro i fo- toni) e far produrre energia elettrica anche alle grandi vetrate di palazzi e grattacieli. Il fotovoltaico a film sottile invece, usa dei conduttori dif- ferenti dai classici pannelli a silicio monocristallino, ma rappresenta una buona opportunità per rivestire su- perfici di qualunque genere, grazie alla sua flessibilità. Nel mare del Nord la più grande turbina eolica del mondo L'energia eolica è una delle tecnolo- gie di energia rinnovabile in più ra- pida crescita. Nata alla fine dell’Ot- tocento nel Regno Unito e negli Stati Uniti insieme ai primi generatori, oggi produce il 18% dell'elettrici- tà mondiale. La prima vera turbina pare sia nata in Danimarca, tanto che oggi il Paese nordico è ancora all'avanguardia, sia per produzione che per capacità installata. Il vento è usato per produrre elettricità usan-28 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 lore avviene uno scambio di energia attraverso un ciclo chiuso, capace di sottrarre calore e riscaldare l'acqua e dunque gli ambienti. Si tratta di una fonte importante per coprire la do- manda di elettricità in paesi come Islanda, El Salvador, Nuova Zelanda, Kenya e Filippine e oltre il 90% della domanda di riscaldamento in Islanda. Esiste infine tutta una serie di spe- rimentazioni in corso, come l'u- tilizzo dell'energia prodotta dalle onde o dalla differenza delle maree o sfruttando la differenza di sali- nità nelle acque oceaniche ma in questo caso siamo ancora in fase embrionale. Resta poi l'idrogeno, che più che una fonte energetica, è considerato un vettore energetico. Il suo impiego potrebbe essere utile se prodotto da altre fonti rinnovabili, per stoccare eventualmente l'ener- gia prodotta in eccesso e utilizzarla per produrre elettricità o alimentare altri processi industriali. Resta che, secondo le varie stime, solare ed eo- lico saranno le regine indiscusse del panorama energetico da qui al 2050, arrivando a contare per i tre quinti di tutta la capacità installata, con un to- tale di 14.500 Gigawatt installati en- tro metà secolo. ▲ do l'energia cinetica creata dall'aria in movimento. Questo è trasformato in energia elettrica utilizzando delle tur- bine o altri sistemi di conversione. Il vento colpisce prima le pale di una turbina, facendole ruotare e facendo girare la turbina a esse collegata. Ciò trasforma l'energia cinetica in energia rotazionale, spostando un albero che è collegato a un generatore e produ- cendo così energia elettrica attraver- so l'elettromagnetismo. Nel Mare del Nord si sta costruendo quella che sarà la più grande turbina eolica mai costruita: 260 metri di altezza, con un rotore di 220 metri di diametro. Per fare un’adeguata proporzione, il Lon- don Eye misura 135 metri, la Torre Eiffel 320 metri. L’impianto Dogger Bank, che sarà concluso nel 2023, sarà l’impianto offshore più grande al mondo. Biomasse per riscaldare, bio- masse per l'autotrasporto Questo grande settore è forse quello più variegato, sia per le fonti impiega- te sia per le tecnologie. Le biomasse contengono tutte le materie di tipo organico biodegradabile che deri- vano dal ciclo agricolo, industriale e umano, esclusi i combustibili fos- sili (anche loro di origine organica). Si parla di biomassa dunque con la legna da ardere, gli scarti delle pro- duzioni e lavorazioni forestali e di quelle agricole, ma anche con gli olii vegetali e gli scarti degli allevamenti. Senza dimenticare i biocarburanti, derivanti da specie vegetali apposita- mente coltivate (per esempio la can- na da zucchero) o dai residui agricoli (come il biogas). La peculiarità delle tecnologie alimentate a biomassa è di essere modulabili e scalabili, quin- di possono essere gestite in maniera più semplice per esempio del solare e dell'eolico, che non producono in mancanza di sole o vento. A oggi sono impiegate per riscaldare - pen- sate alle più innovative caldaie a pel- let – e per produrre energia elettrica come centrale termica. Dall'Islanda alla Nuova Zelan- da, calore ed energia grazie al calore del sottosuolo In questo campo rientrano le pompe di calore, il teleriscaldamento, le cen- trali geotermiche per la produzione di elettricità. Nella pratica si sfrutta il calore presente nei primi chilome- tri della crosta terrestre per riscalda- re ad altissime temperature l'acqua e alimentare delle turbine tramite il va- pore prodotto. Con le pompe di ca- Photo credit Adobe stockNext >