< Previous40 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 tecnologia delle batterie attualmente di- sponibile, i veicoli elettrici possono per- correre distanze più brevi e richiedono la ricarica delle batterie, che può avvenire durate il carico e scarico delle merci. I veicoli in fase di test garantiscono un’au- tonomia di 120 km. Il piano di Volvo invece si sta focalizzando sul trasporto pesante per l’edilizia e la distribuzione regionale. In questo caso migliorereb- bero anche le condizioni di lavoro per i conducenti e gli operai, grazie al basso livello di rumorosità e alle emissioni di scarico zero durante il funzionamento. Ma l’ondata di elettrificazione avrà bi- sogno di un’adeguata infrastruttura di ricarica. Sempre secondo T&E saranno necessari circa 3 milioni di punti di rica- rica pubblici per i 44 milioni di veicoli elettrici previsti nel 2030. Ad oggi sono circa 185mila i punti di ricarica pubblici in Europa, numero che dovrà aumen- tare di quindici volte per soddisfare la domanda. Per finanziare l’infrastruttura necessaria, l’analisi stima che l’Europa avrà bisogno di 20 miliardi di euro nei prossimi 11 anni, o in media 1,8 miliardi di euro all’anno, in investimenti pubblici e privati. Via libera all’inter- modalità e allo sharing Certamente è inve- rosimile pensare di sostituire tutto il par- co circolante, mezzi pesanti inclusi, con nuovi veicoli elettrici. Per ridurre le emis- sioni del comparto e tentare di raggiungere il tanto agognato obiet- tivo delle “emissioni zero”, sarà necessario lavorare sull’intermo- dalità, sull’ampliamento dell’offerta dello sha- ring, del trasporto pub- blico e su tutte le altre fonti rinnovabili come il biometano ora e l’idro- geno successivamente. Il biometano può so- stituire rapidamente i combustibili fossili in due settori come il trasporto merci su gomma e quello na- vale. Oltre a ciò il biometano può es- sere a filiera corta visto che può esse- re prodotto dalle aziende agricole per poi venire distribuito a poca distanza attraverso dei compressori locali. E comunque il futuro sarà rappresen- tato dall’equazione meno veicoli pri- vati e più servizi, anche per le merci, che possono andare dall’auto in con- divisione al monopattino elettrico per l’ultimo miglio, passando per bi- ciclette e scooter elettrici. Il tutto a stretto contatto e interconnesso con il trasporto pubblico. Solo così si potrà rimodulare la mo- bilità urbana in ottica sostenibile. A confermarlo arriva un recentissi- mo studio condotto da Pvt Group, società che sviluppa software per la pianificazione dei trasporti e della logistica, e commissionato dal Go- verno federale tedesco, che mostra come scooter elettrici, servizi di car- sharing e gli altri servizi on-demand saranno realmente sostenibili solo se saranno integrati con i mezzi pubblici. Lo studio ha esaminato due scenari diversi, e in entrambi si vede un calo dell’auto privata come mezzo di spostamento, una ridu- zione del numero di chilometri percorsi in media e una positiva riduzione delle emissioni che va da circa il 2 per cen- to (scenario peggiore) a circa il 13 per cento (scenario più ottimista). Quel che è certo è che dovremo cambiare il modo in cui pensiamo la mobilità e il tra- sporto privato. Non più l’auto come sta- tus sociale e mezzo a cui non poter rinunciare, ma una serie di servizi e mezzi diversi da sce- gliere in base alle necessità. Ovviamente il singolo cit- tadino non potrà avviare questa rivolu- zione da solo, ma dovranno essere le amministrazioni pubbliche ad aver il coraggio di proporre e sviluppare nuove forme di mobilità, con investimenti e infrastrutture. Ne va della nostra “libertà” di movimento. ▲41 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 SCENARI / di Fabio Roggiolani* N el 2006 all’evento Ecologia & Economia a Genova or- ganizzato dai Verdi, “Parte- ciparono” il primo camion ibrido gasolio e metano liquido (LNG) e uno dei primi furgoni dual fuel. L’e- vento di Genova pose le basi dello svi- luppo delle rinnovabili nel nostro paese. Quest’anno a Ecofuturo Festival insieme al Cib ormai “socio fondatore e ideato- re” parteciperà anche Snam e ne siamo molto contenti perché l’incontro avviene sulla base di alcune idee comuni con- frontate a lungo. La presenza del camion a LNG era frutto di un lungo lavoro di consorzi veneti di autotrasportatori e di aziende piemontesi e in pochissimi con- dividevamo questa strategia per abbat- tere il terribile inquinamento da polveri sottili dei corridoi trasportistici europei e russi. La capacità di dare lunga autono- mia a parità di capacità del serbatoio ai motori diesel, ha successivamente spia- nato la strada a questa tecnologia anche per i trasporti marittimi, al punto che, in molte aree marittime a livello mondiale, si può circolare con sole navi elettriche (ovviamente adatte solo a tratte brevi) e a metano/LNG. L’avvento del biogas in Italia ha rafforzato questa prospettiva non più solo come difensiva ma anche come prospettiva carbon negative. La strategia del Biogasfattobene che accu- mula CO 2 nei suoli, raddoppia i raccolti e non impiega pesticidi, stoccando la CO 2 nei suoli, ha sancito una nuova alleanza del gas come elemento rinnovabile per la mobilità, aprendo infinite opportunità di cui qui sarebbe troppo lungo parlare Gas indispensabile. Ma bio Il biogas non è solo riduzione delle emissioni, ma può essere una soluzione carbon negative ma che saranno ampiamente proposte sia nella seconda stagione della trasmis- sione EcofuturoTv che nella prossima edizione di Ecofuturo Festival che si svolgerà Padova dal 14 al 18 luglio 2020. Reti&Reti Diviene quindi urgente per il nostro pae- se aprire una discussione sul buon uso di tutte le reti energetiche sinergicamente utilizzate per accompagnare il nostro pa- ese verso la decarbonizzazione. I fautori del tutto elettrico che sono stati suppor- tati da campagne di stampa pilotate per insinuare il dubbio che il metano inquini quanto il gasolio, non ci hanno risposto mai su come potrà la rete elettrica affron- tare la richiesta di ricariche rapide veico- lari (oggi con potenze fino a 350 kW a colonnina) oppure su quale sarà il vero apporto delle rinnovabili nel momento in cui la maggior parte delle ricariche veico- lari avverrà di notte. La realtà è che non trovano risposte coerenti neanche per il cold-ironing (alimentazione elettrica del- le navi in porto) o sulla autonomia delle navi alimentate dal solo carico di batterie. La rete del metano diventa quindi alle- ata fondamentale delle rinnovabili nel fornire energia elettrica supplementare nelle reti locali attraverso il gas per auto- trazione (CNG/LNG) e con l’uso della cogenerazione ad alto rendimento nelle sue varie forme, comprese le pile elettro- chimiche.La rete del metano, insieme alle tecniche di microliquefazione, può inol- tre rispondere da subito alla fornitura di LNG per tutti i porti italiani. Gli impian- ti di produzione di biometano produr- ranno gas rinnovabile che potrà essere liquefatto dai microliquefattori e quindi utilizzato per la trazione. Si apre quindi l’era degli investimenti sulle reti, non tanto in ampliamento ma in riconversione per servire le comunità energetiche rinnovabili e le smart cities, favorendo l’autoproduzione diffusa, non solo di rinnovabili intermittenti come solare fotovoltaico ed eolico ma anche attraverso la cogenerazione ad alto ren- dimento puntuale, locale, continua. Ecco quindi che la rete del metano dovrà sem- pre più essere capace di ospitare biome- tano e idrogeno, di interfacciarsi con le reti geotermiche di teleriscaldamento -anche freddo- per vincere la sfida in- sieme alla rete elettrica e non con le due reti in contrapposizione. Ci riusciremo? Dopo il grande successo conseguito sulle comunità energetiche rinnovabili, io pen- so proprio di sì. ▲ * ecotecnologo, cofondatore di Ecofuturo42 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 1010UN GREEN NEW DEAL Perché non rimangano solo le parole occorre molto più di una protezione ambientale. Occorre conservare la Natura e promuovere una nuova consapevolezza CAMPAGNE / di Stefania Romano* I l 22 maggio 2019 The Guar- dian riporta le parole di Yanis Varoufakis: «Un Green New Deal radicale può unire i pro- gressisti in tutta Europa, allo stesso modo in cui i movimenti di estre- ma destra e nazionalisti si stanno mobilitando sui temi dell’immigra- zione e della xenophobia». Il Green New Deal per l’Europa (GNDE) nasce in seno a Diem25, nel gennaio del 2019 e apre la strada alla Campagna (https://www.gndforeu- rope.com) GNDE a maggio coinvol- gendo attivisti, organizzazioni e asso- ciazioni europee. Mentre la Presidente della Commissione UE proclama la lotta contro il cambiamento climati- co un’intera generazione scende nelle piazza in 150 Paesi e all’Onu entra una delegazione di giovani attivisti, guidati da Greta Thunberg. I precedenti esi- stono, ma hanno avuto un’attenzione limitata: Severn Suzuki, “la bambina che zittì il mondo per 6 minuti”, tenne un discorso appassionante al Vertice di Rio de Janeiro nel 1992 ma allora chi lavorava sull’ambiente, era guarda- to come un alieno. Eppure la lista degli attivisti che hanno dato la propria vita per difendere i loro territorio è lunga. Secondo la stima dell’ONG Global Witness nel 2018, in media, tre perso- ne ogni settimana hanno perso la vita per aver difeso la loro terra da proget- ti minerari, forestali o agroindustriali. Un sondaggio della Commissione Ue dichiara che il 93% degli europei consi- dera il surriscaldamento globale un pro- blema grave: i disastri dell’estate appena passata, dai ghiacciai della Groenlandia che si sciolgono ai roghi in Siberia e Amazzonia, hanno lasciato il segno. Oggi la parola d’ordine è il Green New Deal, evocata come un mantra da varie forze politiche durante le ul- time elezioni europee. E per direzio- nare le forze e gli obiettivi arriva la Campagna del GNDE, il programma per una giustizia ambientale che pro- muove un rilancio degli investimenti nell’energia e nelle infrastrutture. Il GNDE vuole costruire un’economia più democratica, più giusta, fatta di concretezze: lavori dignitosi, dife- sa dei diritti dei lavoratori, comunità vitali, funzionanti e sostenibili. Se il “New Deal” Roosvelt ha incrementa- to la produzione industriale, il GNDE si propone di decarbonizzare l’eco- nomia. Se L’Europa dell’Austerity ha chiesto sacrifici, il GNDE vuole of- frire sicurezza, stabilità e uguaglianza. 43 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 Giusta transizione per l’Europa Ma esattamente il GNDE cosa pro- pone? Si tratta di un programma fi- nanziario e legislativo, coordinato da una Commissione: Lavori Pub- blici Verdi, Unio- ne Ambientale e Commissione per la Giustizia Am- bientale. Il primo punto fa leva sui finanziamenti pub- blici, sulle banche pubbliche affinchè schierino i fon- di per il clima: la transizione verde richiede investi- menti che non solo generino profitto per gli investito- ri, ma producano anche utili sociali, riportando la finanza alle origini, alle architetture basate sulla comunità. Propone una revisione del sistema finanziario, arginando il sistema d’in- centivi che ha permesso di fare pro- fitto provocando danni ambientali, e chiedendo ai responsabili risarcimen- ti finanziari. Offre formazione per chi lavora in settori industriali verso una conversione sostenibile; supporto alle comunità rurali nella transizione verso modelli sostenibili, tagliando i sussidi a chi danneggia l’ambiente. Le imprese che si distingueranno nel raggiungimento degli alti standard europei di sostenibilità, democrazia e giustizia sociale riceveranno un premio. Si introduce un ampio pro- gramma per isolare le case europee (inefficienti energeticamente al 75%) dal caldo e dal freddo, migliorando l’adattamento delle comunità all’am- biente e i 38 milioni di case vuote saranno rimesse in circolo per aiuta- re i senzatetto; un fondo di coesio- ne per la mobilità garantirà che ogni comunità abbia accesso a un sistema di trasporti integrato, rafforzando trasporti pubblici, piste ciclabili, car sharing, ecc; un reddito di assistenza per chi non ha un contratto di lavoro, ma si prende cura dei figli o dei geni- tori; la diminuzione di ore di lavoro, stipendi più alti, inserendo i lavora- tori nei consigli di amministrazione, riconoscendo loro una quota di voto e reinvestendo una percentuale dei profitti annuali in progetti della co- munità. Agli interventi fi- nanziari si affianca un pacchetto inte- grato di provvedi- menti legislativi per riallineare la po- litica dell’UE alla scienza. Si richiede una dichiarazione di emergenza climatica e ambientale, avviando una revisione dell’attuale le- gislazione europea e stabilendo nuovi obiettivi per quelle successive; si re- spinge il quadro normativo del “mer- cato interno dell’energia” al fine di consentire una “municipalizzazione” delle infrastrutture energetiche. Sono eliminati tutti i sussidi ai combustibili fossili; si adotta un nuovo sistema di commissioni e dividendi, assicuran- dosi che tutti i settori responsabili delle emissioni siano tassati, e che i proventi di questa tassazione siano distribuiti ai cittadini europei. È promossa la solidarietà, mettendo al centro gli interessi dei lavoratori, delle comunità e dell’ambiente: sono previste sanzioni per chi inquina, ri- conoscendo lo status di reato perse- guibile all’ ‘ecocidio’. La Commissione per la Giustizia Ambientale è il primo organismo internazionale incaricato di garanti- re che la transizione verde sia anche giusta: una Commissione, una Sotto- commissione e Assemblee Cittadine per mettere la partecipazione pubbli- ca al centro delle attività: le persone Dennis Meadows pubblica «I limiti della Crescita», com- missionato dal Club di Roma 1987 1972 1992 1997 Rapporto Brundtland «Our common future» (Il nostro fu- turo comune) che propone «uno sviluppo che soddisfii bisogni del presente senza compromet- tere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri» “Conferenza delle Nazioni Uni- te sull’Ambiente e lo Sviluppo” con delegazioni di 193 paesi, che produce la Convenzione sui cambiamenti climatici (Unfccc) Protocollo di Kyoto sul surri- scaldamento globale 2006 Lo Stern Review, il rapporto sul cambiamento climatico, com- missionato dal governo britanni- co, offre un’analisi descrittiva del cambiamento climatico (rischi, conseguenze e costi), con le re- lative considerazioni normative, politiche ed economiche. 1995 Prima Conferenza delle Parti (COP 1) 2012 Conferenza sullo sviluppo sostenibile Rio+20 che produce «Il futuro che vogliamo» 2015 Trattato di Parigi, da Greta acclamato come il punto da cui ripartire, ma che in realtà è senza vincoli CLIMA: le tappe di un lungo cammino44 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 marginalizzate a livello sociale, eco- nomico, culturale, politico, istituzio- nale, sono vulnerabili ai cambiamenti climatici. La crisi climatica è globale, ma il suo impatto non è distribuito equamente. I paesi più poveri stan- no oggi pagando il prezzo più alto, pur essendone i minori responsabili; occorre lavorare quindi sui fenomeni migratori, sulle imprese multinazio- nali, confrontandosi con i crimini coloniali del passato e aprendo la via alla possibilità per le future gene- razioni di vivere in un mondo sano. Il programma per la Transizione Giusta Per essere ancora più giusti va ag- giunta una nota finale: secondo l’or- ganizzazione Movement for the Abolition of War (MAW) il mondo spende circa 2 trilioni di dollari all’anno in spese militari. Almeno la metà di questa ci- fra viene spesa per la produzione mi- litare con una enorme emissione di CO 2 . «È stato stimato che il 20% di tutto il degrado ambientale nel mon- do è dovuto agli eserciti e alle rela- tive attività militari» perché «tutto è interconnesso: conflitti armati, viola- zioni dei diritti umani, inquinamento ambientale, cambiamenti climatici, ingiustizia sociale». Intanto Trump ha ufficializzato l’u- scita dall’Accordo di Parigi. La Nuo- va Zelanda con Jacinda Ardern, in- vece, ha approvato l’ambiziosa legge sui cambiamenti climatici con cui si impegna a azzerare le proprie emis- sioni di gas serra entro il 2050, rispet- tando l’Accordo di Parigi. Jeremy Rifkin ha allertato: «Io ho conosciuto i leader politici in tutto il mondo e non saranno loro a agire il cambiamento», e ha aggiunto: «C’è bisogno di un cambiamento di con- sapevolezza. C’è bisogno di empatia. Siamo di fronte a una rivoluzione planetaria, e non voglio che nessuno mi dica che è troppo tardi». E rivol- gendosi agli studenti ha esclamato con veemenza: «Make this happen!». Mi vengono in mente le parole di Jane Godall: «Come è possibile che sia la creatura più intellettuale sul- la terra che sta distruggendo la sua sola casa?» La chiamiamo protezio- ne ambientale. Ma l’ambiente non dovrebbe essere protetto, visto che, senza ciò che noi chiamiamo “servizi dell’ecosistema” noi non sopravvi- vremmo. Dovremmo, invece, natu- ralmente conservarlo. Ciò che serve, allora, è un cambia- mento di consapevolezza, serve che cambiamo noi. Noi e i nostri prota- gonismi, noi e i nostri egocentrismi, noi e le nostre divisioni, noi e la no- stra avidità, le nostre gelosie e invidie. Siamo riusciti ad andare sulla Luna e non riusciamo a conservare il nostro Pianeta? Non riusciamo a cambiare noi stessi? Se non lo facciamo, tutti i programmi che sulla carta sono i più belli del mondo, con tutte le inten- zioni più belle del mondo, resteranno inchiostro nero su fogli bianchi. ▲ *Coordinatore per l’Italia per la Campagna Green New Deal for Europe45 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 L'AMBIENTE IN NUMERI / di Sergio Ferraris Il clima dà i numeri Nell'analisi delle cause del cambiamento climatico i dati sono essenziali. Eccoli La Groenlandia dal 2002 ha perso 4715,7 miliardi di tonnellate di ghiaccio al ritmo di 283 ogni anno U na delle certezze rispetto al clima sono i suoi numeri. La temperatura media del Pianeta, rispetto all’epoca preindustriale - 1880 - è aumentata di 0,98 °C. La CO 2 è arrivata a febbraio 2020 a 413 parti per milione - era a 291 ppm nel 1880. Di certo c’è anche il fatto che siamo noi umani a emettere gas serra. Il 65% dei gas serra sono: la CO 2 che viene emessa dai combustibili fossili e dai processi industriali, l’11% è sempre CO 2 proveniente dalla silvicoltura e altri usi del suolo, il 16% è metano - che ha un GWP (Potenziale di riscaldamento globale) di 30 volte la CO 2 - immesso in atmosfera grazie all’attività dei combustibili fossili, il 6% è Ossido di azoto - GWP 300 - proveniente da attività umane e il 2% sono gli F-Gas, usati nella refrigerazione che hanno un GWP compreso tra 3.000 e 13.000. Per fare un esempio, una tonnellata del peggiore F-Gas equivale a 13.000 tonnellate di CO 2 . I settori che generano gas serra sono l’industria per il 21%, la produzione di energia elettrica e calore per il 25%, altre forme di energia per il 10%, i trasporti per il 14%, gli edifici per il 6% e l’agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo per il 24%. E veniamo agli effetti. L’aumento di temperatura ha causato la diminuzione della superficie di ghiaccio artico dai 7,05 milioni di chilometri quadrati del 1979 ai 4,32 del 2019. Ma il ghiaccio artico anche se è un segnale non influisce sull’aumento dei livelli marini, visto che è già presente in mare. Il problema maggiore sono i ghiacciai e la situazione più preoccupante è quella della Groenlandia che dal 2002 ha perso 4715,7 miliardi di tonnellate di ghiaccio al ritmo di 283 ogni anno. Ed è un fenomeno in accelerazione. Il ghiacciaio Haarlover tra il 2001 e il 2010 è arretrato di 10 chilometri, lo stesso spazio perso in 100 anni tra il 1900 e il 2000. In totale, quindi, sono 20 chilometri in meno. E mercoledì 31 luglio 2019, secondo l’Istituto Meteorologico Danese, in Groenlandia si sono riversati in mare circa dieci miliardi di tonnellate di acqua provenienti dai ghiacciai, in un solo giorno. ▲ 46 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 La sfida climatica da vincere su più fronti Quali leve sono necessarie per decarbonizzare IL PUNTO / di Gianni Silvestrini * G li ultimi 5 anni sono stati i più caldi da quando si mi- surano le temperature, la concentrazione della CO 2 in atmosfera rischia di arrivare alla so- glia critica di 450 ppm fra soli 15 anni, l’Australia brucia. Eppure, le compagnie petrolifere continuano a cercare nuovi giacimenti ipotizzando una domanda in salita, in Arabia Saudita si sta terminando un grattacielo che supera il chilometro di altezza, i Suv sono diventati i secondi maggiori responsabili dell’aumento delle emissioni di CO 2 dell’ultimo decennio. Insomma, c’è una parte significativa dei governi, della finanza, delle imprese, e anche di cittadini che definisce strategie, progetta interventi, sceglie modelli di vita totalmente staccati dall’emergenza climatica in atto e dalla necessità di ta- gliare rapidamente le emissioni. Non stupisce quindi che, malgrado gli straordinari successi delle rinnovabili e di altre tecnologie green, la produzione globale di CO 2 continui a crescere. Ma, per non aumentare le temperature di 2 °C, in questo decennio le emissioni dovrebbero registrare un taglio annuo del 2,7%. E addirittura del 7,6% per non superare la soglia di 1,5 °C in più rispetto al periodo preindustriale. In sostanza, l’evoluzione delle tecnologie da sola non basta. Per riuscire a decarbo- nizzare le economie nei prossimi 30-50 anni occorrono anche due altre leve. Da un lato occorre trasformare il model- lo economico, le sue regole, i suoi obiet- tivi, la destinazione delle risorse finan- ziarie, la fiscalità. Ed è positivo l’avvio di una riflessione da parte di economisti e politici su questo fronte. Dalle discussio- ni sulla necessità di una nuova economia nel Convento di Assisi alle proposte am- biziose del Green Deal della UE. Si trat- ta di dirottare risorse enormi dal mondo dei fossili e da comparti industriali a forti emissioni verso nuovi settori produttivi, le rinnovabili, l’efficienza energetica, la mobilità elettrica… E in effetti i primi segni di reali cambia- menti si iniziano a vedere. “Siamo sull’orlo di una completa tra- sformazione, perché il climate change obbliga gli investitori a riconsiderare le fondamenta stesse della finanza moder- na» dichiara Larry Fink presidente di BlackRock, la più importante società di gestione di fondi con un portafoglio di quasi 7 mila miliardi di dollari. La decarbonizzazione che si è avviata in alcuni paesi, fra cui la UE, dovrà con- frontarsi con il prossimo presidente Usa (le sparate di Trump finora non hanno realmente inciso, ma potrebbero diveni- re un freno notevole se venisse rieletto), e con le dinamiche contraddittorie dei paesi emergenti. Ma la partita non potrà essere vinta sen- za rimettere in discussione i nostri stes- si stili di vita. Un messaggio che viene anche dai milioni di giovani dei Fridays For Future che sono riusciti a influen- zare le istituzioni (come ha riconosciu- to anche la Commissaria UE Von der Leyen) e che stanno imponendo anche una riflessione sulle scelte alimentari, sugli spostamenti, sugli acquisti. Ed è interessante notare, da alcuni picco- li segnali, che qualcosa si sta muovendo. In Svezia e in Germania nel 2019 il nu- mero di passeggeri sui voli interni ha visto una riduzione a favore dei viaggi in treno. In grandi città, come Parigi e Milano, negli ultimi anni gli spostamenti in auto sono calati, mentre sono esplose le forme di mobilità in sharing. E mo- difiche dei comportamenti si avvertono sul fronte alimentare e nell’attenzione sul versante della qualità ambientale dei prodotti acquistati. Insomma, si è aperta una partita che comporterà radicali cambiamenti tec- nologici, ma anche una maggiore consa- pevolezza dei cittadini verso un modello di vita più sobrio. ▲ *direttore scientifico Kyoto Club47 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 TECNOLOGIE / di Sauro Secci* Ecomondo ecoinnova Ecofuturo premia sul palco centrale di Ecomondo/KeyEnergy 2019 le idee più innovative esposte all'interno della Fiera internazionale di Rimini A condurre dal palco sono stati gli ecoinnovatori Fabio Roggiolani, Michele Dotti, Sergio Ferraris, Giuliano Gabbani e Francesco Girardi che hanno voluto premiare le 10 ecoinnovazioni più significative, scaturite dalle valutazioni del Comitato Tecnico Scientifico di Ecofuturo su una rosa di 40 aziende presenti nel settore Innovazioni Tecnologiche 2019 . In apertura della manifestazione un riconoscimento speciale è andato a Dario Tamburrano, già europarlamentare, per il suo costante impegno e per i risulta- ti ottenuti negli anni a favore della difesa dell’ambiente, oltre che per i brillanti contri- buti che sempre porta nell’innovativo campo della stampa 3D. Queste sono le dieci aziende premiate con l’attestato speciale e con la simbolica borraccia della campagna “PlasticFree” portata avanti da Ecofuturo Festival e Sidea:L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 48 RAVO SPA, SPAZZATRICE STRADALE ASPIRANTE DA 4 MC, 100% ELETTRICA Riduce a zero l’inquinamento dell’aria e minimizza il rumore. Permette lo svolgimento delle operazioni di spazzamento delle strade efficacemente, con grandi risparmi economici sia per i costi operativi che per quelli di manutenzione nettamente inferiori rispetto alle macchine con motorizzazioni tradizionali. Ideale per lo spazzamento stradale nei centri urbani, nelle aree sensibili, nelle ore notturne e ovunque sia necessario ridurre il rumore e diminuire i costi. SAMI SRL, ECOMIX Un impianto mobile per il trattamento e l’inertizzazione di fanghi e terreni contaminati. È indirizzato a tutti coloro che hanno la necessità di trattare materiali particolarmente umidi, coesi e impattanti, fino ad oggi considerati impossibili da stoccare, movimentare e miscelare. L’innovativo sistema brevettato R-EVOLVE garantisce l’estrazione dei materiali in qualsiasi condizione, con precisione e continuità nei dosaggi. FLUENCE ITALY SRL, TRATTAMENTO ACQUE REFLUE MABR Una tecnologia brevettata e validata per trattamento delle acque reflue urbane; è basata su una membrana semipermeabile a spirale che supporta la formazione di un biofilm aerobico in un ambiente anossico, che viene installata all’interno di un serbatoio contenente il refluo mentre l’aria a bassa pressione viene insufflata all’interno della membrana stessa. L’ossigeno costantemente fornito è totalmente utilizzato dal biofilm nitrificante adeso alla membrana, mentre nell’interspazio tra le membrane avviene la simultanea denitrificazione a opera del fango adeso. L’aerazione a bassa pressione offre un notevole risparmio energetico rispetto all’aerazione convenzionale ad alta pressione. L’esclusivo processo MABR offre un’efficace rimozione dei nutrienti biologici che si traduce in risparmi operativi e minimo impatto dal punto di vista dei volumi. BIO ENERGIA TRENTINO SRL, MAGNIFICA ESSENZA Un progetto e un prodotto nato in Valle di Fiemme, dalla sinergia di quattro realtà imprenditoriali del territorio. Magnifica Essenza è, infatti, il nome dell’olio essenziale prodotto grazie al recupero del vapore di scarto della centrale di teleriscaldamento a biomassa di Cavalese e dal riutilizzo della parte verde delle piante, solitamente non più utilizzabile come risorsa. Dall’unione di tutti questi elementi, nasce un olio di qualità, dagli innumerevoli effetti benefici. THREE-ES SRL, BIOBANG Un innovativo cavitatore che trasferisce il 100% di energia, cavita, disgrega e liquefa tutte le biomasse per una digestione istantanea negli impianti di Biogas e Biometano nei settori Agricolo, Alimentare e FORSU. BioBANG utilizza la forza fisica della cavitazione per disgregare le biomasse difficilmente degradabili dai batteri. In particolare lavora solo su quella parte di biomassa non digerita (il 30-40% della dieta giornaliera), senza entrare in competizione con i batteri.49 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2020 * ecotecnologo, redattore Ecquologia TENAX INTERNATIONAL SRL, TENAX SMARTWIND Spazzatrice elettrica a EMISSIONI ZERO Tenax SmartWind, unica nel suo genere, è la prima spazzatrice pedonale con uomo a bordo compatta con scarico in quota, 100% elettrica. Dotata di un sistema di avanzamento innovativo e unico nel suo genere “steer by wire” comandata da joystick che la rende sicura e maneggevole, è la soluzione ideale per la pulizia di aree sia interne che esterne di piccole e medie dimensioni. TMT TANKS & TRAILERS, CONTAINER CON PIANO MOBILE PER TRASPORTO INTERMODALE STRADA-MARE-FERROVIA Al container viene installato un piano mobile con sistema di carico scarico orizzontale integrato moving floor e può essere utilizzato sia come semirimorchio sia come container per trasporto intermodale strada-mare-ferrovia. Può essere utilizzato nel carico/scarico di tutti i tipi di materiali sfusi come cippato, rifiuti, carta, plastica, fieno, graniglie, tuberi o anche materiale pallettizzato. REVET SPA, GOCCIA Ecodesign da recupero plastiche post consumo; gli oggetti sono stati stampati in 3D con il granulo poliolefinico post consumo, modificando una stampante 3D di grandi dimensioni e adattandola a stampare direttamente i granuli ottenuti riciclando la componente poliolefinica estratta dal plasmix (Finora il 3D stampava da scaglie di pet, pla e vari altri materiali). In questo caso specifico dunque l’unione tra industria (Revet), design (Chiara Fanigliulo) e nuove tecnologie (stampa 3D a cura di R3direct srl) ha realizzato pienamente l’economia circolare che l’Europa ci chiede. MAIP SRL, IAMNATURE: IL BIO-TECNOPOLIMERO INNOVATIVO IamNature è un compound composto da uno o più bio-polimeri derivati dalla fermentazione di prodotti naturali tramite microrganismi ed è completamente biodegradabile, in diversi ambienti. IamNature rappresenta un punto di svolta nella produzione della plastica e costituisce un’alternativa davvero ecosostenibile per il packaging. È specifico per tutte quelle applicazioni in cui è necessaria la combinazione di un alto profilo tecnico, biodegradabilità e natura sostenibile del prodotto. CONSEA SRL, RICICLARIO Un’applicazione per smartphone e tablet, realizzata da CONSEA per aiutare cittadini e imprese nella corretta gestione dei propri rifiuti. Scan Code: per facilitare il riconoscimento dei prodotti da differenziare attraverso la scansione del codice a barre dell’imballaggio. Lo SCAN CODE offre anche un rating di sostenibilità degli imballaggi.Next >